Capitolo 2

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Non aveva dimenticato solo la bizzarra sensazione di nausea che gli aveva tenuto compagnia fin da quando si era alzato, ma pure di Leo nei sedili posteriori.

Sentì abbaiare e avendo compiuto il giro del veicolo, immediatamente si voltò masticando un imprecazione.

Aprì la portiera, ma gli impedì di scendere quando vide che balzò sulle zampe e dimenò freneticamente la coda.

Il suo cagnolone era eccitato all'idea di uscire, giocare ed esplorare, ma perché l'idea non gli sembrava particolarmente conveniente?

«Buono! Buono..»

Fece un sospiro, alzando la testa per guardarsi intorno.

Quel posto era gigantesco, acri e acri di terra e ancora non aveva visto il retrostante dell'immobile.

Gli impartì un paio di ordini, tenendogli la testa fra le mani e ricompensandolo con una grattatina effettuosa alle orecchie. Ma farlo uscire significava correre il rischio che combinasse guai, e a una prima occhiata del luogo, non era certo di potersi permettere la metà di quello che possedevano i proprietari se avesse dovuto ripagarli.

D'un tratto il rumore di una porta aprirsi pose fine alla quiete, interrotta sporadicamente dal canto di merli e fringuelli nelle vicinanze.

Ryan girò il capo e colse la giovane cameriera spalancare gli occhi appena lo vide.

Sì, molti avevano questa reazione alla sua vista.

Probabilmente stavano aspettando qualcuno dall'aspetto differente, anzi, molto probabile.

Ryan era un uomo che non passava inosservato, ma non solamente per la bellezza e per la stazza notevole, i capelli e la barba sul biondo scuro, gli occhi azzurri... Bensì perché nel complesso tutte queste caratteristiche gli davano l'aspetto di un selvaggio vichingo proveniente dalle fredde terre del nord.

Fece un cenno e accennò un sorriso per smorzare la sua aria a impatto brutale la prima volta, ma non servì a sollecitare la ragazza dal raccogliere la mascella da terra e ricomporsi.

Sospirò.

Per fortuna che aveva legato i capelli sulla nuca prima di mettersi in viaggio e fortuna che il giaccone coprisse l'inchiostro nero nelle sue braccia o chissà quale altra reazione avrebbe suscitato la sua chioma indomita fino alle spalle e i tatuaggi.

Tornò a rivolgersi a Leo, con la massima serietà, prendendogli il capo tra le mani.

«Ascoltami. Ti lascerò uscire, ma non combinare guai. Mi hai capito? Fa il bravo, Leo. Qui ho l'impressione che al minimo respiro ci rinchiuderanno nelle segrete e dovremmo risponderne direttamente alle guardie reali. Ci abitano aristocratici, secondo me in questo posto...»

Con un brivido di paura nel pronunciare le ultime parole, che lo percorse dai piedi infilati in scarponi enormi e scuri, fino alla nuca, coperta dal bavero della sua giacca in pelle marrone e foderata all'interno da una pesante lana, fece scendere Leo e chiuse la portiera mandandolo a curiosare poco lontano dalla macchina, nella distesa di terra laddove non c'era nulla che avrebbe potuto distruggere.

«I-Il c-cane...» La giovane perseguì nel guardarlo con due occhi strabuzzati quando avanzò verso di lei, ora parendo addirittura terrorizzata dal Golden Retriever che scodinzolava in giro.

«Oh, lui... E' un cane assolutamente mansueto e ubbidiente.» Mentì Ryan, abbozzando un sorriso per infonderle maggiore tranquillità.

Mansueto e ubbidiente? Non lo era e se Leo avesse potuto sentirlo, non gli avrebbe più rivolto parola per questa mancanza di rispetto.

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