Pirinolo era una piccola cittadina in montagna molto carina. Si trovava in una vallata, al limitare del bosco. Era una location molto suggestiva d'estate, infatti molti turisti accorrevano. Durante i mesi freddi, invece, la zona assumeva un aspetto spettrale e per nulla invitante.
Riccardo si era trasferito lì con la famiglia da alcune settimane. Frequentava la prima media e, essendo un ragazzino molto timido, aveva faticato un po' a integrarsi con i compagni. Tuttavia, nonostante le prime difficoltà, la parte più dura era passata: era riuscito a stringere amicizie con alcuni suoi coetanei e le cose a scuola andavano bene. Un pomeriggio di fine autunno, dopo la scuola, Riccardo stava camminando verso casa con Matteo e Fabio, due suoi compagni.
"Non è ancora inverno e già si gela!" si lamentò Riccardo "Non mi piace il freddo!"
"Eh - ridacchiò Fabio - qui ti devi abituare!"
"Purtroppo lo so!" replicò lui con aria rassegnata.
"Però, sai - iniziò Matteo - qui la cosa peggiore in inverno non è il freddo!"
"Che vuol dire?" Riccardo lo guardò con aria incuriosita e fece appena in tempo a notare Fabio che gli lanciava un'occhiataccia, come per dirgli di non proseguire.
"Sai, qui c'è una vecchia storia. Si dice che, nel periodo che va dalla caduta del primo fiocco di neve a quando la neve si scioglie in primavera, un essere malvagio si aggiri tra gli alberi di questi boschi. Pensa che si può addirittura indicargli una persona da uccidere."
Riccardo si mise a sghignazzare: "Ma davvero credete a queste storielle?"
I suoi compagni rimasero seri. I tre amici proseguirono verso casa cambiando discorso.
Circa dieci giorni dopo ci fu la prima nevicata dell'anno. Per quanto Riccardo non fosse un amante del freddo, era pur sempre un ragazzino e, come tutti i suoi coetanei, si rallegrava alla vista della neve. Un pomeriggio, dopo la scuola, stava facendo una battaglia di palle di neve con i suoi compagni di classe, nei giardini pubblici del paesino. Ad un certò puntò notò che erano quasi le quattro e mezza. Era ora di rincasare, anche perché doveva tornare a piedi. Salutò tutti e si diresse verso casa, attraverso la solita stradina che passava vicino al bosco. Si era divertito molto con i suoi amici, ma ora il freddo si faceva davvero sentire.
Il sole stava per tramontare, quando Riccardo fu distratto da un rumore. Guardò tra gli alberi, per indagare sulla causa di quel suono. Sentì il sangue gelare nelle vene.
Nel bosco, vide qualcosa di totalmente inaspettato: un uomo stranissimo con un pesante mantello nero che arrivava fino alle caviglie e il volto di un rosso acceso terrificante. I suoi occhi erano gialli e aveva un'espressione malvagia. Aveva dei capelli lunghi, neri come le piume di un corvo. Anche la sua barba era nera. Quando i loro sguardi si incrociarono, iniziò a ridere in modo rumoroso. Poi si mise a camminare verso il ragazzino. Riccardo si mise a correre verso casa. Non si voltò mai indietro fino al suo arrivo, quando si rese contro che quell'essere non lo aveva seguito.
Entrò in casa visibilmente terrorizzato. "Che succede?" le chiese sua madre.
"Niente, mamma. Credo di aver visto un lupo nel bosco!" rispose lui, convinto che anche se avesse detto la verità, lei non gli avrebbe mai creduto.
Il giorno dopo, a scuola, Riccardo andò a parlare con Matteo: "Ieri ho visto una cosa nel bosco. Un uomo con la faccia rossa!"
Lui fece un mezzo sorriso: "Mi prendi in giro? Dicevi che erano tutte sciocchezze. Di cos'hai paura?"
"Dimmi che sai di cosa si tratta. Lo so che lo sai!"
"Beh, è l'uomo rosso. Qui lo chiamano così! Quando arriva la neve, si aggira per questi boschi e controlla gli alberi. Se vede il nome di qualcuno intagliato su più di cinque alberi, lo ucciderà!"
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Quattro storie horror #4
HorrorUn'altra raccolta di storie, più agghiaccianti e spaventose che mai.