Capitolo 2

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Il portone di legno d'orato si aprì svelto e silenzioso nonostante il suo aspetto vecchio e poco curato. Come i bambini che sanno di aver appena commesso una marachella senza sapere come rimediare Lucifer si nascose la borsa dietro alla schiena.

Il gesto era più dettato dall'istinto che da una vera e propria speranza di non essere beccato, eppure quando realizzò chi era davanti alla porta non potè fare a mento di tirare un sospiro di solievo.

«Padre! C-cosa ci fai qui? » Se non avesse tenuto la schiena così tanto dritta e non si fosse ritrovato a parlare così in fretta sarebbe anche potuto passare in osservato, era spesso considerato strano.

« Cosa nascondi?» la voce dell'uomo sembrava provenire dall'altro mondo. Era roca e bassa. Nonostante fosse un bell'uomo molto simile a Lucifer, solo molto meno biondo, sembrava essere sempre tremendamente triste. Sorrideva spesso mostrando una sola fossetta sulla guancia sinistra, ma i suoi occhi sembravano vivere una vita lontana da quello che desiderava. Anche sotto questo aspetto Lucifer si rispecchiava molto in lui. Proprio per questo motivo, nonostante la domanda inquisitoria che l'uomo gli aveva posto il biondino sapeva di avere ancora un via di scampo.

«Come mai sei venuto tu a controllarmi?»

«Perché ero poco utile alla conversazione.» la risposta fu secca e coincisa mentre continuava a scrutarlo. Quando alzò un sopracciglio come a dire "quindi?" era ormai chiaro che il suo tentativo di svicolare l'argomento era miseramente fallito.

« E' solo una vecchia borsa di cuoio » disse e nella nuova speranza di risultare più credibile glie la mostrò. Evitò di strafare e di mostrarlo da troppo vicino. A prima vista sembrava vecchia e anche rovinata, ma era anche abbastanza chiaro non si trattava di una borsa vuota.

«Perché la nascondevi?»

" Per Caius!" si ritrovò a pensare. In effetti non aveva molto senso. Nemmeno suo padre così inquisitorio aveva senso. Di solito lo vedeva, lo salutava e se ne andava. Belond faceva veramente un brutto effetto in quella casa.

« Non c'è un motivo, non mi aspettavo arrivassi. Cioè mi aspettavo mamma e tu sai com'è lei. Potrei avere in mano una rosa che mi accuserebbe di voler dar fuoco a casa. » Lo disse camminando verso il letto dove con fare angelico ci si mise sopra appoggiando la borsa più lontana rispetto a se. Non voleva dare l'impressione di tenere troppo all'oggetto.

Dall'espressione del padre capì che questa volta sembrava aver distolto la sua attenzione. Era diventato più cupo di poco prima, a volte Lucifer pensava che suo padre fosse una delle poche persone che sembravano dispiacersi per lui anche se non lo aveva mai ammesso.

«Ovviamente sono ironico papà. Non preoccuparti per me. Considero l'incendio troppo banale.» sventolò le lunghe e sottili dita con fare ironicamente annoiato.

«Se ti sentisse tua madre darebbe fuoco a noi» il tono era appena più sereno di poco prima, mentre quella bellissima fossetta gli compariva sul volto. Quel breve sprezzo di luce non era però abbastanza a nascondere quell'ombra che gli copriva gli occhi.

« Ho sentito incendio? Devo preoccuparmi?»

Eleonora! La definitiva salvezza di Lucifer. Nonostante fossero passati a malapena cinque minuti e se la stava cavando bene ringraziò il suo arrivo.

«Tutto bene papà?» la voce di lei era smielata mentre gli si avvicinava e gli appoggiava la mano sulla camicia bianca piena di ricami oro. Lo guardava fisso negli occhi. Eleonora non lasciava mai al suo interlocutore lo spazio di guardarsi intorno e di distrarsi, tanta era l' energia in quello sguardo.

« Nessun problema. Hai visto tua madre e lo sciamano?»

Lei annuì lisciandosi una piega del vestito senza distogliere ugualmente lo sguardo da lui anche se non parlò più. Si chiedeva se la sorella non riuscisse a comunicare con la mente. Sapeva, da alcuni libri che aveva letto, che al di fuori di Aspacinia e Grevia esistevano popolazioni in grado di farlo. Loro con i loro trucchi magici non avevano questa abilità. Eppure più volte gli era capitato di notare le mute conversazioni che sua sorella intratteneva con i genitori e i fratelli.

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