Capitolo 2

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La sua vita andava avanti così da quella che doveva essere più o meno una settimana. Aveva passato quelle poche ore in cui riusciva a rimanere sveglia a cercare una via di uscita. Non si era rassegnata dopo il primo giorno e neanche per i sette successivi. Ma ora conosceva ogni angolo di quella cella a memoria. La puzza di acqua marcia si era unita a quella del vomito di due giorni prima. Il suo stomaco non reggeva più quella minestra disgustosa. Non poteva uscire di lì. Aveva iniziato a segnare sul muro i giorni che passavano, in base alla posizione del sole, ed era arrivata a otto quella mattina stessa. Si sedette al centro della stanza attenta a non avvicinarsi per troppo tempo alle pareti che avrebbero risucchiato tutta la sua energia in un batter d'occhio. Si mise a pensare, pensò a prima che quell'incubo iniziasse, ai suoi anni ad Hogwarts, al ballo del ceppo, al matrimonio di Fleur e Bill, che era accaduto lo stesso anno, ma a lei sembrava fosse passata una vita. Poi chiuse gli occhi e i ricordi della settimana prima iniziarono a riaffiorare. Il terrore di Bellatrix alla vista della spada. Il suo urlo quando il Cruciatus la colpì, Bellatrix che le alitava in faccia domande a cui lei non sapeva rispondere, le lacrime, i singhiozzi, la lama incantata del coltello che le scorreva sul braccio mentre la famosa parola veniva incisa: "Sanguesporco" non l'aveva ancora guardata, non aveva ancora trovato il coraggio. Si ricordò lo sguardo dei presenti alla sua tortura. Il sorriso ghignante di Lucius, così simile a quello del figlio, il volto inespressivo della signora Malfoy e infine l'occhiata di terrore che Draco le stava riservando, subito dopo si rese conto che non era per lei. Era per sua zia. Che stava facendo la stessa cosa che lui aveva fatto per anni. Le stava ricordando quanto non fosse una strega, quanto il suo sangue non fosse puro, quanto fosse sbagliata.
Ma se quello era ciò in cui anche lui credeva, perché aiutarla? Perché salvarla da un dolore che l'avrebbe portata più vicina alla morte?
La speranza che si fosse pentito le passo per la mente, veloce, senza lasciare nulla. Ma quando ci si trovava in cella la speranza era l'unica cosa a cui ci si poteva attaccare. È così fece Hermione, lasciò che il pensiero che Malfoy l'avrebbe aiutata prendesse il sopravvento. E cullata da quella nuova speranza si addormentò nuovamente.

La mattina seguente, quando riuscì a mettersi i piedi senza troppi sforzi, controllò la posizione del sole. Erano più o meno le 8. Non era mai riuscita ad aprire gli occhi prima delle 10 quindi lo considerava un buon traguardo. Si guardò intorno per controllare se la sua colazione/pranzo fosse già lì. Ma quando si avvicinò alla porta non trovò nessun vassoio. Solo un pezzo di giornale. Buttato per terra, al buio. Lo raccolse con le mani che tremavano e si costrinse ad arrivare al centro della stanza prima di fiondarsi a leggere ciò che c'era scritto. Era solo il pezzo con la data del giorno e la lista delle persone scomparse o morte. Era martedì. 23 Marzo (1)
Tra i caduti nessuno che lei conoscesse e tra gli scomparsi... il suo nome, era il primo. In alto. Non riuscì ad andare avanti. Le lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto iniziarono a scendere sulle sue guance silenziose. Si lascio scappare un singhiozzo, sordo nel silenzio della cella.

Quando si ricompose, pensò che quello non doveva essere un giornale normale, il ministero era sotto il controllo dei mangiamorte e non avrebbero mai lasciato che si stampasse una cosa del genere. Studiò la carta con attenzione, la riconobbe, era il Cavillo. Chi in quella casa si era premurato di portarle una pagina strappata a un giornale reputato così sporco e che ormai veniva usato solo dall'Ordine e raramente? Un nome solo le balenò nella testa: Draco Malfoy. Piego il pezzo di carta e se lo infilò in tasca.

La mattina dopo si alzò di corsa e si fiondò verso la porta, una fitta al polpaccio la fece cadere ed ebbe bisogno di qualche minuto per riprendersi. Quando raggiunse il pezzo di giornale controllò di nuovo la data.
Mercoledì. 24 marzo.
Passo un veloce sguardo tra i caduti, di nuovo nessuno che conosceva. Il suo nome svettava nuovamente tra gli scomparsi. Stavolta non si lasciò trascinare dalle emozioni. Andò avanti. Ogni nome che leggeva tirava un sospiro di sollievo fino a... Dean Thomas. Lo sapeva, lo aveva sentito mesi prima in radio. Nessuno lo aveva ancora trovato. Si accasciò sul pavimento. Poteva andare peggio. E infilò anche questo pezzo di carta in tasca.

Passò un'ora a fissare il vuoto. Era certa che fosse Malfoy a lasciarle quegli stracci di giornale. Quando stava per stendersi e riaddormentarsi la porta scattò. Si chiese chi fosse e cosa volesse, Aveva già mangiato quella mattina e nessuno si era mai presentato a quell'ora. Si alzò in piedi, ma non fece in tempo a dire nulla che un uomo, mascherato, la prese di peso e la trascinò fuori. Cercò di combattere ma era troppo stanca e troppo dolorante. Appena uscì dalla cella l'aria si fece più leggera ma il suo corpo più pesante. La sua magia, dopo essere stata bloccata per lungo tempo, fremeva per uscire. Non fece in tempo neanche a pensare ad un incantesimo che qualcosa le si chiuse intorno al collo. Rame. Ancora. Stavolta era vicino. Non poteva scappare. Era sulla sua pelle. Le stava bruciando l'anima.

Venne quasi trascinata su delle scale, la vista le si stava offuscando, tutte le poche energie che aveva in corpo erano occupate a combattere quel blocco che la stava facendo impazzire. Si perse tra i corridoi immensi del Manor. Non riuscì ad orientarsi. Entrarono in una stanza, la conosceva. Venne lanciata sul pavimento, al centro, sotto il lampadario, che era stato rimpiazzato dopo che Dobby aveva fatto cadere il precedente, dandole una possibilità di salvarsi, una possibilità che lei non era riuscita a cogliere. Rivisse tutta la scena, il pavimento freddo portò a galla il ricordo. Girò lo sguardo e lo vide, offuscato, era ancora lì. Malfoy, era elegante, ma spaventato, si rifiutava di guardala. Cercò i suoi occhi, che per quanto freddi erano l'unica cosa che le aveva permesso di scaldarsi prima di dormire quei nove giorni in cella. Li trovò quando lui abbassò lo sguardo. E il cuore di lei riprese a battere ad un ritmo normale.

La speranza era un'arma potente. 

Spazio Autrice
(1) Ho scelto marzo come periodo perché mi sembrava il più giusto. La battaglia finale si svolge a maggio e Hermione ed Harry si trovavano a Godric's Hollow a Natale. Quindi questa storia avviene più o meno a metà tra i due eventi.

Perdonami// Dramione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora