"Svelta, prima che qualcuno ci veda!"
Rea sussurrò quelle parole con l'urgenza di chi sta rubando del cibo dal retro di una locanda . Ed è proprio ciò che lei e la sua amica Lia erano intente a fare.
L'una di guardia allo sportello della cucina e l'altra rannicchiata nella dispensa che osservava con cura due mele.
"Va bene,va bene" con un sospiro melodrammatico la ragazza le fece ricadere nel sacco che aveva accanto. Era così logoro che doveva stare attenta a non perdere tutto il contenuto.
Proprio in quel momento l'oste si avvicinò allo sportello tra la sala e la cucina e Rea fece un balzo all'indietro. Con un movimento rapido ed esperto si rialzò e prese Lia per il polso,spingendola verso la finestra dalla quale erano entrate.
"Ancora voi! Dannate ragazzine!" Sentirono alle proprie spalle mentre si allontanavano correndo a perdifiato e inoltrandosi nei vicoli stretti e bui di Edises,la città di nessuno.
Li chiamavano i ratti,bambini e adolescenti che erano rimasti soli al mondo e che si consideravano fortunati ad avere un giorno in più ogni volta che aprivano gli occhi. Essi conoscevano ogni centimetro di Edises,abituati a nascondersi da chiunque fosse fuori dal loro gruppo.
Nel caso delle due ragazze il gruppo era solo una coppia. Si conoscevano da quando quel posto era totalmente diverso,da quando la città era una culla di cultura e sembrava quasi incantata.
Si fermarono ansimanti,una accanto all'altra.Lia,la più piccola si aggrappò al braccio dell'amica e si piegò per riprendere fiato.
"Scommetto che non ci stava nemmeno seguendo" disse poi risollevandosi .
Rea sorrise. Era sicuro così, probabilmente aveva già abbastanza da fare nella locanda,visto il tipo di clientela . Si trovava esattamente al confine tra Edises e il regno occidentale ed era costantemente frequentata da soldati di ventura,mercenari,banditi e chiunque si trovasse a passare di lì. Edises era una piccola città nel mezzo dei quattro regni e non aveva alcun sovrano o reggente. Un colpo di stato,avvenuto quando Rea e Lia avevano cinque e tre anni,nove anni prima, aveva distrutto qualsiasi tipo di civiltà,trasformando quel posto in un covo di orfani,poveri e delinquenti ricercati negli altri regni.
"Andiamo adesso" Rea fece un passo in avanti per riprendere il cammino ma inciampò in qualcosa e si ritrovò a terra. Ma quando tastò con le mani la pietra della stradina per rialzarsi notò qualcosa di viscido e appiccicoso. Era buio per notarlo prima ma l'urlo dell'amica le confermò il sospetto. Sangue.
La ragazzina rabbrividì e si alzò di scatto,mentre Lia con le mani davanti alla bocca guardava con orrore la cosa in cui l'altra era inciampata.Un corpo giaceva proprio lì, accanto ai piedi di Rea che dovette raccogliere tutta la propria forza per non vomitare all'istante e allontanarsi il prima possibile.
"Ferme!" La luce di una lanterna puntata su di loro illuminò il vicolo e l'uomo riverso a terra. Si trovavano davanti ai più grandi nemici di Edises. I soldati.
Rea non aveva nessuna intenzione di scoprire da quale regno provenissero,le bastava sapere che erano guardie e che cercavano un colpevole da portare al proprio sovrano per ricevere una medaglia in cambio di una vita innocente.
Così iniziò una nuova corsa.
Le due amiche si separarono ad un incrocio,sperando di dare agli uomini meno possibilità di riuscita,ma Rea non poteva fare a meno di aver paura di non rivedere mai più Lia. Era sempre stata la più fragile,esile come un fuscello,delicata come una bambola,una nota stonata in un mondo tanto crudele.
E aveva paura anche per sé stessa,sapeva che se fosse stata presa la morte sarebbe stata la cosa migliore che le potesse capitare. Ma non sempre i soldati facevano questo favore agli orfani. Rapiti,venduti, torturati,utilizzati in attentati e chissà cos'altro.
Svoltò un angolo,era quasi arrivata al passaggio che l'avrebbe condotta oltre le mura,verso la foresta dove lei e gli altri ragazzini avevano costruito dei rifugi alla meglio che chiamavano casa.
Si guardò alle spalle e non sembrava ci fosse nessuno a rincorrerla, un silenzio insolito così opprimente da fare paura.
Un dubbio iniziò ad insinuarsi nella sua mente.
Che avessero preso Lia?
Il cuore prese a tamburellare nel suo fragile petto. Doveva tornare indietro?
E se invece Lia fosse arrivata prima di lei e si fosse già avviata?
Non poteva rischiare di lasciarla lì.
Allora decise di nascondersi. Piccola e magra com'era si rannicchiò in una fessura delle mura abbastanza grande da contenere il suo corpo e aspettò.
Il tempo passava ma non accadeva assolutamente nulla,non un suono si udiva, nemmeno in lontananza, l'unica cosa che Rea poteva ascoltare era il suo cuore impazzito.
Poi, improvvisamente,il rumore di passi inconfondibile. Correvano sempre come se non conoscessero fatica, un rumore ritmico e metodico accompagnato dal tintinnare metallico delle armi che avevano addosso.
Il soldato si fermò proprio davanti al nascondiglio di Rea che,da dove si trovava ,riusciva a vedere soltanto i suoi piedi. Sperò che non la vedesse perché muoversi e scappare da quella posizione in cui era stata per troppo tempo non era un'impresa semplice.
Ma accadde qualcosa che lei di certo non si aspettava.
Lui cadde a terra,in ginocchio,tenendosi un punto al di sotto delle costole con le mani. Respirava a fatica,si vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi in tentativi disperati.
Ferito com'era non rappresentava una vera minaccia per la ragazza che, finché era ancora coperta dal suo nascondiglio, si mosse con lentezza , posizionandosi in modo da poter correre prima di darsi uno slancio. Passò dietro all'uomo in ginocchio che come previsto non reagì.
Ma mentre lei era all'entrata del passaggio qualcosa la spinse a voltarsi .
Combatté contro sé stessa,si diede della stupida ma non poté fare a meno di tornare indietro.
"Dov'è la mia amica?" Raccolse tutto il coraggio che aveva per rivolgere questa domanda al soldato che,in quel momento sollevò la testa china verso di lei.
Rea sussultò. Doveva essere poco più grande di lei,al massimo poteva arrivare ai diciotto anni e lo avevano mandato a morire ad Edises.
Ma questo non la fermò dal ripetere la domanda con voce più ferma.
"Dov'è la mia amica? Cosa le avete fatto?!"
Lui emise un verso sofferente prima di parlare.
"È scappata,non ho idea di dove sia,ci hanno attaccati".
Rea allora notò la freccia conficcata nel punto in cui lui teneva ancora le mani sanguinanti. Aveva visto abbastanza persone ferite da sapere che non aveva molte possibilità di farcela.
Ma il suo pensiero insistente era Lia,dove si era cacciata?
Aspettò ancora. Il suo sguardo saettava insistentemente tra il passaggio e il ragazzo sofferente che nel frattempo si era accasciato contro il muro. Aveva gli occhi chiusi ma respirava ancora .
"Aiutami" il suo fu poco più di un rantolo,al punto che Rea pensò di averlo immaginato,prima di sentirlo ancora.
"Aiutami"
Rea spostò di nuovo lo sguardo verso il passaggio e la strada silenziosa. Si morse un labbro .
Non voleva vedere una persona morire davanti ai propri occhi per l'ennesima volta,voleva solo andarsene di lì il prima possibile e ritrovare la sua amica.
"D'accordo...se ti aiuto devi trovare la mia amica,hai sicuramente più mezzi di me. Viva o morta voglio sapere dov'è."
Le costò molto pronunciare quelle parole senza scoppiare a piangere,ma non era di certo il momento per farlo.
Si chinò verso il ragazzo e gli fece scorrere il braccio sulla schiena per sostenerlo e aiutarlo ad alzarsi.
"Prometti!"lo esortò.
Lui annuì e lei lo sostenne verso il passaggio. Era molto più alto e pesante di lei e più volte si ritrovarono entrambi a terra.
Nessuno dei due protestò mai.
L'una speranzosa della promessa fatta e l'altro per riconoscenza alla sua salvatrice .
Arrivarono al rifugio. Una baracca fatta di vecchi assi di legno diroccati e vecchie coperte luride.
Rea lo fece adagiare a terra e lo coprì mentre tremava per la febbre,realizzando di non avere la minima idea di come si curasse una ferita in quello stato.
Lui, intuendo la sua difficoltà,con un movimento rapido estrasse da solo la freccia, prima di perdere conoscenza.
La ragazza con la mano tremante gli portò un dito sotto il naso per controllare che respirasse. Quando ne fu certa sospirò e corse verso il secchio d'acqua che aveva riempito la mattina, strappò un pezzo della coperta e del suo vestito già distrutto e li bagnò nell'acqua.
Spogliò il torso del ragazzo e pulí la ferita aperta. I suoi muscoli si contrassero per il dolore quando lei la toccò, così provò ad essere più delicata.
Poi si occupò della febbre. La pelle del giovane soldato bruciava e sudava e lei dovette bagnarlo continuamente fino all'alba,prima che si abbassasse.
Alla fine,esausta ,Rea si abbandonò ad un sonno agitato e terribile. Continuava a sognare Lia che l'accusava di averla abbandonata,di aver infranto la promessa fatta da bambine, quando Rea le aveva giurato di proteggerla come una sorella maggiore. Sognò il corpo fragile dell'amica in una fossa di cadaveri,i suoi capelli biondi sparsi sul volto,la pelle cadaverica e gli occhi azzurri che la fissavano.
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Memories Of A Goddess
FantasíaEdises è il regno di nessuno,sopravvivere è l'unico pensiero dei suoi abitanti. Tra loro Rea. Da sempre ombra protettiva della sua unica amica Lia,vede la sua illusoria quotidianità sgretolarsi quando sono costrette a fuggire da un gruppo di soldati...