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 Sotto lo sguardo contrariato e preoccupato di Changbin, mi inginocchiai sul pavimento della cucina con del carboncino, per disegnare il pentacolo

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 Sotto lo sguardo contrariato e preoccupato di Changbin, mi inginocchiai sul pavimento della cucina con del carboncino, per disegnare il pentacolo. Quelle azioni quasi meccaniche, mi riportarono alla mente spiacevoli ricordi che non credevo avrei riaffrontato. Lo sentivo che mi mancava un pezzo, una parte di anima che non avrei più riavuto indietro.

Mi convinsi che era per una giusta causa far riaffiorare quel dolore assopito.

Utilizzai il carboncino bianco, e mentre disegnavo, lo stregone che adesso era diventato per me un fratello, si adoperava nel cercare uno dei grimori che la nonna mi aveva lasciato nella sua immensa biblioteca. "Devo avere qualcosa che mi aiuti a riportarvi indietro..-" Aveva detto.

Terminai una decina di minuti dopo, e quando mi rimisi in piedi, mi tremavano le gambe. Sia per lo sforzo che per la paura. Paura di non farcela. Paura di non ricordare.

"Ti ricordi come si fa?" domandò Changbin. La sua voce tremava: se non riusciva lui a rassicurarmi, nemmeno io stessa avrei potuto farlo. "Si, mi ricordo"

Mi posizionai, traballante, al centro del pentacolo e pronunciai l'incantesimo che mi avrebbe spalancato le porte degli inferi. "descensus ad inferos facilis est".

Una voragine a poco a poco si aprì sotto ai miei piedi, e l'odore di zolfo mi colpì in pieno. Quella era la puzza dei dannati. Di quelli che non avrebbero potuto in alcun modo cambiare il loro destino.



Inospitale. Quello era l'unico aggettivo che ero riuscita a trovare quando avevo aperto gli occhi negli Inferi. Il cielo era aranciato, intorno a me soltanto devastazioni e rocce disintegrate. Tra le nuvole giallastre volavano creature che ad una persona normale avrebbero ricordato semplici uccelli, ma per me – che ne avevo studiato le fattezze – sembravano chiaramente demoni-drago. Era estremamente impossibile orientarsi tra quei resti di sofferenze, ma non potei far altro che camminare. Camminare fin quando qualcuno non si fosse palesato, perché era ovvio che qualcuno lo avrebbe fatto.

Persi la cognizione nel tempo nella convinzione di aver visto uno stralcio di ''civiltà'', ma più proseguivo e maggiori erano le probabilità di non farcela. Fin quando non udii una voce. Quella che credevo avrei dimenticato per sempre.

"Che mi venga un colpo!"

Arcadius era di un immortale bellezza, il tempo per lui non aveva importanza. "Mi domando cosa ci fai da queste parti, Soraya.. ma deve essere per qualche eroica ragione..-" Arrestai i miei passi quando si avvicinò a due dita dal mio volto, così vicino da poter scorgere il colore scuro dei suoi occhi. "Ti trovo bene" replicai pungente. Il diavolo rise, mostrando la sua schiera di denti bianchi e perfetti. 

"L'immortalità ti dona" disse. 

"Per quanto mi piacerebbe restare qui a chiacchierare con te, ho del lavoro da sbrigare e ti pregherei che non mi intralciassi." la mia voce fredda mi fece rabbrividire. Forse perché un pò lo ero diventata. Avevo perso tutto.

"Jeongin è un tipo piuttosto impaziente, ti consiglio di non farlo aspettare"

Dystopia : Lose Myself [hwang hyunjin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora