E IL LIETO FINE?

1. In principio

Era il 2008. Avevo solo undici anni e vivevo una vita normale, da pre-adolescente.
Non mi preoccupavo mai di nulla a parte che scegliere i vestiti per uscire, i balli o le parti migliori quando giocavo con le amiche: ero una semplice bambina di undici anni, una noiosa bambina di undici anni.
Avevo due fratelli più piccoli, Calogero e Samuele, e ciò faceva di me la principessina di papà, tanti amici per i cui ero sempre al centro dell'attenzione e dei genitori fin troppo iper-protettivi.

Quell'estate è stata molto particolare per tanti motivi che sarò costretta a dirvi per iniziare davvero questa storia.
Innanzi tutto stavo finalmente per avere una sorellina. La aspettavo da ben otto anni. Ho pregato parecchio perché arrivasse e finalmente rimanevano solo due mesi per conoscerla, per cui ero davvero molto emozionata. Ora che ci penso forse questo è stato l'unico periodo della mia vita in cui sono stata accanto a mia madre. Ah, per la cronaca: è una di quelle persone cattive e ipocrite, per me è stata una come una strega.
Comunque parlando di cose interessanti aspetterete sicuramente l'entrata in scena di un ragazzo...ora ci arrivo.

Non avevo mai badato al sesso opposto al mio. Ero circondata da ragazzi ma non me ne importava per niente di loro. A undici anni cosa potevo volere di più che stare tutto il giorno sotto casa a giocare e ballare con gli amici?
Ecco, quell'estate iniziai ad accorgermi che sono una ragazza, e che in quanto ragazza attraevo i maschi...in particolare uno.

C'era un vicino, aveva più o meno 15 anni e da un po avevo attirato la sua attenzione. Ciò era irritante per me, perché qualunque cosa facessi avevo i suoi profondi occhi addosso.
Era uno di quei ragazzi che sembrano dei delinquenti, con la pelle scura, i capelli ricci e i vestiti larghi. Avete presente degli hipster? Ecco una cosa del genere.
Questo stava tutto il giorno affacciato al suo balcone a guardarmi. Questa storia durò tutta l'estate.
Non so cosa ci trovasse in me quel tipo, ma il punto è che lo odiavo, mi stava davvero molto più che antipatico e il fatto che stava lassù tutto il giorno, tutti i giorni a fissarmi non migliorava la situazione.

Feci un grandissimo errore: mi sono fissata su quel tipo. Mi dava sempre più fastidio e ciò non era un buon segno; stava smuovendo qualcosa dentro di me: sì, stavo impazzendo. Non riuscivo a motivare cosa lo portasse a fissare con attenzione ogni mia mossa, passo, movimento o parola, come se mi stesse studiando da lontano.
Era qualcosa che non potevo controllare e non mi stava bene perché tutto doveva essere sempre  sotto il mio controllo.

I miei genitori erano molto all'antica: a undici anni non avevo ancora un cellulare. Fu in quell'Agosto che oltre alla mia sorellina ricevetti il mio primo telefono, ed era davvero carino: era arancione, aveva i bluetooth e la fotocamera, con una scheda avente 4000 messaggi mensili gratis. L'unica scocciatura era che dovevo condividerlo con mio fratello, con quello stupido di mio fratello.
Vi starete chiedendo perché prendo per stupido un povero bambino di nove anni. Ve lo spiego subito...
Quel furbo del mio vicino quindicenne, non so spiegarmi ancora come sia successo, ha fatto il modo di scambiarsi il numero con il piccolo, stupido Calogero che ha ovviamente accettato.

Non ci ho badato molto all'inizio, anche se detestavo il fatto di avere in rubrica il nome di un quasi stalker, perché la mia attenzione era sul primo bel regalo che la vita mi abbia dato: Adele. Appena arrivata a casa non l'ho lasciata più, non sono più scesa a giocare perché non ci credevo: avete presente quando avete tanto desiderato una cosa che quando finalmente la ottenete avete paura che sia un sogno? Mia sorella per me è stato questo.
Inoltre avevo la mente e il cuore così pieni di lei che non ho più pensato a quel ragazzaccio che mi fissava. Già. Tutto ciò fino a che mia madre non mi costringe a uscire di casa pensando che stavo prendendo la situazione troppo sul personale e sul possessivo.
Così quegli occhi scuri mi tornarono addosso e non mi lasciarono più andare.