Quando Lucifer attraversò la barriera invisibile che Ravi aveva aperto per lui percepì la sensazione di essere approdato in un mondo completamente diverso. La foresta che si apriva davanti a lui non sembrava così spaventosa e ostile, al contrario sembrava essere impossibile perdersi. Inoltre quel posto non era così buio come si sarebbe aspettato. Da quello che gli era stato insegnato e raccontato, i Notturni erano descritti come guerrieri, spietati, privi di sentimento, barbari... forse proprio per questo si aspettava soldati al varco, trappole, un po' come i disegni che li ritraevano nei libri scolastici di Eleonora. Nei disegni le loro terre erano buie, bruciate, prive di vegetazione ed invece, la prima cosa che notò fu proprio il sole, del primo pomeriggio che filtrava dai primi alberi. Anche da loro splendeva il sole. Il lieve venticello che soffiava era piacevole e sembrava una carezza sulla sua pelle. Addentrandosi tra le prime linee di alberi che facevano da apri fila all'intero bosco la prima cosa che sentì fu il cinguettare di uccellini che volavano allegri da un ramo all'altro. Quel posto sembrava essere terribilmente armonioso. A differenza dei loro territori che spesso erano affollati e sembrano un piccolo borgo, lì c'era solo natura. Camminando lentamente per avere il tempo di guardarsi intorno. Anche se si addentrava tutto rimaneva uguale, sembrava un labirinto ma al tempo stesso non dava quella sensazione di star vagando senza meta.
Più si rendeva conto della pace che c'era in quel posto più gli sembrava di dimenticare di essere in un territorio nemico e il suo passo aumentava. La testa sempre rivolta verso il cielo nel sorprendersi ancora di quanti tipo di piante diverse crescessero tutte insieme nello stesso bosco. Aspacinia era incredibile, in quella zona poco lontana dalla sua terra, crescevano piante che non aveva mai visto, fatta eccezione per i libri.
Adocchiò un albero che si chiudeva a forma di cupola perfetta. I suoi fiori e foglie avevano la forma dei fiocchi di neve e raggiungevano il suolo. Era talmente rigoglioso che non si riusciva nemmeno a vedere il tronco. Nivio, era il nome di quella splendida pianta, in fioritura la parte più interna e più nascosta dal sole produceva un sacco di frutti rossi dolcissimi. Erano un commercio enorme sull'isola, la verità però era che quello che incuriosiva il ragazzo era più lo spettavolo che il frutto. La stagione era ormai passata e le speranze di poterne trovare erano troppo poche, però, dal momento che ormai era lì tanto valeva tentare. Si guardò in torno come se stesse per combinare una marachella e con una mano aprì quei rami lunghi e sottili. Erano morbidissimi e gli sembrò di toccare una tenda. Chinandosi comunque un po' entrò al suo interno e rimase a bocca aperta. La corteccia dell'albero era stranissima, non sembrava legno. Era sempre marrone ma sembrava essere rivestita di una sostanza viscida e trasparente sulla quale i raggi di luce che passavano tra un ramo e l'altro rimbalzavano creando una sorta di costellazione su tutta la chioma interna dell'albero.
<<Wow>> le braccia gli ricaddero lungo i fianchi mentre alcuni piccoli raggi di sole gli illuminarono il viso, si sentiva strano, si sentiva veramente a casa in quel posto, attratto da quello che lo circondava. Si portò una mano all'altezza del cuore e strinse il tessuto del vestito. Non sapeva veramente se potesse essere quello il motivo. Poteva veramente sentire l'altra parte del suo cuore in quella terra? Doveva ammettere che in tutti quegli anni non si era mai posto il problema. Per quando ne sapeva la loro unione era una questione di vita o morte, non riguardava pugni o braccia rotte, di fatti lui non aveva idea di chi si sarebbe trovato davanti. Sapeva solo una cosa, che era vivo.
Un fruscio lo fece schizzare fuori dai suoi pensieri e raggelarsi completamente sul posto. La cupola per un attimo si illuminò di più segno che qualcuno aveva spostato la "tenda" di fiori. Si morse le labbra, probabilmente era la fine. Si girò con lentezza, combattendo contro il suo corpo che non voleva girarsi. Rimase a bocca aperta quando si ritrovò davanti un bambino.
Avrà avuto intorno ai sette o otto anni e aveva la faccia da furbetto. La sua pelle era chiara e sul naso aveva alcune carinissime lentiggini. Le sue orecchi erano entrambe un po' a sventola, piccolo difetto accentuato dal taglio cortissimo del bambini. I suoi occhi erano neri come il carbone. Si fissarono rimanendo immobili entrambi. Lucifer si chiese cosa fossero addestrati a fare in caso uno straniero si fosse infiltrato nei loro territori. Sarebbe partito di corsa per chiamare qualcuno? Se lo avesse fatto sarebbe riuscito a raggiungerlo e a trattenerlo? Oppure peggio, venivano addestrati come guerrieri fin da bambini? Lo avrebbe attaccato e legato per poi portarlo come premio al loro capoclan? In questo secondo caso Lucifer sapeva per certo che non sarebbe mai riuscito a competere, nemmeno contro un bambino. Non riusciva nemmeno a schivare i colpi di sua sorella.
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Broken heart
FantasyIl nostro passato è parte di noi. I trascorsi, le azioni, sono quelle che ci rendono ciò che siamo. A volte siamo talmente obbligati a ricoprire un determinato ruolo dal finire con l'annullarci. Aspacinia è sempre stata un magnifica terra, dotata d...