07: Cimitero

6 1 0
                                    

 Jimin restò col fiato sospeso

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Jimin restò col fiato sospeso. Una parte di lui desiderava molto fare qualcosa- era come se nella sua testa stesse tracciando un percorso. — Yoongi, è quasi impossibile che riescano ad entrare. — lo sguardo dell'amico era confuso e al tempo stesso spaventato, Yoongi aveva più paura delle idee folli che stava avendo Jimin che dell'intera situazione. — Lo dici allo stesso modo in cui dicesti che non avrebbero avuto armi i pazzi che ci sono qui fuori? — No! Diavolo. Le porte sono in ferro, molto pesante, è tutto ben chiuso. Possibile che dobbiamo rimanere chiusi in delle stanze quando potremmo attrezzarci per qualsiasi evenienza? Possiamo prendere qualcosa dalla cucina, potremmo trovare qualcosa di appuntito anzitutto, e dopo tornare ai nostri posti. — Tu sei un folle. — gli occhi di Yoongi ritrarono- aveva senso ma, di sicuro, non avrebbero avuto sicurezza di trovare qualcosa di utile. Coltelli? Padelle? Erano quelli gli oggetti con cui avrebbero dovuto proteggersi? Gli occhi di Jimin brillavano, forse per via della paura o per il semplice fatto che fosse stanco. — Occhieggiare in cucina per cercare qualcosa che non sei nemmeno sicuro di trovare è solo una mossa stupida, davvero stupida. — le parole di Yoongi erano severe seppur vere; la verità era che si ritrovavano in un grande casino, non importava quanto potessero provare a fare qualcosa, l'unica scelta sicura sarebbe stata quella di rimanere ai propri posti, buoni, senza alcun tipo di ghiribizzo in testa. — Caro Jimin, il fatto che tu voglia fare qualcosa è davvero apprezzato, ma non hai ancora capito una cosa: siamo tutti sulla stessa merda di barca. Se tu esci rischieresti anche lo zero virgola uno percento di probabilità di recarti qualsiasi danno possibile, ti sembrerebbe logico rischiare così? A vuoto? — l'amico fissò il pavimento trovandolo improvvisamente interessante. Jimin era cosciente che quell'idea avrebbe potuto metterlo in pericolo ma lo avrebbe fatto senza alcun problema se avesse avuto la possibilità di aiutare tutti loro. — Yoongi, io vado. — Fai ciò che vuoi, Jimin. Ma io sono davvero stanco di fare scelte sbagliate. — e attimi dopo Jimin si alzò, aprì la porta e si diresse a passo lento verso le scale.
Avanzò silenziosamente lungo le scale, cercando di ignorare l'agitazione che cresceva dentro di lui. La sua mente era concentrata sull'idea di trovare qualcosa in cucina che potesse proteggerli, ma anche su come farlo senza attirare l'attenzione degli altri. Il pensiero di dover affrontare l'ignoto era spaventoso, ma la sua determinazione a proteggere gli amici era più forte.

Raggiunse la cucina, un luogo ora inquietante nell'oscurità. Le ombre danzavano lungo le pareti mentre cercava freneticamente qualcosa che potesse essere usato come arma. La tensione nell'aria era palpabile, e Jimin si sentiva come se fosse inseguito da uno sguardo invisibile.
Trovò una lunga asta di metallo che sembrava appartenere a una vecchia scopa. Era l'unico oggetto che sembrava potesse essere utilizzato come difesa. Lo prese silenziosamente e si diresse verso la porta della cucina per tornare dai suoi amici.
Ma mentre tornava indietro, udì un sussurro provenire dalla stanza di fianco. Si fermò di colpo, cercando di capire da dove provenisse quel suono. Le sue orecchie erano tese, ma non riusciva a distinguere le parole. Era come se qualcuno stesse parlando sottovoce, poi ricordò: Gayoon e Taehyung.
Il suo cuore batteva furiosamente mentre cercava di rimanere silenzioso- non poteva parlare a voce alta, non poteva nemmeno muoversi velocemente, doveva impegnarsi a rimanere in silenzio e a muoversi lentamente per evitare di attirare l'attenzione dall'esterno.

— Potremmo almeno provare per una volta ad accettare i nostri sentimenti.
— Sono d'accordo, Kook. Alla fine, questa potrebbe essere la fine.
HyunA poggiò la testa sulla spalla del ragazzo sentendo il cuore a mille- Jungkook la fece sollevare per poi prenderle il viso con una mano avvicinandolo al suo.

Giunto avanti la porta d'ingresso, dove vi erano posizionate la scale, fece qualche passo avanti quasi raggiungendole finché la situazione prese una svolta inaspettata.

L'atmosfera nella stanza era tesa, con il suono degli spari che sembrava avvicinarsi sempre di più. Gayoon si sentiva vulnerabile, ma la presenza rassicurante di Taehyung le offriva un minimo di conforto in mezzo al caos.
Taehyung cercò di tranquillizzarla con parole di conforto, dicendole di mantenere la calma e di resistere alla paura. La sua voce era ferma, ma anche lui sapeva che la situazione era estremamente pericolosa.
— Non moriremo qui dentro — ripeté Taehyung con determinazione, cercando di infondere fiducia in lei.
— Taehyung, sì che moriremo. Ma ti ringrazio per essere stato un buon amico anche adesso e per avermi detto una bugia bianca.
Taehyung capì quanto fosse spaventata Gayoon e cercò di essere il suo punto di riferimento. — Non dobbiamo arrenderci, Gayoon. Abbiamo ancora una possibilità di sopravvivere a questa notte. — Prese la mano della ragazza con gentilezza, cercando di darle conforto. — Restiamo in silenzio, ascoltiamo attentamente cosa sta accadendo là fuori e quando ci sarà silenzio ci riuniremo tutti.
Gayoon annuì, l'incertezza ancora presente nei suoi occhi. Ma sapeva che Taehyung si sbagliava.

Jimin, con il cuore che gli batteva furiosamente nel petto realizzò che quello sarebbe stato il capolinea. La porta si spalancò di colpo, rivelando l'intero gruppo di persone mascherate, armate e pronte a sparare. Jimin si trovò improvvisamente di fronte a un caos di colpi di fuoco proiettando la sua mente al futuro, quando lui e tutti i suoi amici sarebbero presto morti.

Il suono degli spari lo sovrastò. La casa sperduta si trasformò in un campo di battaglia improvvisato- un cimitero.

Mi dispiace tanto, ragazzi.

L'incubo della casa sperduta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora