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Nella parte precedente, è apparso che il senso del divenire, evocato dalla filosofia greca, è la dimensione che sta alla base dell'intero sviluppo del pensiero filosofico (quindi sia dell'episteme, sia della distruzione dell'episteme). Ma noi stiamo dicendo che esso sta alla base non solo dello svolgimento storico del pensiero filosofico, ma di tutta la cultura occidentale, e addirittura dell'intera civiltà dell'Occidente. Un pensiero, una forma della coscienza, sta alla base della vita dell'Occidente!
Per buona parte della cultura contemporanea, questa affermazione è scandalosa: "Non è la coscienza che determina la vita, " si dice " ma è la vita che determina la coscienza". Questo principio di Marx guida molte forme della cultura contemporanea, ad esempio il pensiero di Nietzsche e di Freud, la sociologia della conoscenza, l'antropologia culturale.
Tuttavia noi non stiamo rovesciando il principio di Marx: non stiamo dicendo che la coscienza "determina" la vita dell'Occidente, ma stiamo dicendo che "sta alla base" di essa. L'affermazione che la vita "determina" la coscienza stabilisce un rapporto casuale, dove la coscienza è l'effetto, e la vita è la causa. Noi non intendiamo sostenere che, all'opposto, la coscienza (filosofica) è la causa e che la vita è l'effetto. Il principio di casualità è infatti uno dei modi in cui l'episteme interpreta il divenire. Noi diciamo che il senso greco del divenire "sta alla base" dell'intera storia dell'Occidente, in modo simile a quello in cui si dice che uno spazio libero sta alla base di tutte le azioni che vengono compiute all'interno di esso. Lo spazio non è le azioni e non le produce, e tuttavia esse devono tener conto della conformazione e dell'ampiezza dello spazio, della sua ubicazione, del periodo in cui esso è disponibile, eccetera.
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Col termina "coscienza", Marx indica l'insieme delle forme culturali, religione, arte, filosofia, regole morali e rapporti giuridici: l'"ideologia" La "vita" è invece, per Marx, l'attività con cui l'uomo trasforma il mondo e sé stesso, conformemente a certi scopi "presenti idealmente" nella sua mente. La "vita" è il "lavoro" stesso dell'uomo. Affermando che la vita determina la conoscenza, Marx non intende dire che la riflessione (la coscienza) sull'esistenza deve tener conto del mondo in cui l'esistenza si configura, non intende riaffermare che è il pensiero (intellectus) a doversi adeguare alla realtà (res), e non viceversa (adaequatio intellectus et rei), ma intende sostenere che, dato un certo tipo di organizzazione dell'attività umana, è inevitabile un certo modo di pensare, il quale non rispecchia necessariamente la struttura di quell'organizzazione, ma può alterarla, anche radicalmente, come ad esempio avviene nella riflessione della cultura borghese sull'organizzazione capitalistica del lavoro, una riflessione in cui non viene mai alla luce che lo sfruttamento del lavoratore appartiene all'essenza di tale organizzazione.
Per Marx, tuttavia, il «lavoro», cioè la "vita", come produzione di beni, ha una «natura generale», «indipendente» dalle singole forme di organizzazione del lavoro e cioè «comune a tutte le forme di società della vita umana». La "natura generale" del lavoro è la «condizione naturale eterna della vita umana».
Ebbene, il modo in cui Marx descrive la natura generale del lavoro è interamente dominato dalla fede greca nel divenire. Il lavoro, infatti, è «attività» che «realizza nell'elemento naturale», gli scopi del lavoratore, dando la loro «forma dell'essere», dell'«esistenza». È vero che Marx condivide la tesi (platonicoaristotelica) che l'attività naturale ed umana non è creativa, ma è «semplice cambiamento» delle forme materiali, ma questo cambiamento è "produttivo", ossia è la causa che fa passare dal non essere all'essere, dal non essere "presente in natura" all'"esistenza", la forma in consiste il bene (cioè il "valore d'uso") prodotto dall'uomo. Nel Convivio, Platone dice appunto che la poiesis (cioè la "produzione", l'attività) è la «causa che fa passare una qualsiasi cosa dal non essere all'essere».
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Matteo Moretti - La Tecnica e il tramonto dell'Occidente
Non-FictionOggi l'esistenza dell'uomo sulla terra è totalmente dipendente dalla volontà della tecnica che ci impone delle leggi inviolabili. Il dominio della tecnica sta all'inizio della civiltà umana, si è fatta largo a braccetto con le tradizioni occidentali...