Capitolo 3

76 3 38
                                    

Erin aveva sempre detto a sé stessa che, se un giorno avesse mai preso la decisione di prestarsi all'antica istituzione del matrimonio, certamente non lo avrebbe fatto nella sontuosa residenza di un ex sindaco ad Highbury Park, datata 1870, benché circondata da sentieri alberati e colori autunnali, una serra e un laghetto.

Situata a sole tre miglia dal centro di Birmingham, Highbury Hall era stata la prima, unica e sola location presa in considerazione da Nancy per celebrare, finalmente, l'agognato matrimonio tra il neo eletto alla camera dei comuni della città e la figlia disgraziata, e a questo punto, adottiva, dei coniugi Montgomery, ricchi e importanti come i loro antenati, perché ereditari del Queen Elizabeth Hospital Emergency.

Per le eccellenti reti stradali e ferroviarie era facilmente accessibile, ma con il suo ambiente tranquillo e appartato, rurale a tratti, avrebbe potuto tranquillamente essere ubicato nel cuore di una campagna inglese e nessuno avrebbe potuto contraddire tale affermazione.

Il team di catering professionale nonostante il tremito di paura, aveva dato la sua disponibilità immediata per fornire una cucina di qualità per ogni esigenza. Raffinata, li aveva corretti Nancy, come da sua abitudine nel ricercare sempre il meglio, di fronte l'imperturbabilità della figlia che di quel matrimonio era la protagonista, ma non per sua scelta.

Verosimilmente tutti coloro entrati in contatto con le richieste di sua madre erano rimasti sbalorditi dalla tempestività con la quale aveva preteso la massima collaborazione.

Lei aveva sperato fino all'ultimo che a sua madre venisse un esaurimento nervoso per non essere riuscita a trovare un abito per farla convolare a nozze in una settimana, ma aveva sottovalutato la donna che l'aveva cresciuta.

Era risaputo che un abito da sposa dovesse esser prenotato in atelier con un anticipo di almeno 9 mesi prima della data fissata per il matrimonio, talvolta poiché realizzati su misura per il corpo e le esigenze di ogni donna, ma a quanto pare Nancy era stata così lungimirante da averlo richiesto un'anno fa.

Qui a Birmingham, dove la stessa, tempo orsono, aveva trovato l'abito dei suoi sogni, assicurandosi che il tocco d'alta società andasse equamente distribuito prima con Susan e ad oggi con Erin medesima.

Dunque, non c'era stato questo atteso e sperato pericolo di vederla impazzire appena le cose seguivano un corso che lei non aveva predetto, per cui stamani, la giovane aveva dovuto mettersi il cuore in pace e dirigersi alla sua ultima prova d'abito.

Sospirò con estrema tristezza, guardandosi allo specchio dell'accogliente e capiente stanza arredata con mobili d'epoca e messa a sua disposizione affinché potesse cambiarsi in totale tranquillità.

Le avevano detto che la faccia da cane bastonato sarebbe evaporata quando avrebbe visto come l'abito le calzasse a pennello, che avrebbe provato gioia e avrebbe sospirato di tremula felicità.

Lo avevano detto altri a lei, appunto.

Una volta che lo aveva indossato, però, non c'era stato nulla che spingesse Erin a toccare la stoffa.

Nulla che le facesse provare gioia.

Nulla che la facesse sospirare di felicità.

Né una punta di curiosità, né una punta di trepidazione, né allora, quando le avevano ordinato di indossarlo, né adesso.

Doveva avercelo scritto in faccia quanto desiderasse sempre che le persone parlassero al posto suo.

Erin, se avesse potuto, oltre alla location, all'uomo e all'intera vita che le era toccata, non avrebbe scelto neanche quell'abito.

Un capo di alta sartoria, per carità, dove l'estetica delle linee pulite ed essenziali e la naturalezza del movimento fluido trasmettevano un'eleganza rilassata, sobria.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 13 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Come La NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora