I don't trust you
Chapter four.
«Mrs. Jones, vuole ripetere quello che ho detto?»
Tutti si voltarono verso di me e io alzai la testa di scatto.
«Mh? No, in realtà, non mi interessa» Meg mi tirò un calcio alla gamba «Ahi» la guardai male.
Tutti ridacchiarono divertiti. Imbecilli.
«Bene, allora visto che non le interessa questo argomento, può aspettare all'esterno della classe» mi guardò malissimo il prof di matematica.
«Okay» feci spallucce, alzandomi «A domani, prof» uscii dalla classe, facendogli un cenno con la mano.
Avevo un'oretta libera così decisi di andare nel retro del college. Appena fui lì, mi sedetti tranquillamente a terra, guardando il cielo, si vedeva benissimo da lì. Difronte a me, vidi un qualcosa di strano, sembrava una porta piccola. Mi avvicinai incuriosita e notai che era davvero una porta nascosta per bene. Spostai un po' il cespuglio e mi passò per la mente di andare a vedere cosa c'era all'interno. Mh. Avevo un'ora libera e non sapevo che fare, qual'era momento migliore? Entrai in quella piccola porta e mi ritrovai davanti delle scale, le scesi e queste mi portarono in una grande stanza dove non c'era altro che un grande campo da box. Cosa avevo appena trovato?«Ti giuro. Sono entrata in quel posto, non c'era nient'altro che un grande campo da box. Era nascosto dietro un cespuglio, sono stata fortunata a trovarlo» riferì tutto a Meg, sedendomi a pranzare con lei nel nostro appartamento.
Scosse la testa, nervosa. «No» mi guardò dritta negli occhi «Non è stata una fortuna, Madison - odiavo quando mi chiamava per il mio nome intero. - Devi stare lontana dai guai, mi sembra d'avertelo già detto» mi puntò la forchetta contro.
Alzai gli occhi al cielo. «Ti comporti come se fossi mia madre» sbuffai, irritata.
«Non lo sono, per tua fortuna.»
Decisi di non ribattere e continuai a mangiare il mio pranzo.
«Hai sentito Cole?» le chiesi.
«No» scosse la testa «Tu?»
«No, ecco perché te l'ho chiesto.»
Cole era il nostro migliore amico, avrebbe dovuto condividere l'appartamento con noi e sarebbe dovuto arrivare oggi, ma non sapevo verso che ora.
«Quando dovrebbe arrivare?» chiesi.
«Uhm» lanciò uno sguardo all'orologio «Verso le otto, otto e mezzo, in tempo per cenare.»
Annuii. Mi alzai dal tavolo, sparecchiando, dovevo comunque aiutare Meg, non poteva fare tutto da sola.
Mi sorrise dolcemente. «Mh, magari gli potremmo far conoscere i ragazzi» propose.
«Che ragazzi?» chiesi, portando tutto in cucina.
Ci stette un po' a pensarci, sembrava che avesse paura della mia reazione, così capii.
«No» non la feci nemmeno parlare «Non voglio si frequentino, non voglio avere a che fare con loro, te l'ho detto» scossi la testa, incominciando a lavare i piatti.
Inclinò la testa. «Ti stai comportando da egoista. Cole ha il diritto di avere anche altri amici, oltre a noi.»
Mi fermai un attimo, poi ripresi a lavare i piatti.
«Non gli sto imponendo di non avere amici. Parlo solo di loro.»
«Può fare amicizia con chi vuole» ribatté.
Annuii. «Si, è vero» mi guardò stranita «Ma è anche vero che io sto cercando soltanto di proteggerlo, di proteggervi, Meg. Non mi piace quel tipo.»
Mi concentrai sul lavare i piatti.
«Justin, si chiama Justin» mi corresse, facendomi alzare gli occhi al cielo «E tu non puoi sapere che tipo è se prima non lo conosci.»
«Non mi interessa né il suo nome, né prenderò in considerazione l'idea di conoscerlo. Quello che è successo ieri sera mi è bastato» strinsi i denti.
«Hai sbagliato anche tu, e poi non sei tu quella che dice "non si giudica un libro dalla copertina"?» mi puntò l'indice contro.
«Forse, ma lui non doveva darmi della troia, okay? Lui mi ha provocata. È anche vero che non sapeva cosa significava per me quello che ha fatto, ma da persona educata non mi avrebbe dovuto chiamare in quel modo, sopratutto non conoscendomi» la guardai dritta negli occhi «Detto questo, finiamo qua questo discorso e non parliamo poi di quello lì.»
«Okay» sbuffò.
Sentii il campanello suonare.
«Vai tu» indicai con la testa il salotto che portava alla porta.
Si diresse alla porta e aprì.
«Hey, come va?» disse una voce molto familiare.
In pochi secondi capii che si trattava di Justin, così cercai il più velocemente possibile di lavare i piatti e dirigermi in camera mia, estraniandomi da loro.
"È come se tu avessi paura di lui, idiota" mi rimproverò il mio subconscio.
"Io non ho paura di nessuno" ribattei a me stessa, convincendomi.
"E allora dagli una chance".
"No" replicai.
"Perché hai paura. Hai paura di quello che può succedere."
"Cosa può succedere?" chiesi a me stessa, mordendomi il labbro e incominciando a strofinare più forte i piatti.
"Tutto."
Tutto. Poteva succedere tutto. Come? Non avrei fatto accadere niente, mi sarei protetta anche da lui. Sarei stata al sicuro, sempre.
"Non puoi sempre controllare tutto, Mad."
Oh, invece si che potevo. Scossi la testa, cercando di togliermi dalla testa quei pensieri.
«Ciao, Mad» mi salutò Justin, entrando in cucina.
Si sedette sulla sedia difronte al bancone.
«Ciao» dissi, senza girarmi.
Mi mandava a farsi fottere il cervello. Non riuscivo più a ragionare quando c'era lui nei dintorni.
Sentii alzarsi e venirmi accanto. Posò le sue mani sui miei fianchi. Mi spostai dalla sua presa.
«Lasciami in pace, Justin.»
«Oh, vedo che ti ricordi il mio nome» disse in tono sarcastico.
Alzai gli occhi al cielo. «Non ricordo chi non c'è bisogno di ricordare.»
Ridacchiò. "Cazzo ridi?" pensai.
Posò la testa sulla mia spalla, mentre ero ancora girata.
«Te ne vai?» sbuffai, scollando le spalle.
Se non avessi la schiuma sulle mani, lo sbatterei fuori di casa.
«Da te mai» mi sorrise «Ti aiuto» prese un'altra spugna per lavare i piatti e ci versò il detersivo.
«Cosa?» inclinai la testa «Non ce n'è bisogno, so fare da sola. Vai da Meg.»
Incrociai il suo sguardo per la prima volta da quando era lì. Dio, i suoi occhi.
«Meg è uscita, mi ha detto di stare con te» fece spallucce, incominciando a lavare i piedi.
«Ohw, com'è gentile» sbuffai, con un tono evidentemente sarcastico.
Ridacchiò nuovamente.
«Perché ridi? Ti sto insultando» domandai, senza guardarlo.
«Perché, beh, sei divertente. Mi detesti così tanto?»
Scossi la testa. «Non è che ti detesto» dissi «Solo che preferisco chiunque altro a te. Insomma, parli a volte troppo e a volte troppo poco, odio quando mi tocchi o mi insulti, quando mi guardi negli occhi e quando fai l'arrogante.»
«Oh, beh, potrei dire lo stesso di te. Fai troppe domande e non stai mai zitta, devi sempre avere tu l'ultima parola, pensi di ferirmi con le tue battutine che non mi toccano per niente e sei antipatica.»
«Non è vero» sbattei il piede a terra, finendo di lavare i piatti.
«Oh, invece lo è» Justin si asciugò le mani.
Feci il broncio, incrociando le braccia. Non ero così, almeno credevo.
Mi diressi in salone. «No che non lo è.»
Sbuffò. «Vedi?»
Mi lanciai sul divano, accendendo la tv.
Lo ignorai, concentrandomi sulla nuova puntata di Spongebob.
«Ti piace Spongebob?» mi chiese.
Annuii. «Tanto.»
«Con la mia sorellina, Jazzy, lo vediamo sempre insieme» mi sorrise.
Lo guardai. «Hai una sorella?»
«Si, e un fratello. Ma loro sono in Canada» rispose.
«Ah» dissi «Beh, allora quando vedrai Spongebob mi penserai sempre d'ora in poi» ridacchiai.
«Sicuramente» mi fece l'occhiolino.
Gli sorrisi, ritornando a guardare Spongebob.
Magari Jazzy aveva gli occhi come i suoi, e magari il suo fratellino era la sua copia spiccicata. Avrei voluto anch'io dei fratelli, così da non sentirmi sola in quegli anni.
«Hey, sono tornata» annunciò Meg, entrando.
«Ciao» le feci un cenno con la mano.
«Ciao» disse Justin, guardandola.
Dopo aver visto l'intera puntata, andai in camera mia, lasciando Justin e Megan da soli.
Mi sedetti a gambe incrociate sul letto, con il computer sulle ginocchia e la musica sparata al massimo. Lessi diverse news sulle mie celebrità preferite e poi chiusi il computer. Presi il cellulare, trovando diversi messaggi. "Cole!" pensai, leggendo il nome con cui l'avevo salvato. Diceva che stava per arrivare.
Gli risposi con un "okay" e corsi da Meg.
«Sta arrivando» mi guardò, inclinando la testa «Sta arrivando Cole, idiota.»
«Davvero?» sbarrò gli occhi «Ohw, non vedo l'ora di abbracciarlo.»
La guardai male, facendole capire che Justin doveva sloggiare.
«Chi è Cole?» chiese.
«Nessuno che ti interessi» risposi, precedendo Meg.
«Mad!» mi lanciò un'occhiataccia «È il nostro migliore amico, nonché nuovo coinquilino» posò lo sguardo su Justin.
Arricciai le labbra. «E tu te ne devi andare» indicai con un cenno la porta.
Justin mi guardò. Mi morsi il labbro, incrociando i suoi occhi color ambra.
«Ignorala» mormorò Meg, come se non potessi sentirla «Mi farebbe piacere che tu facessi conoscenza con Cole, magari diventerete amici.»
Alzai gli occhi al cielo. «Loro due? Amici? No.»
«Ma che problema hai?» mi chiese irritato Justin.
Lo guardai male. «Tu sei il mio problema.»
Ritornai in camera mia, ero troppo nervosa e non volevo cominciare una nuova discussione con Justin. Non mi piaceva quel tipo, non mi era piaciuto dall'inizio. Cercavo solo di proteggere i miei amici. Sinceramente, non sapevo da cosa. Cosa ci vedevo in lui di così pericoloso? Beh, per ora niente, ma avevo la sensazione che lui fosse una persona da evitare assolutamente. Non mi fidavo di lui.Ero sul mio letto, guardando la televisione e mi stavo annoiando da morire. Volevo solo Cole. A un certo punto, mentre ero lì sdraiata, sentii una voce maschile chiamare il mio nome, lo riconobbi subito. Mi girai di scatto e vidi Cole difronte a me. Saltai giù dal letto e attaccai le mie braccia sul suo collo.
«Cole» quasi urlai, abbracciandolo forte.
Mi prese in braccio, stringendomi ancora più forte.
«Mad, mi sei mancata così tanto» mormorò al mio orecchio.
«Anche tu» risposi.
Era così dolce Cole. Gli volevo un mondo di bene e lo adoravo più di qualunque altra cosa. Dopo qualche secondo mi fece scendere, accarezzandomi la guancia, sorridendomi.
Sorrisi anch'io, trovando dietro di lui Justin e Meg che ci guardavano. Incrociai lo sguardo di Justin, distogliendolo subito dopo.
«Uhm...» cercai di trovare qualcosa da dire per spezzare il ghiaccio, ma non mi venne in mente niente.
«Cole,» lo chiamò Meg «Vieni, ti faccio vedere la tua camera così ti puoi sistemare.»
Cole e Meg uscirono così da lasciare me e Justin da soli. Justin continuava a guardarmi, mettendomi in soggezione.
«Perché mi guardi?» chiesi, infastidita.
Si avvicinò a me e si fermò a pochi centimetri dalle mie labbra.
«Perché sei bellissima» mormorò sulle mie labbra.
Arrossii, rimanendo in silenzio e trattenendo il respiro. Poggiò le mani sui miei fianchi, avvicinandosi di più a me, mentre io continuavo a guardare a terra. Alzai il viso e lo guardai negli occhi, mi avvicinai di più a lui.
«Belle scarpe» gli feci un occhiolino, allontanandomi da lui e andando in cucina.
Sentii la sua risata rimbombare nella mia camera. Aveva una bella risata, dovevo ammetterlo.To be continued...
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I don't trust you » j.b.
Fanfiction❝Non sono quello che tu pensi che io sia. Sono molto peggio di quello che tu credi.❞ unoceanochecisepara™ © all rights reserved. A Justin Bieber's story.