Venerdì

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Non riesce più ad ascoltarlo, il silenzio. Quel ronzio di auto lontane e ventole di aerazione, fruscii di gente sul balcone e serrande che scricchiolano in lontananza. Un colpo di tosse rimbombante dal cortile.
È strano, non le è mai successo. Sprofondava nella sua testa, una volta, scriveva versi liberi in poesie tremolanti, con mani inesperte, l'inchiostro nero sbavato sulle dita. Sedeva immobile e si beava nel sentire, nell'ascoltare, veniva invasa dal calore tiepido del sole sulla pelle. Che tepore.
Ora senza una batteria pestata a risuonare nelle orecchie non riesce a stare. Senza chitarre elettriche rumorose e voci angosciose che cantano parole cui non presta attenzione. È difficile, insopportabile, ha bisogno del casino di suoni convulsi a sovrastare pensieri sconnessi che non vanno da nessuna parte, a riempire il vuoto della sua mancanza.
È come se le mancasse un pezzo, quando lei non c'è. Un pezzo di cuore, lo sente lì, un vuoto di calore, un buco nero nel petto. Ha bisogno di sentirla vicina, vicina, membra a contatto, corpi stretti stretti l'uno nell'altro. I suoi "mh" di assenso, sopracciglia aggrottate, i suoi ricci tra le dita. Il suo respiro caldo sul collo, brividi sulla schiena, "ti amo" sussurrati nel capelli.
Non sa più chi è.
Il letto sfatto con le quattro coperte attorcigliate tra loro, reggiseno a terra, top lì e jeans là. Tabacco caduto sulle lenzuola, "fumiamo dopo".

"Forse dovresti smettere per un po'"
"Naah", rispose tossendo col catarro a grattarle la gola e il fumo negli occhi.

Baci indecisi, morsi accennati, abbracci che sanno di casa. Il suo profumo a scioglierle il cervello.
"Non allontanarti subito"
"No, tranquilla"
Intatta. Stretta tra le sue braccia, è completa.

Inchiostro tra le ditaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora