CAPITOLO VI

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Capitolo VI

Le foglie avrebbero fatto più rumore mentre cadevano, rispetto al silenzio gelido che attraversava il piccolo monolocale. Ma era estate e non c'erano foglie a fare rumore. Non avevo nulla da dire, volevo  rimanere solo e in silenzio, volevo elaborare questa sconfitta.
Draco si avvicinò a me, la voce flebile e balbettante di scuse, non lo stavo effettivamente ascoltando, ma la sua voce irritante mi stava facendo saltare i nervi. Era come uno schioppettio di una pozione che bolliva. Rimasi al buio, la sua voce da sfondo a quella visione dalla finestra di un paesaggio estivo e tremendamente caldo.
« Volevo solo aiutare »  e a quella frase mi voltai, lo guardai iracondo e mi avvicinai a lui storcendo la bocca per come pronunciai con rabbia quelle parole  « Aiutare? » chiesi incredulo e frustrato « E questo sarebbe aiutare, eh? »  avevo chiesto solo una cosa, di stare solo durante l'appuntamento. Draco teneva le mani in grembo, attorcigliando le dita, lo sguardo basso e spaventato, forse deluso da sé stesso. Un bambino che si era reso conto del suo grave errore e il genitore di fronte  a lui pronto a punirlo. Cercava di alzare lo sguardo, ma lo spostava altrove senza sostenere il mio « Mi dispiace »  ripeté per la millesima volta, ma io feci un passo verso di lui, che indietreggiò appena, come una gazzella che si prepara all'attacco del predatore. Era teso, le spalle tremanti e il busto rigido.
Non avevo chiesto altro che andare da solo e Nott lo sapeva, lui stesso me lo aveva suggerito, eppure da brava serpe quale era sempre stato, aveva spifferato qualcosa al suo amico che, convinto di essere nel giusto, si era presentato per importunare. Avevo chiesto di essere solo anche in un momento simile, volevo solo silenzio ma sembrava che la cosa non venisse minimamente recepita.
«  Mi dispiace  » feci il verso, un passo avanti ancora e lui che indietreggiava « Pensavo di aiutare » continuai beffeggiandolo facendo  un passo pesante in più. I pugni stretti, la bacchetta già sfilata di istinto. Un altro passo indietro di Draco che si ritrovava con la schiena schiacciata al muro. Non ero lucido, credo, la rabbia mi scorreva addosso come le gocce di sudore che mi colavano lungo il collo. Faceva caldo, avrei voluto concentrarmi su quello, avrei voluto non alzare la bacchetta ma la puntai sul collo di lui che sobbalzò sorpreso, uno squittio uscì fuori dalla sua bocca. Balbettò qualcosa a me incomprensibile ma io urlai «  Sta zitto » e lui ingoiò rumorosamente il nodo che aveva alla gola « Voglio silenzio ora, non ti voglio sentire fiatare » la punta della bacchetta scivolò via, tornando poi stesa con il mio braccio lungo il mio fianco.
« Vado a dormire » non mi importava che ore fossero, la stanchezza era devastante e decisi che era meglio così, chiudere gli occhi, lasciarsi a quelle ore di silenzio, di calma e dove il tempo scorreva senza creare danni. Fuori il sole estivo illuminava la giornata e questa stanza, ma per me era come se fosse già notte.
Mi tolsi gli occhiali, posandoli sul mobile vicino e insieme anche la bacchetta. Sentivo Draco trattenere qualche verso di pianto, io lo ignorai per stendermi sul letto per potermi addormentare. Non volevo sentire nulla, neanche me stesso e i miei pensieri distruttivi.
Mi risvegliai e controllando l'ora, notai che erano le dieci passate di sera. Quanto avevo dormito? La stanza era silenziosa, più soffocante di quanto avessi desiderato e Draco era steso accanto a me, in posizione fetale e gli occhi gonfi e rossi, un rosso che deturpava quel bianco viso. Era vestito con gli stessi vestiti con cui era uscito. Notai anche che la presenza del me peluche era assente, voltandomi lo ritrovai a terra, trascurato come mai lo era stato prima, Anacleto era sul suo trespolo, mi guardava torvo, almeno credevo. Lo ignorai quando iniziò a bubolare.
Mi alzai, cercando di non svegliare Draco. La gola secca reclamava di essere assetata e mi avviai verso la cucina dove sul piccolo tavolo vi era del cibo tenuto caldo dalla magia e una torta confezionata con su scritto: "Buon compleanno". Era una torta alla melassa, come piaceva a me, un boccino di cioccolato posizionato sopra ad arricchire quella torta semplice. Notai un bigliettino, lo aveva scritto Draco sbavando appena le lettere, forse con le lacrime:
" So di essere un pessimo cuoco, per questo per evitare di farti arrabbiare ulteriormente ho preferito prenderti qualcosa fuori. Tanti auguri, perdonami" passai le dita sul foglio bianco, sulla scritta nera sbavata e mi sentii male a pensare  a Draco che scriveva in lacrime queste semplici parole. Da quando ero così innamorato di quella serpe? A pensarci in quel momento, con la testa priva di pensieri, ero caduto facilmente nella rete di Draco. E se Hermione e Ron avessero avuto ragione? Draco poteva avermi notato molto prima, cercando di attirare la mia attenzione. Sapeva farci, sapeva come muoversi, che tono di voce usare, come colpire e renderti vulnerabile, insinuandosi così affondo diventando il tuo unico porto sicuro e tu naufrago di una nave affondata che  ti ritrovi a galleggiare in quel mare chiamato vita e ti aggrappi a quel porto sicuro.
Eppure, se fosse stato come dicevano i miei amici, Draco non si sarebbe fatto trascinare in quelle acque, non sarebbe affondato.
« Ben sveglio » la sua voce spezzò il silenzio, non lo avevo sentito neanche alzarsi. Era in piedi di fianco a me, le mani tremavano mentre apriva la scatola della confezione della torta «  È ancora il tuo compleanno, auguri Harry » le dita erano ricoperte da cerotti, sicuramente aveva suonato per passare il tempo ma qualche corda si sarà spezzata o forse aveva prima tentato di cucinare e fallendo, aveva rimediato comprando qualcosa fuori. Non glielo avevo mai chiesto, è qualcosa che è rimasto in sospeso, una piccola curiosità che rimarrà tale di quelle ore con un Draco affranto.
« Avevo sete » risposi prendendo un bicchiere d'acqua.
Draco rimase a fissarmi, sembrava aspettare qualcosa, non diceva più nulla. Dovevo stringerlo a me? Dovevo essere meno arrabbiato con lui? Era il suo carattere, il suo stupido modo di fare l'arrogante e non dovevo portare avanti quella rabbia. Non riuscivo a sopportare di fargli del male.
« Teddy è passato per darti il regalo di compleanno insieme a Theo e Latifah. Non  ho voluto farti svegliare, avevo detto loro che eri stanco »  lo osservavo mentre prendeva dei pacchetti e me li allungava, stendendo il braccio nel suo massimo e  rimanendo così distante da me.
Avrei dovuto sorridere in quel momento? Non immaginate le domande che mi pongo mentre ne parlo, ma vedere Draco con il viso stanco, gli occhi gonfi e le righe ancora evidenti delle lacrime che avevano solcato le sue guance, mi facevano tremare di rabbia. Ora avrei preso quel viso e lo avrei baciato, ma non si può tornare indietro.
Presi i regali, ringraziandolo appena e scartandoli uno a uno. Erano semplici doni utili: una maglietta, un libro e un boccino d'oro gommso. Sicuramente quest'ultimo era da parte di Teddy. Draco era ancora fermo, distante da me, lo sguardo basso e le dita che si martoriavano tra di loro. Io non avevo nulla da dirgli, non sapevo cosa dire.
« Dovevo rispettare la tua idea di rimanere solo con loro, ma io volevo venirti incontro » lo lasciai parlare, rimanendo ad osservarlo mentre incespicava cercando le parole adatte « So di essere stato pessimo nel corso degli anni ad Hogwarts, di non meritare ora il tuo amore »  che non era ancora stato ricambiato, sottolineai nella mia testa. Il mio ti amo era ancora fermo a quel giorno senza risposta. Quanti mesi erano trascorsi non lo saprei, ma pesavano.
« Quando ero bambino ti vedevo come un eroe. C'erano racconti e fiabe su di te e io le divoravo tutte e desideravo conoscerti, sapere chi eri veramente e come avevi fatto a sopravvivere.  Volevo solo che quella mano tu la stringessi » e quel bambino spocchioso era in lacrime in quel momento davanti a me, vedevo alcune gocce spuntare agli angoli e scivolare giù, rapide « Ron derise il mio nome e fui sciocco a rispondere in quel modo. Ma non giustifico il mio comportamento! Assolutamente » a quella frase alzò gli occhi, che tremavano e il colore grigio era così abbagliante ma maledettamente triste. Non sembrava di avere il Draco che stavo conoscendo, quel Draco forte e sicuro di sé, il Draco che osservava il mondo tagliandolo con quello sguardo gelido. Si muoveva spostando il peso da una gamba all'altra, sembrava stesse perdendo l'equilibrio, era distrutto e timoroso « Non dovevo dire quelle cose. Ma ero stanco di vederti cercare di nascondere la nostra relazione, di dover cercare le parole giuste. Loro mi elogiavano senza sapere chi fossi, rivelatomi hanno solo sputato  veleno. Credevo che avessero comunque capito e accettato, ma hanno addirittura alzato accuse che io avrei organizzato tutto questo per un mio tornaconto »  il tono si era di poco alzato, era nervoso e agitato. Io ero rimasto impassibile ad osservarlo, in quel momento mentre cercava di farsi perdonare, lo trovai abbastanza tenero.
« Parleremo con loro » risposi e lui sobbalzò « Ma dovrai stare zitto questa volta. Io non voglio perderli e se significherà dover mettere da parte te per loro, io lo farò » non avevo usato un tono particolare di voce, ero neutro ma lui invece sembrava tremare di paura. Non rispose, annuì solamente e poi si avvicinò a me.
Era a pochi passi, un soffio si poteva contare di distanza e mi sarei fiondato sulle sue labbra gonfie e rovinate dai morsi che si era auto inflitto. Avrei preso quelle mani con le nocche rosse e le dita sudate, per baciarle e portarle sul mio petto. Ma nella mia testa sobbalzò un'idea. Per quanto perverse immaginavo  lui in ginocchio con il mio sesso in bocca che supplicava il perdono, il mio corpo fremeva dalla voglia e desideravo appagarmi in quel modo. La sola immaginazione non bastava e mi sentivo sporco in quel momento pensare a ciò.
Mi leccai le labbra secche, ruppi la distanza poggiando il mio petto al suo e lui sospirò di piacere e sollievo.
« Promettimi che non ti azzarderai ad offenderli e né oserai dire qualcosa » rispose con un cenno di assenso, gli occhi che tremavano e brillavano mentre mi guardava. Io osservavo il suo viso, avevo fame e quei pensieri perversi che mi saltavano in testa volevano realizzarsi.
« Vuoi farti perdonare? » sussurrai al suo orecchio, mordendo poi il lobo. Lui tremava sotto quel semplice tocco « Sì » rispose eccitato con uno sguardo più malizioso. Poco dopo scese a terra, mettendosi in ginocchio davanti a me e mi passò le mani sulle cosce e a quel tocco fremetti. Mi spogliai con foga e Draco sorrideva nel guardarmi mentre mi sbrigavo a togliermi gli indumenti. Calatomi l'intimo, il mio sesso libero svettava davanti al viso di Draco che si leccò le labbra e prese il mio sesso in bocca, iniziando una lenta suzione. Teneva le mani sui miei fianchi, aggrappandosi come se fosse possibile cadere e io ammiravo dall'alto la scena, il mio sesso che entrava e usciva dal sua calda e umida bocca che succhiava e qualche volta la lingua accarezzava, soffermandosi sulla punta. Poggiai una mano sulla sua testa, accompagnandolo in quei lenti movimenti. Le gambe mi tremavano dal piacere, sentivo il mio sesso pulsare e desiderare un posto più stretto e caldo In cui venire e strattonai, scusandomi subito, i capelli di Draco per tirarlo su. Lui mi leccò la bocca sorridendo, mi abbassai per raccogliere la mia bacchetta nella tasca dei pantaloni, la usai per spogliarlo dai suoi vestiti. Il mio sesso pulsò alla visione del suo corpo nudo. Era splendido come sempre, la cicatrice non deturpava il suo corpo, ormai la trovavo come una parte ornamentale in quel capolavoro e il marchio nero non mi spaventava, anzi, ormai era qualcosa che amavo vedere su di lui.
« Vuoi farlo qui? » chiese suadente e io risposi con un grugnito, baciandolo con foga. Infilai la lingua nella sua bocca, sentendo la sua rispondere prontamente all'intrusione. Le sue mani scivolarono sulle mie spalle, accarezzandomi e io gli afferrai i glutei alzandolo. Lo portai verso il letto, desideravo averlo subito e così, appena giunto in camera, staccandomi appena da lui gli chiesi: « Preparati per me » e il mio comando sembrò eccitarlo, mi leccò il collo e sorridente rispose con voce roca « Sì, padrone ». Era steso sul letto, io stavo di fronte a lui osservando la scena. Passò la lingua tra due dita, succhiandole appena e riempiendole di saliva quanto bastava per portarle giù e infilandole entrambe dentro di sé. La visione era spettacolare, Draco sotto di me a gambe aperte mentre si preparava e gemeva appena al piacere che si dava. Vedevo le dita muoversi, uscire ed entrare e cercando di allargare l'apertura, ma ero troppo impaziente, il mio sesso colava del liquido pre-seminale e pulsava dolorante. Con la bacchetta che avevo tenuto in mano, lo preparai al meglio con un incantesimo che era sempre tornato utile per i momenti come questi e oltre ciò, rispetto alla classica preparazione, era più veloce e sicura che durasse la lubrificazione e fosse anche più abbondante. Lo sollevai facendolo sedere su di me e Draco si aggrappò ai miei fianchi con le gambe. Tenevo salda la presa sui suoi fianchi e lui, tenendosi sollevato appena, con una mano guidò il mio sesso verso la sua apertura e io con una spinta decisa di bacino lo penetrai. Spalancò la bocca dal piacere, iniziando a muoversi guidato da me, che lo tenevo saldo affondando le mani sulla sua carne. Con le labbra a un soffio dalle sue, lo baciai e staccandomi gli ordinai: « Non urlare questa volta per favore. Voglio solo sentirti gemere senza urlare » e lui mi ascoltò, iniziando a gemere piano. Poggiò la testa sulla mia spalla, mordendo appena quando le spinte si facevano più forti. I gemiti soffocati mi elettrizzavano di più. In tutto questo, non era tanto la sensazione del mio sesso che sfregava nelle sue pareti a darmi piacere, ma sentire lui che godeva a ogni mia spinta.
Mi sentivo al culmine, Draco era già venuto e aveva stretto l'anello di muscoli intorno al mio sesso facendomi gemere con forza, lo raggiunsi così poco dopo, quando lo vidi inarcarsi per dare un ultima spinta liberatoria. Lo alzai appena per sfilarmi da lui, mi stesi sul letto e lo trascinai sopra di me. Ero affannato, stanco e Draco tremava appena, cercava di prendere fiato quanto più poteva.
« Devo farti arrabbiare più spesso allora  » sghignazzò compiaciuto e io, ridendo appena lo pizzicai su un fianco. Lui si contorse, facendo una smorfia di disappunto « Vedi di mantenere la promessa e di non farlo più » lo rimproverai mentre con un braccio le tenevo per le spalle per stringerlo a me.
« Basta che tu mantieni una promessa a me  » le sue mani mi accarezzavano il petto mentre teneva lo sguardo puntato sul mio « Quale promessa? » chiesi e lui sorrise amaramente, sembrava preoccupato « Andrai a farti curare, perché mentire su queste cose non è bello Harry. La salute mentale è importante. Anche se non si vede, anche se cammini, respiri, stare male psicologicamente è comunque un grave danno, un'invalidità di cui non avere paura e di cui non bisogna vergognarsi. Fatti aiutare, ci sarò io con te » avrei voluto dire qualcosa, erano parole che mi ero già sentito dire. Ginny spesso diceva che voleva aiutarmi e che avevo bisogno di aiuto. I miei amici che affranti cercavano sempre di incoraggiarmi per un percorso di aiuto e quando Hermione  aveva preso il mio primo appuntamento io scappai. Avevo paura di affrontare quel bambino dentro di me, che ogni volta mi ricordava l'odore di quel sottoscala, il letto cigolante, le lenzuola grigie e la voce del mostro che dal buco della serratura sussurava: « Resta in silenzio  ».
« Sono stato segnato al LightHouse, con il dottor Hoffman. Ma ho avuto sempre paura di andarci da solo » risposi accarezzandogli la mano che aveva ancora poggiata sul mio petto « Anche io avevo paura. La dottoressa mi aiutò davvero tanto, ci andai accompagnato da una cara amica. Lei mi ha salvato » per la prima volta aveva tirato fuori un pezzo di lui, di quella storia che mi nascondeva. Non era uno dei suoi tanti ricordi da bambino, le sciocche avventure di un adolescente, mi aveva detto qualcosa di un tempo così lontano ma al tempo stesso vicino, di quel periodo di Draco che lo ha condotto a me in questo modo « Conosco la sensazione, per questo ti sarò vicino  » concluse dandomi un bacio sulle labbra « Ti ringrazio » risposi catturando nuovamente la sua bocca morbida.
Lui poco dopo si sfilò da me « Devo darti il mio regalo » si alzò, dirigendosi verso l'armadio, prese una busta e la portò da me.
« Il regalo agli inizi era un altro ma dopo la lite, ho pensato di andare da una parte. Sono tornato a casa per prendere questo » rimasi sorpreso mentre sfilavo dalle sue mani quella busta di colore verde. Tastai la consistenza, cercando di capire la forma. Un altro libro, constatai.
« Sei tornato a casa dai tuoi » dissi pensando a lui fare ritorno in quel grande e freddo maniero. In tutti i mesi stati insieme, aveva parlato poco dei suoi genitori e ciò che era chiaro era la sensazione di mancanza della madre, aveva desiderio di rivederla e prendere rapporti con lei ma qualcosa lo fermava sempre e in parte lei stessa non rispondeva alle missive del figlio come a invitarlo di restare lontano.
« Era necessario. Ora aprilo » aveva di nuovo un sorriso splendente sul viso, gli occhi grigi luminosi « E l'altro regalo? » chiesi. Ero curioso di capire cosa potesse essere tanto da essere rimandato. Era importante? « Dopo la tua prima seduta lo riceverai. Ora apri questo » si sedette accanto a me, aspettando impaziente che aprissi il regalo. Scartai la carta, staccando il primo strato di scotch magico che lo teneva chiuso. Sfilai il libro e mi ritrovai una copertina colorata e adornata con dei disegni infantili. Spiccava una scritta dorata in rilievo con un fulmine accanto, la dicitura diceva:  "il bambino sopravvissuto".
« È una delle fiabe più belle sulla tua vincita contro Voldemort. Perché parla di te fino a quando andrai a scuola » sfogliai le pagine, sotto lo sguardo di Draco che sembrava elettrizzato. C'erano disegni colorati in acquarello che si muovevano, io ero come spaventato e arrabbiato che tutto quel colore gioioso e quella famiglia che doveva accogliermi lì tra quelle scritte e disegni fosse accogliente e amorevole, quando in realtà la mia vita era stata del tutto grigia.
« La fiaba in breve parla di te che sconfiggi Voldemort e come rivincita vivi una vita spensierata e allegra, circondato da amore e a scuola diverrai un eroe, perché nella fiaba stessa ci sono già eventi buffi e assurdi di te che fai gesti eroici. Anche se è contro le regole fare magie fuori da Hogwarts per i minorenni » passavo le dita tra quelle figure in movimento, su quel bambino che dovevo essere io che lancia magie con le mani. Una vita fittizia che avrei piacevolmente vissuto.
« Ripensando a quello che hai vissuto, è un futuro distopico per te. Ma se ci pensi ora, tutto questo lo hai davvero. Una famiglia che ti ama, hai avuto le tue assurde avventure e sei diventato un eroe. Sei finalmente amato, hai avuto la tua vittoria » mi baciò la guancia mentre io rimanevo a fissare ancora quel libro. Non so se da quelle frasi volesse spiegarmi il senso del regalo, lo trovavo leggermente crudele ma al tempo stesso, qualcosa di intimo come la cassetta che aveva inciso e che ancora non avevo ascoltato. Mi sentii in colpa per un istante, stetti in silenzio rendendomi conto che nuovamente Draco aveva dato qualcosa di suo e io lo stavo nuovamente mettendo da parte « Grazie » risposi chiudendo il libro. Draco me lo sfilò dalle mani e lo poggiò sul comodino accanto al letto « Harry, devo dirti una cosa »  si alzò dal letto e io lo seguii. Ci vestimmo con quel discorso aperto in sospeso, aspettavo che mi dicesse ciò che voleva dirmi. Sembrava perdere tempo a posta o semplicemente faticava a esprimersi. Ogni cosa era una scusante per rimandare di qualche secondo o minuto, come il dirmi poco dopo di sederci per mangiare. Sì vestì indossando una semplice maglietta a maniche corte e dei pantaloni corti. Un qualcosa che donava solo a me come visione, si costringeva sempre in abiti lunghi. Io feci lo stesso, aspettando ancora che mi parlasse.
Ci avviamo in cucina e appena seduto notai come muoveva in modo frenetico le gambe, le teneva strette come nel cercare di calmarle.
« Qualcosa ti preoccupa? » chiesi osservandolo e lui sorrise nervoso mentre mordeva il morbido raviolo cinese che aveva ordinato e tenuto a caldo con la magia.
« È difficile » rispose solo. Allungai una mano verso la sua, la strinsi e con l'altra gli presi il viso, voltandolo delicatamente verso di me « Non devi avere paura, qualsiasi cosa sia io sono qui per te come tu per me »
« Non voglio pagarne le conseguenze come un tempo. Tutte le volte è finita male » sembrava che i suoi occhi stessero di nuovo riempiendosi di lacrime, ma solo una apparve e scivolò rapida sulla guancia.
« Ti amo Harry » e il mio cuore sembrò arrestarsi in quel momento. Attendevo da tanto questa confessione, ma sembrava spaventarmi. Sentivo la testa ronzare e la terra mancarmi sotto i piedi. Anche lui sarebbe spartito ora? Sarebbe arrivata la morte a prenderlo o semplicemente avrebbe deciso di andarsene perché stanco di me? Draco sembrava chiamarmi, ma la sua voce era lontana e io dovetti risalire da quella laguna di pensieri.
Il bambino tremava, mi aveva chiuso di nuovo dentro. Ero nel sottoscala, al buio e al freddo. Il ti amo di Draco era così prezioso ma così doloroso, che sentirlo pronunciare non era come speravo, non era salvifico.
« Anch'io ti amo Draco » mi baciò, premendo la bocca tanto che i nostri denti si scontrarono. Mi strinse a sé, rilasciando un gran sospiro. Volevo scappare in quel momento e sparire. Perché se avessi aspettato la sua di dipartita avrei dovuto optare per mettere fine alla mia vita.
È ironico in un certo senso, si aspetta a lungo che l'altra persona ti ami e quando questa lo fa, ti spaventa così tanto la responsabilità di quel amore che la paura di incastrarti con essa temendo di ferire e rischiare di essere ferito, preferisci prevenire scappando.
OOOO
« Allora, questa fuga quanto deve durare ancora? » era passata solo una settimana, mi ero presentato come nulla fosse al lavoro, con Theo che mi tallonava e rimproverava. Mi ricordava costantemente che Draco era in lacrime, come si era svegliato in un letto vuoto e senza che io abbia mai dato risposte per il mio gesto.
Era per me l'unica soluzione, scappare. Avevo bisogno di scappare da quella relazione.
« Si può sapere che diamine hai in testa? » la paura, l'ansia, la frustrazione, se solo avessi potuto rispondere non avrei finito la lista e Theo in quel momento era privo di pazienza, mi avrebbe sicuramente preso a pizze a ogni parola aggiunta nella lista.
« Draco sta male » ne ero consapevole, ma sarebbe finita presto. Avrebbe ripreso a suonare senza problemi, infondo era passata solo una settimana e io mi ero nuovamente abituato a non percorrere più le stesse strade e tornare a Grimmauld Place.
Dopo aver compilato i documenti che avevo nella scrivania, mi alzai e scansai Theo ignorandolo come al solito. Lui continuava invece a seguirmi e inveirmi contro.
« Eccoti sfregiato » aperta la porta dell'ufficio mi ritrovai un Draco con una smorfia di rabbia sul viso. Indossava un abito elegante babbano, stonava tra tutti gli abiti da mago che giravano per l'edificio. Sembrava un intruso, uno splendido intruso. Era bello come sempre, anche se il viso aveva i segni di notti passate in lacrime. Gli occhi di ghiaccio erano contornati di rosso.
Il mio cuore si strinse al petto a quella visione, non volevo immaginarlo in uno stato di dolore ma sentivo che era la cosa giusta fare.
« Vattene » risposi irritato, cercando di superarlo ma lui mi spinse dentro l'ufficio Auror « Perché scappi? Hai paura di affrontare i tuoi problemi o mi punisci per i tuoi amici?  » non volevo discutere, come non rispondevo a Theo non avrei risposto a lui.
« Stai violando la legge, non puoi entrare negli uffici Auror senza permesso. Un altra infrazione e posso metterti in arresto » urlai gonfiando il petto e spintonandolo fuori.
«  Fa pure, magari così avremo modo di parlare » e mi spinse dentro con entrambe le mani. Non volevo affrontarlo « Va via » e con una forte spallata lo scansai, facendomi spazio e avviandomi verso l'ufficio di Kingsley. Non mi voltai, pur sentendo Draco piangere e urlare « Sei uno stronzo Harry ».
Era meglio prendere qualche giorno di pausa, le vacanze per me erano vicine e forse era arrivato il momento di richiedere in più quei giorni accumulati causa straordinari. Dovevo sparire, lasciar calmare le acque. Dovevo fare sì che Draco si rendesse conto che era meglio stare lontani, perché tanto prima o poi qualcosa ci avrebbe diviso.
OOO
La casa era davvero troppo grande, me ne resi conto mentre giravo per le stanze silenziose e troppo ampie. Ginny aveva ragione, era bene venderla per vivere in una casa più modesta. Ma qualcosa di malsano mi teneva legato  qui, voglia sia che il ricordo di Sirius era vivo, voglia anche che purtroppo perdo sempre le persone e per una volta volevo controllare qualcosa e la casa era possibile tenerla sotto il mio controllo, potevo tenerla legata a me per sempre, di sicuro non mi poteva abbandonare.
Mi sedetti sul divano del salotto, il caldo era asfissiante e l'incantesimo che avevo lanciato per rinfrescare la casa sembrava non funzionare molto. La solitudine fa sentire ogni cosa in modo amplificato, sembra come se ti consentisse di dare attenzione a ogni piccolo dettaglio, un modo per concentrarsi su altro e non pensare. Ogni pensiero negativo era solo autodistruttivo e andava ignorato e quindi perdevo tempo a notare la decorazione vegetale sul camino, le finestre a arco, le maniglie delle porte ornate, le sedie foderate da tessuti morbidi e pregiati. Inezie che aiutano a non concentrarmi su quello da cui stavo scappando, dal ragazzo magro e slanciato, dal viso spigoloso, dalle labbra morbide e dagli occhi di ghiaccio e quel ciuffo ribelle che accarezza la fronte.
Mi mancava sentirlo suonare, i passi frettolosi per casa mentre cercava qualcosa, il suo continuo parlare e lamentarsi di qualcosa. La sua risata e il suo verso di sorpresa a ogni novità babbana. Ai suoi gemiti sommessi e il mio nome urlato dal piacere. In quel momento non aiutava più  pensare alle piccole cose, ne mi aiutava cercare di concentrarmi sulle quantità di libri, posti nello scaffale che ho di fronte, scritti in lingue straniere, ero sicuro che uno era scritto interamente con le rune.
Sospirai, poggiando la testa tra le mani. Bastava aspettare ancora, che l'estate avesse fine e tutto sarebbe tornato come prima.
Era calata sera, sentii un rumore di stoviglie provenire dalla cucina e mi avviai scaltro verso  il luogo dove proveniva il rumore. Vidi una figura di spalle, con lunghi capelli ramati, una semplice maglia e un paio di pantaloni a fasciare le gambe leggermente muscolose. Era Ginny, cosa ci faceva lì? Mi domandai. Ma ancora prima di dire qualcosa lei si voltò, uno sguardo pieno di rimprovero e mi fissava a braccia conserte.
« E così di nuovo sei tornato all'ovile, non fai altro che scappare » non risposi, mi sembrava strano rivederla dopo tanto tempo.
« Pensavo che finalmente tu fossi felice. Ero sollevata, sai? » camminava verso di me, io ero rimasto fermo davanti allo stipite della porta e la osservavo incredulo. Erano passati anni credo, da quando era uscita dalla mia vita e avevamo chiesto il divorzio. Nel mentre aveva avuto una fiorente carriera, si era fidanzata con un campione  del Quidditch e da come dicevano i giornali di gossip, finalmente sembrava vivere il suo amore da favola.
« Ero sicura che ci eri riuscito, che avevi lasciato i fantasmi del passato, che finalmente avevi trovato qualcuno da amare davvero. Invece eccoti qui, a piangere di nuovo su te stesso »  abbassai lo sguardo, il suo tono era duro e i suoi occhi mi giudicavano. Io con voce stanca risposi solo « Io ho amato anche te » e lei sospirò « Non lo metto in dubbio, ma non è questo il punto » poi spostò due sedie, staccandole dal tavolo. Si sedette e mi invitò a sedermi di fronte a lei.
« Quando ho saputo di te e Draco sono rimasta indifferente, a me bastava sapere che eri finalmente felice » se fosse stata lei allora quel giorno a ricevere la notizia dal vivo forse non mi sarei arrabbiato con Draco in quel modo, ma credo che in ogni caso, lui sarebbe stato capace lo stesso di fare saltare i nervi anche al più paziente interlocutore.
« Le persone cambiano, quindi non ci ho visto nulla di male, specialmente se ripensavo ai racconti di Hermione. Sembrava che questa persona ti stesse salvando. Harry, a detta di Andromeda sembravi rinato. Avevi sorriso, dopo tanto tempo » strinsi le mani, aggrappandomi alla stoffa dei pantaloni. Sapevo di stare bene, sapevo di vivere delle sensazioni positive, ma la paura di quel cambiamento mi faceva desistere dallo spostarmi dal mio luogo sicuro. Avevo paura di perdere tutto, avevo paura di fare del male a Draco e sarebbe stato per me imperdonabile.
« Sai, ti chiedo il favore di tornare da lui e smetterla di scappare. Sono stanca di trovarlo a casa di mio fratello mentre gioca a prendere il tè con Rose. Dannazione Harry, va bene accettarlo e perdonargli il suo essere stato uno stronzo, ma non puoi chiederci di sopportare quella visione. Per favore » e lo disse ridendo e io rimasi a fissarla incredulo. Ogni tipo di tensione scivolò via, sentivo i muscoli sciogliersi e osservando il viso lentigginoso di Ginny che rideva mentre parlava di quel aneddoto, mi sentii stranamente bene « Prende il tè con Rose?  » chiesi incredulo, immaginando la scena di un Draco seduto in modo composto e scomodo, nella piccola  sedia di plastica intorno a un tavolo con tazze di plastica, la tegliera e peluche come compagni.
« Esattamente, non so come ma ha affascinato la piccola. Tanto che è convinta che lui sia un principe e testualmente ha detto: "Se zio Harry non ti vuole, vengo io a vivere nel tuo castello mio futuro Re". Credo che la causa di questa convinzione sia dovuta a quei vestiti troppo eleganti, così costrittivi che sento caldo per lui. Ma come vedi devi muoverti, hai già una rivale » il suo tono scherzoso mi fece sorridere, si era presentata da me come pronta a voler aprire una discussione in modo spiacevole e scontroso, invece avevo ritrovato la simpatica e dolce Ginny che mi aveva sempre ascoltato e soccorso. Ancora una volta, anche da separati, era corsa da me.
« Ha conquistato anche Teddy  » dissi ripensando a come il cuginetto si aggrappava a lui come un Koala e si scambiavano lettere ogni giorno.
« Anche Hugo lo adora, appena piange se lo metti davanti a Draco inizia a ridere. Hermione ormai esasperata lo trova quasi utile averlo in casa, la aiuta a non sentire il piccolo piangere e urlare in continuazione » e immaginare Draco a casa Weasley, mentre gioca con i bambini è qualcosa di così irreale e assurdo, che probabilmente quello che stavo sentendo era frutto della mia immaginazione, forse lo stare chiuso in casa non stava facendo tanto bene alla mia salute mentale.
Come era possibile che Draco fosse ora a casa loro? « Ma come è successo tutto ciò? » chiesi curioso. Ginny si sistemò meglio sulla sedia, cercando una posizione comoda, incavallò le gambe e come se stesse cercando di ricordare rimase brevemente in silenzio guardando altrove.
« Dopo che era venuto da te in ufficio è corso da Ron. Sì è messo in ginocchio chiedendo scusa e stessa cosa l'ha ripetuta con Hermione. Aveva tirato fuori un bel discorso di scuse, di come avesse sbagliato ecc. Entrambi hanno accettato e scusandosi di rimando per aver dubitato di lui » posò lo sguardo su di me, le dita tamburellavano sul tavolo. Era un gesto tipico di lei quando era impaziente o nervosa « Ci ha raccontato di voi, ci ha raccontato anche di come ha cercato poco prima della vostra lite di convincerti a farti aiutare da uno specialista. Harry, tu non sei scappato per quello, vero? » e lei sembrava aver già capito qual era la mia paura più grande, lei stessa l'aveva già vista manifestarsi in me portando all'amara decisione del divorzio « Draco non andrà mai via, nessuno l'ha fatto Harry. Anche io sono ancora qui per te nonostante la separazione » eppure la paura resta, per quanto fosse vero che lei era tornata da me a consolarmi, a sostenermi e incoraggiarmi ad uscire da quel posto.
Ginny allungò una mano verso di me, accarezzandomi la testa « Che ne dici? Facciamo una doccia e andiamo?  I tuoi capelli sono abbastanza unti, Harry » ma declinai l'offerta alzandomi e avviandomi fuori dalla cucina.
« Grazie di essere passata Ginny, per favore non dire a Draco di venire qui » lei non disse nulla, scrollò le spalle e sospirò
«  Tornerò qui Harry, non ti lascerò solo ».
La vidi sparire, lasciando rimbombare l'eco dello schioppo della smaterializzazione ed io decisi di avviarmi in camera, stendendomi sul letto.
"Nessuno l'ha mai fatto Harry" questa era una vile bugia, perché tutti sono spariti lasciandomi crogiolare in questo dolore in solitudine. E tutte le volte che ho amato ho solo distrutto una vita o alla fine hanno deciso di lasciarmi.
OOOO
Quanti giorni ero rimasto in casa? Nel mentre Ginny era tornata altre volte, anche solo per restare in silenzio, si metteva seduta sul divanetto posto di fronte al letto e sfogliava qualche pagina di un libro o mi osservava, mentre rigirava tra le dita la sua bacchetta. Mi aveva ricordato di quando eravamo sposati, di lei che prendeva dei giorni di pausa anche dagli allenamenti della squadra e restava accanto a me, cercando di distrarmi con discorsi frivoli o aneddoti della sua vita al di fuori di quelle mura. Quando andava via mi dava un bacio sulla guancia, i suoi lunghi capelli ramati scendevano accarezzandomi il viso, il buon profumo che indossava era lo stesso che gli regalai per il nostro primo anniversario, era piacevole sentirlo di nuovo.
« Ci vediamo domani Harry  » mi salutava con voce gentile per poi sparire.
Notando il calendario dove venivano spuntati da Ginny, mancava poco al mio rientro a lavoro, ormai era finito Agosto quasi, pochi giorni e sarei tornato a lavorare e finalmente avrei ritrovato la mia scrivania piena di documenti di casi banali, riempitivi e Theo disperato mentre discuteva con qualche collega di come il caffè dell'ufficio sia pessimo. Lo avrei rivisto sorridere, mentre si sistemava i capelli per rimetterli in ordine seguito da un saluto con il cenno del capo per poi seguirmi per vedere quale caso prendere in carico. Non avrebbe nominato Draco, forse mi avrebbe solo accennato di come fosse felice e io avrei sorriso fintamente per ritrovarmi compiaciuto della notizia. E avrei avuto la dimostrazione che aveva ragione.
« Draco è davvero insopportabile, quando pensi di venire a riprendertelo?  » sobbalzai, il bicchiere che tenevo in mano mi scivolò frantumandosi a terra. Ron, era dietro di me che mi osservava con un'espressione piena di rimprovero, come la sorella.
« Hermione ormai inizia a supplicare che resti, dato che non so come faccia ma riesce a calmare il piccolo Hugo e Rose» si avvicinò a me, tirò fuori la bacchetta per riparare il bicchiere e poi lo sollevò con un wingardium leviosa facendolo volare sul tavolo.
« Harry, ci dispiace  » disse semplicemente poggiando una mano sulla mia spalla. Io lo guardavo incredulo, come se non fosse lui. Draco era davvero riuscito a calmare le acque come Ginny mi aveva raccontato?
« Voglio che ora tu mi ascolti, perché ciò che sto per dirti è un discorso che comprende le scuse e le spiegazioni sia mie che di Hermione » mi sedetti sulla sedia della cucina, rimanendo a fissarlo mentre lui restò in piedi davanti a me. Sembrava davvero stanco e frustrato, sicuramente Draco doveva averlo sfiancato a forza di andarlo a trovare, non riuscivo ancora a delineare l'immagine di lui dai miei amici.
È tutto maledettamente assurdo.
«  Io e Hermione vogliamo chiederti scusa per come abbiamo reagito, ma c'è una ragione » iniziò a fare qualche passo, solitamente era perché cercava di pensare alle parole. Rispetto a Ginny che resta ferma o ha un minimo contatto fisico, lui doveva sempre guardare altrove e non restare fermo.
« Quando hai iniziato a stare così, io e Hermione ci eravamo promessi di aiutarti. Ma di fronte alla nostra impossibilità di salvarti, sentendoci degli amici che avevano fallito, avevamo sperato che almeno dopo la tua promessa di seguire una terapia tutto sarebbe finito. Avremmo riavuto il nostro Harry, o meglio, un Harry felice » avrei voluto dibattere, dire che non avevano fallito ma rimasi in silenzio. Lui si passò il dorso della mano sugli occhi, vedevo la bocca aprirsi per dire qualcosa ma le labbra tremavano, cercava di calmarsi « Quando una sera Ginny ci chiamò in lacrime che avevi…  » sospirò, io mi strinsi tra le spalle sapendo già a cosa stava per riferirsi « Avevi cercato di suicidarti, mi sono sentito crollare il mondo addosso. Sai, per me sei come un fratello e perderti significa perdere una parte di me e della mia famiglia. Mi sarei dovuto svegliare sapendo che eri morto perché io non ho saputo ascoltarti » ancora non riuscivo a rispondere, la gola si stringeva. In realtà avevo sperato di liberare tutti quel giorno, avrei voluto ingoiare senza rigettare quella maledetta fiala di veleno, ma il mio corpo la rigettò subito e Ginny era arrivata proprio in quel momento, mentre mi vedeva agonizzante a terra, pallido e le labbra violacee.
« Avevo promesso a me stesso che avrei fatto qualunque cosa e quando avevi divorziato, ci siamo sempre stati. Ho vissuto di nuovo qui con te, con i miei figli. Ho cercato in tutti i modi di essere il più presente possibile, ma vedevo che nulla serviva e allora Hermione mi aveva fatto capire che non potevamo fare qualcosa da soli, serviva un aiuto professionale » passava la mano lungo la superficie del tavolo, era ancora con lo sguardo altrove e non riusciva a guardarmi « Allora avevamo deciso, dopo che tu avevi confessato che ti serviva aiuto, di prenderti appuntamento presso la miglior struttura. Ma poi avevamo scoperto che non ci andavi, ma ti vedevamo bene, sorridevi Harry. E tu sorridevi già al tempo raramente, ma in quei giorni eri radioso. Così fingemmo di crederti che andavi in cura  » Ron poi finalmente mi rivolse lo sguardo, io rimasi a fissarlo senza ancora riuscire a parlare
«  Eravamo arrabbiati perché Malfoy era il maledetto ragazzino viziato che sapeva solo offendere e farti del male. Aveva offeso te, i tuoi genitori, i tuoi amici. Eppure lo avevi accolto nella tua vita, come se nulla fosse » a quello lo interruppi per rispondere prontamente « Non l'ho mai dimenticato, ma ho voluto vedere questo nuovo Draco  » e il suo nome appena pronunciato, mi morì quasi in gola e sentii il petto stringersi. Mi mancava tanto.
« E lo abbiamo visto, è davvero cambiato. E per favore torna, che porta con sé un'amica che fa impazzire di gelosia Hermione  »
« Latifah? Bella, non è vero?  » sorrisi Ripensando a lei e tutte le volte che battibeccava con Draco, era una ragazza simpatica e al tempo stesso affascinante, tanto che anche io non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso  « Miseriaccia Harry, ha delle curve pazzesche  » nel mentre lo diceva sorrideva come un ebete segnando le forme immaginarie di lei con le mani.
« Sei sposato Ron ed è poco rispettoso nei confronti di Latifah  »
« Oh andiamo! Non ho detto nulla di male. E comunque Harry, tornando a noi, per favore non chiuderti più in questa casa. Vendila, va via di qui, tutte le volte ti lasci trascinare qua come se fosse un posto sicuro. Invece è parte del tuo male » e quelle parole mi fecero pensare. E se Grimmauld Place fosse sempre stata per me il sottoscala del me bambino? Quel piccolo posto sicuro, quel luogo che conoscevo e che mi lasciava a quel passato ignorante e beato, anche se sofferente. Qui avevo ancora la tavolatta con la famiglia Weasley, con l'ordine e Sirius. Un ricordo agrodolce, da cui non riuscivo più a staccarmi.
« Ci penserò e ti assicuro che questa volta lavorerò su me stesso » mi alzai dalla sedia e mi avvicinai a lui dandogli un forte abbraccio che venne prontamente ricambiato.







Note dell'autore:
Chiedo scusa per la mia lunga assenza, spero che siate ancora qui a seguire questa follia.

Il lento decadimento dei sentimenti - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora