1.1 Chiara Accolti Marchesi

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Chiara si sistemò sulla sedia a disagio e tossicchiò con discrezione per la terza volta consecutiva in meno di cinque minuti. Per tutte le prime tre ore Edoardo aveva continuato a fare scattare il pulsantino della penna senza permetterle di concentrarsi.

Si trattava di un comportamento davvero anomalo per lui. Certo, il ragazzo non si era mai sprecato troppo ad ascoltare le lezioni con tutta l’attenzione disponibile, però non aveva neanche mai disturbato prima, non sino al punto di distrarla in quel modo. Sapeva quanto lei tenesse a sentire la professoressa, soprattutto per le materie scientifiche di cui non capiva un accidenti.

Click. Click. Click. Click.

Si aggiustò ancora una volta con uno sbuffo, nel tentativo di non pensarci. L’ora di fisica era quasi terminata, forse durante la ricreazione si sarebbe rilassato un pochino e avrebbe smesso con questa tortura.

Click. Click. Click.

Chiuse gli occhi per trattenersi dallo sbottare. Non avrebbe voluto dirgli di smetterla, del resto si trattava della prima volta, di solito era un ragazzo educato, ma era davvero sul punto di dare i numeri.

Click. Click. Click. Click. Click. Click.

Rinunciò ad ascoltare, capì che non era aria. Gli lanciò uno sguardo di sfuggita nel tentativo di catturare la sua attenzione, ma lui sembrava troppo impegnato a struggersi per notare la sua non tanto improvvisa insofferenza.

Benché non avesse scelto quella disposizione di banchi per sua volontà, arrivata troppo in ritardo il primo giorno per avere voce in capitolo, era sempre andata d’accordo col suo compagno, non era mai stato necessario discutere.

Click. Click. Click. Click.

La ragazza aprì la bocca per dire qualcosa, qualunque cosa potesse farlo smettere, quando la campanella suonò. 

La professoressa Scarpa si alzò dalla sua sedia alla cattedra. «Bene! Per stavolta abbiamo finito, ma ricordate che dalla prossima settimana inizieranno le interrogazioni, quindi venerdì dovremo davvero correre. In questi giorni iniziate a leggere il capitolo, così potremo andare più in fretta.»

Edoardo si sporse verso di lei per sibilarle un commento tra i denti. «Spiegare questa roba dovrebbe essere il suo lavoro. Perché dovremmo leggercelo da soli?»

«Allora stavi ascoltando» rispose, in un sussurro. «Pensavo fossi troppo impegnato con quel tuo tic irritante.»

«Io ascolto tutto, Marchesi, dovresti saperlo.»

Chiara accennò un sorrisino. «Ma sentitelo…»

«Dio mio» esclamò una voce che conoscevano bene dal banco dietro il loro, «abbiamo capito! Ci sono le interrogazioni, lo state ripetendo da settimane! Non siamo così stupidi, ce lo ricordiamo. Se avessi un euro per ogni volta che l'avete detto, a quest’ora sarei Jeff Bezos…»

Lorenzo, migliore amico di Edoardo, si dondolava indietro con la sedia come sempre,  col rischio perenne di sbilanciarsi all’indietro e spaccarsi la testa. Aveva sul volto il suo solito grugno annoiato, e davanti a lui sul banco teneva un astuccio che di sicuro conteneva il suo cellulare. 

«Perfetto, Coletti, dato che a quanto pare ne sei al corrente da un po’, facciamo che sarai il primo!» rispose la donna, infilando il libro nella valigetta. «Contento?»

«Cosa? Ma ho solo detto–»

«Finiscila, o sposterò le interrogazioni a venerdì, e insieme a te chiamerò anche tre tuoi compagni. Poi sarai tu a dover spiegare a tutti perché abbiamo iniziato prima.»

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