Il vecchio fioraio.

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Claudio era il fioraio migliore della città. Questo non perché avesse il negozio più bello, i commessi più preparati o perché la sua bottega fosse situata nel punto migliore della città.

Era esattamente il contrario. Claudio era un signore che andava verso la settantina, scorbutico, che lavorava da solo nel suo negozio in una zona quasi periferica.

A renderlo il migliore era la sua passione per i fiori. Il suo amore per loro eguagliava il suo disprezzo per le persone.

Se non fosse che era grazie al denaro dei clienti che poteva tenere aperta la bottega, non ne avrebbe mai voluto vedere nemmeno uno.

Non aveva moglie o figli. Anche la sua casa era piena di fiori. Erano così belli, colorati, di forme e dimensioni diverse, ognuno con il suo profumo. Rendevano il mondo migliore, chiedendo in cambio solo qualche piccola cura.

Era importante saperli cogliere al momento opportuno. Poi, se si era in grado di posizionarli e abbinarli in modo saggio, erano in grado di rendere il più anonimo degli appartamenti un luogo incantato.

Ma lui li amava prima ancora che diventassero fiori veri e propri. Rimaneva ore a fissare i più giovani, in attesa di vederli sbocciare.

Le persone, invece, quelle erano piene di problemi. Si lamentavano continuamente delle loro disgrazie quotidiane, tutte grigie, vestite seguendo i canoni dettati dalla moda del momento, con quei profumi chimici finti, tutti uguali. Meglio evitarle.

Quel giorno, mentre stava bagnando i petali di una bellissima rosa rossa, con la quale spesso parlava, un campanellino lo avvertì che qualcuno era entrato nella sua bottega.

"Buongiorno - salutò un giovane sulla trentina - vorrei un mazzo di rose."

"Salve - rispose Claudio, con il solito tono burbero - è per qualche occasione speciale?"

"È il mio anniversario di matrimonio. Vorrei fare un regalo a mia moglie!"

"Ah, capisco. Voi avete fiori in casa?"

"No. Per quale motivo?"

"E perché vuole regalare fiori a sua moglie?"

"Perché le piacciono!"

Claudio guardò il giovane con lo stesso sguardo che si potrebbe avere sorprendendo un teppistello che sta rovinando la tua macchina.

"Come può una persona sostenere di amare i fiori, se a casa non ne ha nemmeno un vaso?"

"Beh...io..."

"Per voi non sono altro che oggetti da regalare una volta all'anno, vero? Non pensate siano qualcosa di più, vero?"

"Guardi, se non vuole vendermi le sue rose, andrò a prenderle da un'altra parte."

"Non si preoccupi - sbuffò Claudio - le farò il suo mazzo. Quante rose?"

"Venti, grazie. Gli anni che avevamo quando ci siamo sposati!"

"Nessuno glielo ha chiesto - rispose il fioraio, con il solito tono rabbioso - ecco a lei."

Il mazzo, come sempre, era bellissimo.

"Quanto le devo?"

"Settantacinque!"

"Ecco, tenga. Le faccio i miei complimenti. I fiori sono davvero bellissimi!"

"Certo. Non desideravano altro che finire gettati nei rifiuti da due ragazzetti senza rispetto, dopo aver passato qualche giorno nel loro salotto in un vaso insulso!"

"Arrivederci!" lo salutò il giovane uscendo dal negozio, felicissimo di essersi finalmente liberato di quel vecchio scorbutico.

Il signor Claudio tornò alla sua rosa. "Scusami, cara. Questi mi faranno diventare matto, prima o poi. Ah, se fossero tutti come te!"

Aveva appena finito la frase, quando il campanello suonò ancora.

Il fioraio si voltò verso la porta come se qualcuno lo avesse appena insultato.

Rimase stupefatto nel vedere una bambina. Avrà avuto massimo otto anni.

"Buongiorno signore - salutò la piccola, con una voce dolce e gentile - mia madre è al parco in fondo alla via. Mi sono allontanata perché vorrei comprarle un fiore. Me ne può dare uno? Ho solo questi soldi!"

La bambina mostrò una mano piena di monete. Saranno stati dieci euro.

Claudio era senza parole. La stragrande maggioranza dei suoi clienti erano vecchie signore che lo tormentavano di chiacchiere, mariti che volevano portare un fiore alla moglie o seccatori che volevano fiori per matrimoni o simili.

Non aveva mai visto una bambina lì dentro. Non ricordò nemmeno l'ultima volta che aveva parlato con una bambina in vita sua.

"E dimmi piccola - disse con un inedito tono gentile - che tipo di fiore vorresti?"

La bambina si avvicinò al bancone, dove mise i soldi.

"Non lo so. Uno bello. Uno che riesco a comprare con questi."

L'anziano fioraio era sempre più spaesato dalla piccola cliente. Quello sguardo gentile, quel pensiero puro, quella dolcezza nella sua voce.

Si avvicinò a lei, per raccogliere e contare le monete. Non era come gli altri clienti.

Sorrideva, era colorata, profumava di bambina e non di qualche profumo chimico, trasmetteva così tante sensazioni positive, senza chiedere nulla in cambio.

Sembrava un piccolo bocciolo pronto a sbocciare.

Claudio si accorse che, mentre questi pensieri attraversavano la sua mente, stava sudando e il suo respiro era affannoso.

Iniziò ad avvertire un forte calore, mentre la piccola lo stava guardando sorridendo, in attesa di sapere quale fiore avrebbe potuto portare alla madre.

Preso da un istinto incontrollabile, Claudio si alzò, passò accanto alla bambina e andò alla porta.

Mentre si asciugava la fronte sudata, guardava a destra e a sinistra fuori dal vetro.

"Hai detto a tua madre che venivi qui?"

"No, volevo farle una sorpresa!"

"Brava piccola!" disse Claudio. Poi mise il cartello 'CHIUSO' fuori dalla porta, chiuse a chiave e si voltò sorridendo verso di lei: "Vieni con me nel magazzino sul retro. Troveremo il fiore giusto per te!"

Quattro storie horror #4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora