Freedom.

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《Imparare a camminare ti rende libero. Imparare a danzare ti dà la libertà più grande di tutte: esprimere con tutto il tuo essere la persona che sei.》
~Melissa Hayden.

Danza. Solo una parola, una semplice parola capace di suscitarti milioni di emozioni. È quello che succede a me ogni volta che mi trovo da sola con lei. Pratico danza classica e moderna da quando avevo 3 anni, e adesso ne ho 18. Ben 15 anni di felicitá, lacrime, sudore, ma soprattutto soddisfazione. Mi chiamo Cheyenne Palmer, frequento il quinto anno della York High School e non ho mai avuto un ragazzo. Si, se vogliamo escludere una storiella di due giorni finita male. Non mi reputo una bellissima ragazza, sono me stessa e questo mi basta. Ho i capelli biondo cenere, quasi scuro, e gli occhi grigi. Ho una madre e un padre che mi amano, ma certe volte potrei reputarli quasi assillanti. Vogliamo solo il tuo bene, questo mi ripetono sempre. Sono figlia unica ancora per poco, mia madre è incinta e questo ha portato un'aria particolare in casa mia. Mio padre lavora mattina e sera, lo vedo pochissimo, ma nonostante tutto gli voglio bene e lui ne vuole a me.
Complicata, insicura, acida a volte, simpatica con chi voglio, se ti odio non perdo un secondo a fartelo capire. Suscettibile che sfiora l'essere permalosa, leggermente stronza.
Bene, questa sono io, Cheyenne.

Oggi pomeriggio mi aspettano le prove di danza classica e ci sarei andata con Sam, una delle mie due migliori amiche. Sarebbe passata a prendermi fra poco ed io come al solito ero in anticipo, mentre lei era sempre in ritardo: uno dei motivi dei nostri litigi, se così possono chiamarsi. Ci conosciamo dalle materne, si può dire che abbiamo condiviso tutto, ma proprio tutto. Io conosco lei, e lei conosce me. Il suono di un clackson mi avverte che è arrivata, finalmente. Prendo la borsa e scendo con calma le scale, non curante che fosse in ritardo, una ramanzina non gliel'avrebbe tolta nessuno.

-Tesoro, pensi di tornare tardi?- mia madre era seduta sul divano con una mano sulla piccola pancia che cresceva giorno dopo giorno. Mi avvicino a lei e le do una carezza sulla pancia sorridendole.

-No mamma, sarò giusto qui per cena.- le lascio un bacio e cammino verso la porta uscendo. Una range rover nera occupava tutto il vialetto posto difronte il mio cancello. Apro la portiera ed entro in macchina salutando Sam con un sorriso.

-Sai che faremo tardi vero? Quanto tempo ci metti per scendere?- mi rimprovera.

-E tu quanto ci metti per venire qui? Sei tu che sei in ritardo.- le sorrido e lei sbuffa mettendo in moto. Sono sempre stata così, per quanto possa conoscermi non si abituerá mai. Sono pesante, lo so. Dopo dieci minuti arriviamo in teatro, provavamo lì da qualche mese siccome la nostra scuola era sottoposta a lavori. Cercare un posto per parcheggiare è un impresa impossibile ogni volta e Sam era sull'orlo di una crisi di nervi, me compresa.

-Senti, io entro ed avverto che sei a trovare parcheggio ok?- chiudo il finestrino e Sam annuisce mentre io apro la portiera e scendo. Carico sulla spalla la borsa e mi incammino verso l'edificio marrone leggermente consumato con tantissime finestre perfettamente pulite e lucide. Arrivo davanti alla porta e mi maledico: quella porta è sempre stata una 'sfida' per me, era pesante e con le mie braccia gracili non ero mai riuscita ad aprirla benissimo, Sam mi aveva sempre aiutata. Con tutta la mia forza tiro la maniglia, ma niente.

-Porta maledetta! Diamine quanto ti odio!- impreco contro la porta come se fosse un essere umano e solo dopo mi accorgo di aver urlato.

-Ehi ehi, è soltanto una porta ragazzina!- una mano grande dietro di me apre la porta con la stessa facilitá con cui il vento butta giù un bicchiere di plastica. Un ragazzo alto e abbastanza muscoloso mi sorpassa dandomi le spalle e camminando a passo svelto. Per un secondo si gira verso di me e mi scruta insistentemente, provocandomi fastidio. Fermo la porta per non farla richiudere e vedo Sam correre verso l'entrata.

Dream & Nightmare| h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora