Capitolo 1

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Abitava nel Minnesota, a nord-ovest, nella contea di Kittson, a Hallock. Una città circondata per metà da boscaglia sul lato est, con due chiese, i pompieri, un ospedale, una country house,...

Andava al Kittson Central High School che si trovava lì, aveva diciassette anni e viveva con la zia, Katie, una donna sui cinquant'anni con i capelli biondi e occhi grandi e castani, era alta e di bell'aspetto, lavorava in un piccolo negozio di fiori e la conoscevano tutti.

Sophie, invece, era di piccola corporatura, con capelli castano chiaro, occhi grandi e grigi, anche se tutti ci tenevano a precisare che erano tendenti al blu, la sua bocca era di un rosa chiaro. Si era trasferita lì quando aveva appena quattro anni a causa di un incidente d'auto che si era portato via sua madre. Suo padre, invece, non sapeva nemmeno dove fosse o che viso avesse, le aveva abbandonate entrambe dopo essersi trovato un'altra donna, così le aveva detto la zia.

<<E mia sorella, mia cara Sophie, è stata così stupida da non farsi sposare prima di avere te.>> Le ripeteva sempre ogni volta che si tirava fuori l'argomento.

Era martedì, un altro giorno di scuola, aspettava la sua amica Marie sulle scale mentre picchiettava con il piede a terra, era nervosa.

Aspettò altri dieci minuti fino a quando non le suonò il telefono, era un messaggio della sua amica, non sarebbe venuta.

"Bene!" Pensò sarcasticamente, si mise lo zaino in spalla ed entrò in classe, ora non era nervosa, era proprio scocciata.

<<Buongiorno ragazzi!>> Disse la professoressa di matematica con quella sua voce stridula e acida. <<Oggi, continuiamo la lezione di ieri.>> L'ora passava mentre lei prendeva appunti distrattamente, poi le arrivò un pezzo di carta piegato con su scritto: "Per Sophie".

Lo aprì e lesse: "Chi era quello che ti guardava da sotto al lampione stamattina?"

Si sentì gelare il sangue, chi era che la stava seguendo?

Riconobbe chi le aveva scritto dalla calligrafia, la vide dall'altra parte dell'aula, Monica, la più bella, la più popolare, un classico. La guardò con un misto di confusione e disprezzo. Lei alzò le spalle e tornò a scrivere. Mise il foglietto nel libro e lo chiuse.

Più ci pensava, più prevaleva la sua parte razionale, era solo uno scherzo per spaventarla e non aveva senso preoccuparsi. L'inquietudine la lasciò in un attimo, e subito dopo suonò la campanella.

La seconda ora non aveva lezioni e passò velocemente anche il resto della giornata.

Come sempre tornò a casa in macchina e come sempre dovette raccontare la sua giornata alla zia, poi, finalmente andò in camera sua e suonò di nuovo il telefono.

<<Sophie!>> Marie aveva telefonato e di sicuro stava per inventarsi qualche scusa per non venire quel pomeriggio a casa sua.

<<Ciao falsa malata. Come stai?>> Intanto si sentiva un finto attacco di tosse.

<<Male, comunque, io non sarò venuta a scuola ma so che oggi è arrivato un ragazzo nuovo.>> Sophie irrigidì le spalle inconsapevolmente. <<Ha vent'anni e per due anni non è andato a scuola, si dice sia un ragazzo strano e che viene dal sud, non so di preciso da dove. Tu lo hai visto?>> Sophie sentì i brividi sulla schiena anche se continuava a pensare che certamente nessuno la stesse seguendo, ma la sola menzione di quel ragazzo la intimoriva, anche se non l'aveva mai visto.

<<No. Dimmi il nome lo cerco al computer.>> Si mise seduta alla scrivania e aprì il sito della scuola, era pronta con il cursore sulla barra della ricerca.

<<Ehi! Calma, si chiama Tyler Checkins.>> Pensò a quanto fosse buffo che questo ragazzo forse la seguiva e si chiama Checkins (check in inglese vuol dire 'controllare').

<<Ok, grazie lo cerco, ci vediamo domani.>> E attaccò senza aspettare risposta.

Cominciò a scrivere e uscì fuori la pagina con la foto del ragazzo e le informazioni di dominio pubblico. Era una foto tessera, come quella di tutti. Aveva i capelli neri, gli occhi verdi scuro, la pelle abbronzata e Sophie pensò che ovviamente veniva dal sud. Lesse velocemente le informazioni: vent'anni, arrivato oggi, avevano quattro corsi in comune e si chiese perché oggi non si fosse accorta di lui. Era stato adottato, niente indirizzo né un numero di telefono.

Si affacciò alla finestra con l'idea di trovarlo lì fuori a spiarla, ma non c'era nessuno, si annottò su un foglio quello che aveva scoperto e si sdraiò sul letto, poco dopo si addormentò.

Il giorno dopo arrivò in ritardo a scuola e stavolta lo vide anche lei, il ragazzo la fissava da dietro una macchina nera, lo guardò negli occhi per qualche secondo. Splendevano come diamanti ma non riusciva a capire come fosse possibile poi lui la salutò con la mano e lei corse in classe imbarazzata. Se lo sentiva dietro come un'ombra, sentiva i suoi passi leggeri dietro ai suoi, sentiva il proprio cuore battere all'impazzata e il respiro farsi pesante, vide la classe e ci si tuffò dentro, e lui era du nuovo lì, seduto accanto a lei. Si guardò in giro, perché solo a lei quel Tyler faceva quell'effetto? Si sentì gelare e spostò la sedia più lontano. Lui la guardò con un ghigno divertito e mise il braccio sulla spalliera.

<<Che ti prende, Sophie?>> Trattene il fiato.

<<Come sai il mio nome?>> Alzò le spalle. <<Perché sei seduto accanto a me?>> Alzò ancora le spalle, sorrise senza guardala. <<Lasciami in pace.>> Sussurrò la ragazza. La risposta la lasciò senza parole.

<<Non capisci? Non posso, cara Sophie.>> E girandosi rivide gli occhi di lui risplendere ancora.

Si alzò di scatto e corse in bagno, si fissò allo specchio, si bagnò il viso più volte con l'acqua fredda, lo sentiva ancora addosso, sentiva che stava fischiando fuori dalla porta, la stava chiamando con un fischio, perché era li fuori?

<<Vattene!>> Urlò spaventata.

<<Ora entro.>>Disse lui con calma. E così fece, la guardò con la testa inclinata di lato, era quasi dolce, sembrava capire che cosa provava. <<Va tutto bene?>> La voce bassa.

<<Tu... Tu non vai bene.>> Disse indicandolo attraverso lo specchio, scosse la testa più volte e si massaggiò le tempie. <<Che vuol dire non puoi?>> Lo guardò ancora.

<<Non posso e basta, tu sei quella giusta.>> Si strofinò il viso con le mani.

<<Perché vedo i tuoi occhi risplendere?>> Lui chiuse gli occhi e quando li riaprì, di nuovo, quel verde brillava. <<Perché!?>> Urlò.

Lui sorrise, vide i suoi canini e si allontanò, sbatté la schiena contro il muro e lo indicò sconcertata. <<Cosa sei?>> Sussurrò con la voce che tremava.

<<Credo che tu ci sia già arrivata, sei una ragazza intelligente, Sophie.>> E uscì dal bagno.

Sophie, si accasciò sul pavimento, c'era un solo pensiero nella sua testa. "E' un lupo mannaro." E si strinse le ginocchia al petto.

Nessuna più paura dei lupiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora