Un ricordo di nonna.

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Ludovico avvertiva nel cuore una certa tristezza, mentre osservava le stanze della casa della nonna. Era morta da pochi giorni e lui aveva fatto ritorno lì dopo tanto tempo. Si era trasferito a Milano con i genitori quando aveva circa dieci anni e, quindi, fare visita alla nonna che viveva in provincia di Avellino era diventata una ricorrenza annuale quando era giovane, mentre era diventato molto più raro con il passare degli anni. Ora avvertiva un po' il senso di colpa e sentiva che avrebbe dovuto scendere in Campania più spesso, ma ormai era troppo tardi. Girovagando per le stanze di quella casa, rivedeva tanti episodi della sua infanzia che si era quasi dimenticato. In giro c'erano foto della nonna da giovane. Ludovico si sentiva rasserenato rivedendo il suo sorriso.

"Grazie per essere venuto, Ludo" suo cugino Antonio lo raggiunse "La nonna voleva vendere la casa. Sono veramente felice che tu l'abbia vista un'ultima volta."

"Come sarei potuto non venire, Giova? Fa così effetto essere qui, dopo tanto tempo!"

"Certo, lo capisco bene. Quando hai intenzione di tornare a Milano?"

"Tornerò questa sera. Ascolta, posso chiederti una cosa? Non potrei portare a casa un ricordo della nonna?"

"Ma certo. Prendi quello che vuoi!"

"Grazie!" rispose Ludovico sorridendo e procedendo il suo giro per la casa. Ad un certo punto arrivò nella camera da letto. Sopra alla credenza vide diversi soprammobili, uno in particolare attirò la sua attenzione: era un piccolo cofanetto di legno lucido. Lo prese in mano e lo aprì per osservare l'interno. Sotto al coperchio, come in molti altri oggetti simili, si trovava uno specchietto. Lo tenne aperto per pochi istanti, poi lo richiuse e lo osservò con attenzione. Era davvero un bel soprammobile. Decise di tenerlo.

Tornò al piano di sotto e, dopo aver ritrovato Giovanni, gli mostrò il cofanetto: "Porto questo con me, se non hai nulla in contrario."

"Assolutamente no, Ludo. Vai tranquillo!" gli rispose posandogli una mano sulla spalla.

Ludovico salutò suo cugino e gli altri parenti, poi tornò a Milano. Arrivò a notte inoltrata, poco dopo l'una.

Si fece rapidamente una doccia e si sedette sul letto. Prima di coricarsi prese il cofanetto della nonna e lo guardò compiaciuto. Lo aprì e si guardò nello specchio interno e, nonostante la luce fosse spenta, riuscì a vedere il suo volto, grazie al bagliore dei lampioni fuori dalla finestra. Vide, però, qualcosa di strano.

Gli sembrò che, in un angolo della stanza dietro di lui, qualcosa si nascondesse nel buio. Per un istante si chiese cosa potesse esserci, quando quella cosa fece un piccolo, impercettibile, movimento. Improvvisamente Ludovico si voltò in direzione di quella cosa, ma non vide niente. Nell'angolo incriminato si trovava il nulla più totale.

Guardò nuovamente lo specchio del cofanetto con un'espressione dubbiosa e rivide quella cosa. La differenza è che non era più nascosta nel buio: era proprio dietro di lui. Era così vicina che riuscì a scorgerne le forme con esattezza: sembrava vagamente umanoide, era nera come la pece, scheletrica e con una forma affusolata. Fece per allungare un arto verso di lui, quando Ludovico richiuse il cofanetto, si alzò di scatto dal letto, accese le luci e... non vide nulla. Era solo in quella stanza. Si convinse che fosse uno scherzo dovuto alla stanchezza, posò il cofanetto all'interno del suo comodino e si mise a dormire.

Alcuni giorni dopo, sua sorella Elena venne a fargli visita: lei sarebbe dovuta partire con il marito per un viaggio in Messico e Ludovico avrebbe dovuto tenere Marta, la sua bambina, per qualche giorno.

Prima di andarsene si raccomandò: "Mi raccomando: a letto massimo alle nove e mezza e niente schifezze per cena!"

"Sissignora!" rispose Ludovico sorridendo.

"E tu che mi dici, signorina?" chiese Elena rivolgendosi a Marta.

"Ho capito, mamma!"

Ludovico e la sua nipotina rimasero soli in casa.

"Marta, siamo soci io e te, vero?"

"Certo, zio!"

Lui sorrise: "Bene, allora che ne dici di una cena piena di schifezze e di guardare i cartoni fino a tardi?"

"Sei un grande. Sei il miglior zio del mondo!"

"Eh, lo so. Lo so!" ridacchiò.

Quella sera mangiarono pizza e si sedettero sul divano a mangiare dolciumi guardando una maratona di film d'animazione. Ludovico non era particolarmente entusiasta e finì con l'addormentarsi. Si svegliò attorno alla mezzanotte. Si sentì uno zio degenere, perché si era addormentato prima della sua nipotina e, soprattutto, prima di averla messa a letto. Poiché era sul divano da solo, dedusse che la bambina fosse stata più furba di lui e fosse andata a letto per conto suo. Ripulì il tavolo e la cucina e andò nella stanza di Marta per augurarle la buonanotte.

Non trovò la bambina nel suo letto. Allora pensò di andare a cercarla in bagno, ma non era nemmeno lì.

Per esclusione, andò a cercarla nella sua camera da letto, mentre sentiva il cuore scoppiargli in petto per l'agitazione. Marta non c'era, ma vide qualcosa di molto strano: sul letto c'era il cofanetto...ed era aperto.

Ludovico, senza nemmeno pensarci, si sedette sul letto e osservò lo specchio all'interno dell'oggetto.

Come la scorsa volta, la luce era spenta.

Come la scorsa volta, vide qualcosa alle sue spalle. Vide quell'essere affusolato sempre rintanato nel suo angolo e, accanto a lui, una piccola ombra. Per quanto si vedesse poco, riconobbe che quella piccola figura fosse Marta.

Si voltò, ma non vide nessuna delle due figure.

Volse nuovamente il suo sguardo verso lo specchio. Erano proprio dietro di lui.

"Zio..." sentì la voce della sua nipotina "...vieni con noi!"

Allungò la mano e gli toccò la spalla. Lui sentì nitidamente le sue piccole dita e iniziò a respirare profondamente.

"Vieni con noi!" disse l'essere affusolato prima di mettere la sua mano sopra la sua spalla.

Nessuno rivide più Ludovico e Marta.

La polizia non sapeva quale pista seguire e, la povera Elena si rassegnò presto all'idea che non avrebbe più rivisto suo fratello e sua figlia. Non sapeva cosa pensare. Visitò un'ultima volta quella casa per riprendere le cose della sua Marta. Inoltre, prese uno strano cofanetto che trovò nella camera di suo fratello. Non sapeva perché, ma sentiva che quell'oggetto, in qualche strano modo, avesse un legame con Marta.

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