Capitolo 3

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Ero ancora immobile sul pavimento. I miei occhi incastrati nei suoi, vedevo il dolore, la paura. Le sue iridi di ghiaccio riuscivano ad accendermi l'anima come mai niente prima, sentivo il calore irradiarsi dove la magia non poteva arrivare, dai piedi alle punte delle mani. Bastò questo per ritrovare tutta la forza che quel collare mi stava portando via.

<<Draco>> una voce lo chiamò, non mi era nuova, avrei riconosciuto quel sibilio dappertutto. Fu lui il primo ad interrompere il nostro colloquio silenzioso rivolgendo la testa verso il lato opposto. E così feci io.

Lo vidi lì, in piedi, la bacchetta in mano, gli occhi socchiusi, il mantello troppo lungo che strusciava per terra. Si mosse con estrema eleganza e si sedette su quello che poteva sembrare un trono a pochi metri da lei.

<<Mio signore>> la voce tremante di Malfoy rispose scattando, come se fosse stato colto a rubare un pacchetto di gomme in un supermercato.

<<Da quanto avete trovato la sanguesporco Lucius>> chiese girando lo sguardo e rivolgendosi direttamente al mangiamorte, che a testa bassa aspettava di essere interpellato.

<<Da undici giorni mio signore>>
così erano passati undici giorni dall'inizio della sua tortura, pensò la ragazza.

<E per quale assurdo motivo vi siete rivolti a me solo ora?!>> si stava arrabbiando, la voce si faceva più alta e più profonda, si muoveva irrequieto sul trono in attesa di una giustificazione che Hermione sapeva non avrebbe trovato valida. Qualunque essa fosse.

<<V-volevamo attendere p-per vedere se i s-suoi amichetti sarebbero tornati a prenderla>>
rispose Lucius a testa bassa, temendo la reazione del Signore Oscuro.

<<E dimmi Lucius, sono tornati?>> andò avanti lui.

<<N-no, mio signore>> rispose con un filo di voce stavolta.

Voldemort sbuffò e concentrò l'attenzione sulla ragazza stesa sul pavimento. Si alzò in piedi e lasciandosi dietro il fruscio del mantello le arrivò vicino, troppo vicino. La ragazza si impedì di tremare o di mettersi a piangere, non si doveva far vedere debole.

<<Hermione, che piacere vederti>>
le disse ad un centimetro dalla sua faccia alitandole sulla guancia. Hermione raccolse tutto il coraggio che le rimaneva in corpo.

Sputò ai suoi piedi e disse
<<Vorrei poter dire lo stesso...>> si fermò tre secondi e poi guardando dritto negli occhi quel mostro finì la frase.

<<...Tom>> nella stanza si sentirono una serie di sussurri e dei respiri trattenuti.

Il Signore Oscuro si lasciò scappare un sibilo di indignazione seguito da un "come osi?!" appena sussurrato. Alzò la bacchetta ed Hermione era pronta. Sperava in un anatema che uccide, sarebbe stato veloce, indolore.
Invece un "crucio" a mezza voce le fece spalancare gli occhi. Sentì mille lame trafiggere il corpo, provò a strillare ma nulla uscì dalla sua bocca. Si dimenava ma non una lacrima uscì dai suoi occhi. Assorbiva il dolore, il corpo era al limite. Le sembrava un'eternità ma riusciva solo a vedere il la luce rossa uscire dalla bacchetta, sentiva la potenza di quel Cruciatus come mai prima. Quello di Bellatrix le sembrava una passeggiata a confronto. Non smetteva più, non si fermava, sarebbe morta di dolore. Voltò il capo in cerca di aiuto, lo vide di nuovo, inizialmente sfocato, poi riuscì a distinguere i tratti del suo volto, le guance scavate, la fronte sudata, gli occhi pieni di terrore, la bocca sussurrava qualcosa. Si concentrò su quello per distrarsi dal dolore che la stava portando al limite. Sembrava una parola sola, ripetuta tante volte. La colse mentre il Cruciatus finiva e spalancò gli occhi.
Draco Malfoy le stava sussurrando "perdonami".
Con questa consapevolezza svenne.

Quando rispalancò gli occhi era di nuovo nella bettola. Il collare era sparito, ma la presenza del rame le pesava sul corpo come un macigno. In quella posizione, immobile, si lasciò andare ad un pianto disperato, strillò fino a che la sua voce si rifiutò si assecondarla. La gola le bruciava, le bruciava tutto a dir la verità. Sentiva ancora la potenza di quella maledizione scorrere nelle sue vene. Sentiva di star impazzendo. Ricordò i genitori di Neville, di come loro fossero usciti di senno per colpa di quell'incantesimo. Non avrebbe retto ancora a lungo. Forse avrebbe dovuto darsi una regolata, ma era stato più forte di lei. Lui l'aveva sfottuta e lei aveva risposto a tono. Lo aveva sempre fatto, con Ron quando la prendeva in giro, con i primini quando le facevano il verso dietro e con...Malfoy. Non si ricordava una conversazione normale con il ragazzo, una senza insulti, senza frasi ricche di sarcasmo. Non erano mai avvenute.

Allora perché si sentiva in bisogno di chiederle perdono, perché a lei, alla Sanguesporco che aveva insultato per sei lunghi anni? Perché si sentiva in dovere di sussurrarle "perdonami" come se fosse la cosa a cui teneva di più al mondo? Che se lo fosse sognato?

Decise di non pensarci oltre perché la testa stava iniziando a pulsare più forte e non poteva sopportare un altro svenimento. Così, lentamente, girò il collo e trovò per terra, accanto alla porta, tre pezzi di giornale. Si mosse piano, sperava di farcela, ma non ci riuscì. Un brivido di dolore lancinante le pervase la spina dorsale fino a diramarsi in tutti gli angoli del suo corpo. Il respiro corto, era affannata. Decise che non si sarebbe mossa oltre.

Perdonami// Dramione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora