Grandi notizie

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Erano le 6:37 di un fresco mattino di Febbraio del 2004.
Il Sole scagliava esili raggi che illuminavano solo la sveglia, impostata per le 7:10. Hermann si trovava sotto le coperte del suo caldo letto quando, ad un tratto, sentì suonare il campanello.
Da poco si era trasferito per poter proseguire gli studi, quindi la paura dell'ignoto che suonava alla porta era enorme.
Con molta calma decise di alzarsi dal letto, s'infilò velocemente le ciabatte e, con le giuste precauzioni, arrivò davanti alla porta.
Guardò dallo spioncino ma non vide nessuno; fece la stessa cosa con le finestre ma ancora niente.
Fece un respiro profondo e coraggiosamente aprì di scatto la porta, per trovarsi davanti...nessuno; strano, vero?
Si mise il giubbotto e uscì, lasciando le sue orme sull'erbetta umida tagliata da poco; alla fine decise di andare a controllare la cassetta della posta.
Al suo interno vi trovò una lettera che si presentò strana in quanto, almeno la busta, aveva titoli e nomi in un'altra lingua; preso dalla curiosità si decise ad aprirla.
La lesse tutta: era una richiesta di lavoro! Ma perché la busta aveva scritte in un'altra lingua, presumibilmente polacco? Beh il suo nuovo lavoro era ormai in Polonia: avrebbe accettato di andare in qualsiasi Paese pur di guadagnare qualcosa.
Era felice, anzi felicissimo, ma non sapeva cosa dire alla sua amata madre: colei che l'ha sempre accudito nei momenti più bui, tra cui il giorno della morte del suo dolce padre.
In preda a varie emozioni tornò in casa, chiudendo di nuovo la porta d'ingresso. Ormai sveglio, si preparò solo il solito caffè prima di sedersi al tavolo a guardare più e più volte la lettera che aveva impugnato in una mano, mentre con l'altra teneva il telefono con cui avrebbe dovuto chiamare la mamma.
Era felice ma allo stesso tempo era triste perché non aveva intenzione di lasciare la donna che l'ha sempre protetto e accettato, non poteva assolutamente farlo.
Dopo un'altra mezz'ora passata così si decise ad accendere quel maledetto telefono per fare la chiamata che probabilmente gli avrebbe cambiato definitivamente la vita, in tutto e per tutto.
"Sta squillando" pensò Hermann in preda all'ansia: purtroppo quella poveretta della madre lavorava giorno e notte per potersi permettere da mangiare quindi spesso non rispondeva.
Squillava e squillava, ormai stava perdendo le speranze, fino a quando non sentì dei rumori provenire dall'altro lato del telefono; già, era proprio lei.

"Hey mamma...sono io, Hermann."

"Amore mio, da quanto tempo che non ci sentiamo! Scusami, ma sai benissimo che ho avuto molto da fare purtroppo."

"Certo, certo...non ti devi preoccupare affatto.
In realtà ti ho chiamata per dirti una cosa importante..."

"Assolutamente!
Lo sai che puoi dirmi tutto e che ti sarò sempre fedele."

Al solo udire di queste parole, una lacrima di tristezza attraversò il viso del ragazzo lentamente.

"Mi hanno appena mandato un'offerta di lavoro..."

"Tesoro, ma è fantastico!
Se metti da parte molti soldi potremmo finalmente tornare a vivere insieme."

La lacrima continuò il suo percorso. Iniziarono ad uscirne altre consecutivamente.
La voce di Hermann cominciava ad essere tremolante.

"N-no mamma, non posso"

"Che vuoi dire?
Puoi anche continuare a vivere da solo se ne hai voglia."

"No, non è quello..."

"Su tesoro, mi stai tenendo sulle spine."

"Mamma...mi hanno offerto un posto di lavoro in una fabbrica...in Polonia."

Dopo questa frase, nel telefono si poteva sentire addirittura il silenzio.
Il cuore di lui batteva all'impazzata, mentre ormai stava piangendo a dirotto.
Il cuore della madre si spezzò e anche a lei scese una lacrima.
Finalmente, il silenzio si ruppe.

"Tesoro, se sei felice tu...sono felice anche io."

Ora il ragazzo era completamente a pezzi. Con voce disperata rispose.

"Mamma...ti voglio bene."

"Non sai quanto te ne voglio io...non andare all'Università.
Tra poco arrivo a casa tua in pullman per aiutarti con le valigie e a prenotare l'aereo."

"Ti amo, mamma."

Con questo, entrambi chiusero il telefono. Hermann sbatté il telefono sul tavolo e si tenne la testa con le mani, strisciandole lentamente tra i suoi biondi, soffici capelli. Nonostante la malinconia del momento, con la manica del pigiama si asciugò velocemente gli occhi e le guance ed iniziò a sistemare la casa, visto che la madre sarebbe arrivata da un momento all'altro.
In un batter d'occhio lavò i piatti sporchi, passò l'aspirapolvere, rifece il letto e lavò anche il pavimento.
In poco tempo finì e decise di preparare un pasto caldo alla madre; decise di farle un Sauerbraten (manzo alla tedesca), il piatto che preparava sempre ad Hermann da bambino.
Dopo aver preparato il tutto (e dopo aver fatto un disastro in cucina) si mise d'impegno a rilavare e ad infornare la prelibatezza.
A seguire si concesse una piccola pausa televisione in camera sua sotto le coperte, con una tazza di thé ai frutti di bosco calda.
Per lo stress prese sonno, fortunatamente si svegliò quando sentì bussare: era sicuramente la madre, riconosceva il tocco delicato sulla porta. Di scattò andò ad aprire e, inutile dire, che le saltò letteralmente addosso, scoppiando in un pianto esasperato.

"Tesoro, ho già detto che non c'è bisogno di piangere.
C'è di mezzo un lavoro, UN LAVORO, ti rendi conto?
Finalmente avrai le tue responsabilità, ma anche uno stipendio con cui di sicuro potrai comprarti una casa migliore di questa vecchia catapecchia.
Ora spostati, sei troppo alto, quanto sei cresciuto nell'ultimo periodo?"

La madre iniziò a sghignazzare, giusto per far risollevare d'animo il figlio.
Hermann si asciugò per l'ennesima volta le lacrime e insieme iniziarono a preparare la valigia: pigiami, intimo, vestiti su vestiti, cappotti, scarpe, calzini...sembrava non mancasse niente.
In realtà mancava qualcosa: il ragazzo fece sgusciare nella valigia un pacchetto di sigarette perché, è vero che poteva raccontare tutto alla madre e si fidava, ma di certo non poteva dirle che fumava.
La mamma non voleva che sapesse di questo, altrimenti avrebbe pensato che il suo adorato Hermann avrebbe potuto fare la fine del padre...

"A me sembra non manchi più niente."

Disse la donna per rompere il ghiaccio.

"Mh."

Si limitò a risponderle il figlio.

"Dovrei partire domani mattina.
Mi porterà all'aeroporto un certo 'Igor', probabilmente lavorerà con me."

Aggiunse miseramente il ragazzo.
La madre però scoppiò in lacrime all'improvviso.

"Hermann, ricordati che la mamma ti vuole bene, tantissimo bene.
Ti chiamerò domani pomeriggio quando sarai presumibilmente arrivato a destinazione.
Come si chiama la città?"

"Katowice, mamma. Cercherò di chiamarti più volte possibili."

La signora gli stampò un bacio in fronte: non poteva essere più fiera di suo figlio.

Angolo scrittore
Ciao! Questa è la prima volta che provo a scrivere una storia. Penso di essermi impegnato abbastanza, ma fatemi comunque sapere cosa ne pensate :).

Io, te e gli anni 2000Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora