Capitolo 2

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Faccio avanti e indietro per il corridoio aspettando di essere chiamata. Mi fermo però ogni volta che ripenso agli occhi infuriati dell'uomo che ho lasciato alla caffetteria, questo prima di correre fuori.

"Che figura" mi ripeto per la quarta volta "Ed era così bello, potevo definitivamente provarci ma ben fatto Riley" vengo risvegliata dai miei pensieri dal mio nome che viene chiamato per il corridoio

Faccio un respiro prima di entrare nell'ufficio del signor Santiago. Il mio sorriso e la mia autostima li trovo buttati fuori dalla finestra non appena i miei occhi incontrano quelli infuriati dell'uomo che ho incontrato non poco più di venti minuti fa

Socchiudo le labbra dallo shock e in questi pochi secondi, che sono sembrati infiniti, penso a quale sarebbe la scelta migliore. Se scappare, di nuovo, o tentare di far finta di nulla e andare avanti.

Penso al mio anno scolastico e decido che tentar non nuoce, per cui mi faccio coraggio e con un sorriso nervoso entro nella stanza

Non appena mi siedo mi aspetto un saluto, ma nulla. Il silenzio più totale, il che mi rende se possibile ancora più nervosa

Tossisco e cerco di forzare un altro sorriso prima di parlare "Uh" abbasso lo sguardo noto la macchia enorme sul fronte dei suoi pantaloni "Come-" mi fermo "Allora" mi interrompe lui

Tira fuori un foglio da una busta di fronte a lui

"Candidata numero venticinque" guarda il foglio che riconosco come il mio curriculum "Vorrebbe lavorare per me?" i suoi occhi mi scrutano con attenzione e io non riesco a mantenere il contatto per cui distolto lo sguardo

"Si, io-" vengo interrotta di nuovo quando lui mi parla sopra. Inizio ad irritarmi

"Mi faccia capire bene" si alza con il foglio in mano e si avvicina mettendosi davanti a me, appoggiato alla scrivania

"Fa tardi al colloquio, che doveva essere un ora e mezza fa" continua a tenere gli occhi fissi sul foglio davanti a se "È un, alcolizzata?" apro la bocca in shock quando lo dice e sto per ribattere quando alza la mano fermandomi "Un Martini alle dodici del mattino, non credo abbia bisogno di rispondere signorina-" abbassa lo sguardo sul foglio prima di riprendere "Anderson. Per concludere" posa il foglio sulla scrivania dietro di lui ora spostando lo sguardo su di me

"Mi sporca i vestiti e se ne va senza neanche scusarsi, offrire di ripagare il danno o qualsiasi forma di cortesia" non credo di essere mai stata insultata in modo così formale, il fatto di non capire metà delle parole che usa è ciò che mi irrita ancora di più. Tuttavia l'imbarazzo supera di gran lunga l'irritazione per cui a sto punto non so cosa rispondere

"E crede di essere utile alla compagnia?" non mi lascia rispondere e torna a sedersi "Abbiamo finito"

"Come?" riesco finalmente a dire qualcosa e lo vedo alzare lo sguardo su di me "Non ho bisogno di interrogarti per capire che non servi all'azienda. Per cui oggi hai finito, puoi tornare a casa" non mi guarda mentre parla ma lo vedo accendere il suo computer ignorandomi completamente

"Abbiamo un appuntamento" rispondo irritata "Si è preso un impegno, ed io non ho passato tutto quel casino sta mattina per essere mandata via così" continuo e finalmente si gira a guardarmi

Sembra pensarci su, non capisco lo sguardo che mi riserva ma sembra cambiare totalmente temperamento quando mi lancia un sorriso, palesemente falso.

Fa una breve risata "Mi parli di lei, Anderson"

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"Non può essere andata così male" risponde Melanie mettendosi una patatina in bocca. La guardo seria "Te lo devo raccontare di nuovo? Cos'hai che non va" mi lamento e la vedo alzare gli occhi al cielo

"Ed ecco la nostra storia con il capo sexy andata in fumo" sospira facendomi deprimere ancora di più

"Non c'è mai stata una storia così Melanie, sono scappata" urlo e mi fa segno di abbassare la voce quando alcune persone si girano verso di noi "Che figura. Ed un altro colloquio perso" mi appoggio al tavolo sentendomi tutta la stanchezza del giorno addosso

"Secondo me non è andata così male" le tiro un occhiataccia interrompendola

"A questo punto credo che tu non mi ascolti quando parlo" dico ed alza la mano fermandomi

"In settimana proverò ad aiutarti a trovare un altro lavoro. È incredibile come la scuola renda le ore di stage obbligatorie ma non ti aiuta a trovare dove lavorare" mormora ed annuisco.

"Vorrei aver cambiato scuola come te" sospiro e scuote la testa

"Non lo vuoi veramente. Mi salgono i conati di vomito solo a pensare in che buco sono finita" si lamenta passandosi la mano tra i capelli

"Grazie per essere venuta a pranzare con me, credo che sarei andata fuori di testa da sola"

"Mi aspettavo un finale del genere per cui non ringraziarmi" mi manda un bacio ed alzo gli occhi al cielo

"Basta" sbatte la mano sul tavolo facendomi sussultare

"Che problemi hai?"

"Stasera festeggiamo" annuisce convinta e per l'ennesima volta la guardo male

"Cosa festeggiamo, il mio quarto fallimento?"

"Esattamente" annuisce "Su con la vita, è stata solo una giornata no. E tu hai bisogno di pensare ad altro. Stasera si va a divertirsi!" la guardo e ci penso su un attimo prima di accettere.

Cosa che non avrei dovuto fare.

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