4. Chiara

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No, quando la tempesta finì tutti coloro che avevo prima intorno erano scomparsi; non riuscivo a vedere né sentire nessuno.
Rimasi lì per un po', spaventato, in attesa di un nuovo colpo di vento e di una nuova ondata di acqua, o forse solo di Jamie che venisse a consolarmi come quando ero piccolo, o magari sperando che la terra ricominciasse a girare al contrario, che il tempo tornasse indietro e io potessi avere ancora mio fratello accanto a me, per stringerlo forte e non lasciarlo più.
E non accadde nulla di tutto questo.
Ma arriva un momento, dopo la bufera, dopo la disperazione e le lacrime, in cui ormai la situazione non può più peggiorare; in quel momento i singhiozzi passano, scende una sorta di brezza fresca nell'animo, e una calma quasi innaturale. Inspiri l'aria gelida a pieni polmoni per far entrare dentro di te più ossigeno possibile, ed espiri con gli occhi chiusi che bruciano per le lacrime salate e per le gocce di pioggia, buttando fuori quell'angoscia che pesava dentro di te come un mattone.
È finita, ti dici.
Finita, torna la speranza!
Come dicono dalle mie parti, devi sopportare un po' di pioggia se vuoi avere l'arcobaleno.

Eppure sopra di me il cielo non si era aperto, nessun raggio di speranza era riuscito a rompere quella cappa grigia. Solo davanti, nella nebbia, si avvicinava piano una figura blu dai tratti vagamente familiari, e quella fu per me una luce di speranza così grande che mi dimenticai del dolore e dei miei vestiti grondanti per correrle incontro.
E bloccarmi a metà strada.
Non era Jamie.
Era una femmina, e sorrideva con quel sorriso caldo di chi si è appena reso conto di essere sopravvissuto. No, non poteva essere Jamie, lo vedevo chiaramente a mano a mano che i suoi tratti si facevano più nitidi; lei e quella sua allegria erano di un blu più chiaro, timido e ingenuo rispetto a quello del mio compagno di vita. Era pacato anche il suo passo mentre avanzava verso di me, e io senza nascondere la delusione ripresi a camminare per raggiungere l'unica creatura che riuscivo a intravedere nei dintorni.
Anche la sua voce era dolce e cristallina: "Sei vivo?"
Non ne ero molto sicuro a dir la verità.
"Un po' scosso".
Il sorriso si allargò; nonostante il suo vestitino celeste sembrasse ormai una cosa sola con il terreno grigio e bagnato, nonostante la sua pettinatura scompigliata, sembrava leggera e distante, come se tutto quello che era accaduto non fosse stato altro che una piacevole doccia.
Lei non aveva nessuno da cercare? Non sentiva quel magone in gola che le faceva venir voglia soltanto di continuare a piangere?
"Anche io" rispose, ad un'affermazione che ormai avevo già dimenticato di aver fatto.
"Quando il vento ha iniziato a farci cadere tutti a terra pensavo che non sarei mai riuscita a rialzarmi. Grazie per avermi dato una mano!".
Non le avevo mai dato una mano. Non avevo aiutato il mio amico di sempre, il mio fratello fidato, figuriamoci una sconosciuta!
Forse è così che si esce dalla zona oscura, pensai: matti.
Magari era per questo che i sopravvissuti non ne parlavano mai, perché avevano subito il lavaggio del cervello e non ricordavano più lucidamente le cose.
"Non ti ho mai aiutato, emh...
Com'è che ti chiami?"
"Chiara".
"Chiara. Devi avermi scambiato per qualcun altro, io ero completamente solo".
A piangere rannicchiato, avrei aggiunto, ma suonava più eroico fingere di essermela cavata da solo e basta.
"No, no, eri sicuramente tu..."
Mi scrutò attentamente con aria inquisitoria.
Doveva aver sbattuto la testa nel caos della tempesta.
O forse l'avevo sbattuta io.
Più probabilmente entrambi.
Però io mi ricordavo perfettamente di quello che era successo, e di tutta la mia vita precedente, e di Jamie che mi aveva promesso che non ci saremmo mai -
Jamie!

"Dov'è che ti ho aiutata?"
Mentre glielo chiedevo stavo già correndo nella direzione da cui era arrivata Chiara, che adesso teneva a fatica il passo dietro di me.
Non ero io l'eroe che l'aveva aiutata, chiaro: era Jamie!
Come avevo fatto a non capirlo subito? Eravamo uguali lui ed io, ce lo dicevano tutti! Eravamo identici, dello stesso blu cupo e misterioso.
"Non so dove fosse, girava tutto!" esclamò lei con un tono di protesta.
Mi voltai a guardarla con serietà; avrei voluto spiegarle che si trattava di Jamie, di una cosa importantissima, di una questione di vita o di morte. Avrei voluto implorarla di sforzare la memoria, ma poi ricordai la sensazione che la terra stesse ruotando, ruotando fortissimo sotto i miei piedi; non avrei saputo orientarmi nemmeno io in questo spazio desolato.
Eppure eravamo tanti, all'inizio. Dovevo spiegarle quale fosse il mio problema e pregarla di aiutarmi a trovare gli altri, almeno, per scoprire se Jamie fosse con loro.
Chiara mi anticipò: "Perché ti importa tanto?".
Non sapevo se avrebbe potuto darmi una mano, ma avevo bisogno di avere qualcuno accanto in quella mia impresa disperata; non capivo dove fossimo né perché ci fossimo finiti, ma quello che dovevo fare era trovare Jamie, e Chiara aveva la leggerezza che mi serviva per tenermi attaccato alla dimensione del razionale con un sottile filo celeste.
"Non ero io. Era Jamie..." e qui mi si spezzò la voce.
"Lui è come te?" sussurrò.
Annuii senza parlare, per paura che la mia voce si incrinasse di nuovo.
Annuì anche lei, con delicatezza: "Cerchiamolo allora".
Mi prese per mano, come aveva fatto Jamie per tenermi vicino a sé quando io volevo solo scappare. Mi sembrò quasi di sentire la presa salda del mio compagno di vita sulle dita; mi aveva stretto come se volesse dirmi che potevamo affrontare qualsiasi cosa, che insieme ce l'avremmo sicuramente fatta.
Io ce l'avevo fatta...
E lui?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 01, 2023 ⏰

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