Prefazione

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Abigail era seduta sul bordo dell’enorme lettone, che riempiva la sua piccola stanza ordinata. C’era una fresca e lieve brezza che entrava dalla grande finestra aperta, accanto alla scrivania. I fogli appoggiati sopra si muovevano come se si stessero lamentando della loro rigida esistenza. Dal lato del letto osservava le sue piantine che anch’esse si muovevano armoniosamente a ritmo. Teneva tra le mani due buste bianche, con il suo indirizzo stampato in nero. Abigail per quelle lettere si sentiva molto insicura e dubbiosa. Doveva prendere una decisione molto importante e sapeva benissimo che in vita sua, decidere non era mai stato il suo punto di forza.
Il suo futuro ed il legame con il padre dipendevano da quella scelta e questo la terrorizzava. Sospirando intensamente mentre si lasciò cadere all’indietro, ritrovandosi sdraiata sul soffice piumino azzurro.
A quel punto una voce la chiamò dal piano inferiore.
“Tesoro? Tra un po’ arriva zia Sarah, scenderesti ad aiutarmi con le ultime cose?” il padre era una sempre molto ansioso, non gli piaceva rischiare di fare tardi, nemmeno in famiglia.
A quel punto i pensieri di Abigail si mutarono nel pensiero del volto del padre, impanicato per le cose che ancora doveva preparare, di conseguenza smise di contemplare il soffitto bianco e si mise i vestiti che aveva preparato la sera prima, crema profumata e un tocco di lip-oil.
Era sempre stata la ragazza acqua e sapone, il poco tempo per prepararsi era un grande incentivo a proseguire quello stile di vita, inoltre l’abbigliamento era troppo elegante per rischiare di rovinarlo con un trucco pesante.
Il maglioncino molto semplice e chiaro le faceva risaltare i capelli rossicci e le lentiggini. La gonna di Chanel le dava invece un’aria sofisticata, e per non esagerare abbinò delle semplici ballerine nere a completare l’outfit.
Prima che il padre potesse richiamare la figlia, lei era già dietro di lui, a vedere a che punto erano i preparativi per il pranzo in famiglia. Ogni settimana lei e suo padre si incontravano per un pranzo o un thè con la zia Sara, la sorella di suo papà. I due erano sempre stati molto legati, fin dall’infanzia.
Questo nonostante gli impegni lavorativi e scolastici del nucleo famigliare. Infatti non era semplice combinare gli orari di una studentessa universitaria, un cardiochirurgo e un’avvocata. Mentre Abigail finiva di legare l’arrosto ripieno con il filo, suo padre sistemava gli ultimi dettagli della tavola, per poi dirigersi in cantina a prendere una bottiglia di vino rosso. Che avrebbe accompagnato la carne ed al contorno di verdure e patate.
A metà cottura, l’arrosto aveva già iniziato a profumare tutta la cucina e come per rispondere a quel richiamo il citofono prese a suonare. In pochi istanti Abigail era già alla porta, mentre stava per chiedere chi fosse, vide nella telecamera una figura dai boccoli rossicci in auto. Non c’erano dubbi, la zia era appena arrivata.
Azionò il cancello automatico, che all’istante fece entrare nel cortile la piccola decappottabile grigia, estremamente pulita e lucida come sempre. Mentre Abigail apriva la porta di casa la donna scese dalla vettura con l’estrema classe di sempre, portava un completo grigio, tacco dodici abbinato alla borsetta nera di marca.
La ragazza si diresse verso la zia adorata, per accoglierla. Il sorriso di quest’ultima si fece più ampio, a risposta di quello della ragazza. Si abbracciarono e iniziarono immediatamente a spettegolare delle ultime novità e di quello che ci sarebbe stato a pranzo. Il padre le raggiunse quando erano già entrate in cucina a controllare l’arrosto. Dopo un breve saluto di quest’ultimo si rimisero a spettegolare, questa volta tutti insieme, davanti il forno.
Il pranzo passò con la stessa leggerezza con la quale era iniziato, ma come temeva, ad un certo punto Abigail ricevette la domanda che più la spaventava. Era stata proprio quella zia che aveva promesso di non andare sull’argomento.
“Sei riuscita a prendere la decisione dell’università, sei ancora insicura? Andrai a vivere al campus? Resto dell'idea che ti converrebbe e che forse ti farebbe anche bene.”
Abigail rimase bloccata mentre il volto del padre mostrava sempre più tristezza e delusione. Era deluso che la figlia non gli avesse parlato della possibilità di trasferirsi.

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