L'odore del disinfettante, il rumore dello strappo delle garze che si applicavano alle mie ferite. I capelli fini di lei che scappavano dalla treccia e scivolavano come filamenti ad accarezzare quel viso fine e solleticando la mia pelle. Le ciglia a adombrare gli zigomi spigolosi, le labbra carnose semichiuse e il respiro caldo sulla mia pelle. Astoria lavorava come infermiera nella clinica dove ero ricoverato, mi innamorai di lei durante quei giorni e forse, come diceva la dottoressa che mi seguiva, era per le attenzioni che mi dava, quelle cure che avevo cercato anche nei miei genitori. Quando eravamo soli e i suoi occhi verdi smeraldo si posavano su di me, il respiro mi mancava ogni volta e la testa girava appena lei sorrideva. Sentivo di perdermi in quel insieme, il mio cuore palpitava agitato nel petto e sarei rimasto volentieri a farmi curare e visitare da lei. Spesso veniva a trovarmi anche fuori dall'orario di lavoro, era piacevole averla accanto.
Uscito dalla clinica avevamo continuato a frequentarci, il luogo dei nostri incontri era il mio giardino di inverno tra i fiori profumati dove adorava stare ad ammirarli. Passavamo le giornate a parlare, ognuno del passato difficile e delle famiglie incapaci di seguirci. La baciai in un giorno d'estate, il caldo afoso era lontano in quel gazebo come ogni dolore che sembrava essere sparito con esso. Astoria aveva curato molto di più delle ferite fisiche, era riuscita a scalfire quel bozzolo duro dove mi ero rinchiuso, era riuscita a tirarmi fuori e darmi la possibilità di vivere. E mentre stringevo a me il suo corpo minuto e sinuoso, baciandola sulle labbra le sussurrai un lieve ti amo che fu ricambiato da un bacio di lei. Avevamo deciso così di iniziare una storia e i giorni insieme furono lieti, mesi dove il passato era lontano, dove nessuno mi feriva e la paura di poter solo pesare su di lei, di poterla trascinare nelle calunnie del mondo magico che ormai mi additava come "assassino", si cancellavano mentre mi calmava stringendomi a sé o posando la mia testa sulle sue ginocchia. Ma nulla dura in eterno, la mia paura che il passato tornasse si rivelò più che reale quando Blaise affermò che avrebbe sposato Astoria, in quanto il figlio che aspettava era suo e mentre osservavo lei al mio fianco piangere e scusarsi, mi sentii vuoto. Non potevo andare avanti in quel mondo che era sempre più stretto e soffocante, dovevo andare via e un posto sicuro in quel momento, pensai, era un luogo che avevo sempre odiato e screditato: il mondo babbano. Pensavo che il passato, in quella parte di mondo, fosse solo nella mia testa e tra le note del violino che era diventato il mio strumento di lavoro, eppure lui tornò dopo anni con un Harry tra la folla che mi cercava ogni giorno con lo sguardo. Ero stranamente felice e curioso di vedere il grande Harry Potter presentarsi regolare a ogni opera, spesso veniva a sentire solo l'orchestra e stranamente era sempre lì quando suonavo io. Mi sentivo agitato, onorato e felice di essere un oggetto di interesse per lui e quando quel giorno si avvicinò a me, sorpreso e felice di vedermi, il mio cuore aveva iniziato a palpitare come ad Hogwarts, quando ero cotto di lui e non potevo averlo se non guardandolo da lontano. Chi avrebbe mai immaginato che sarei finito, dopo anni, disteso sul letto con Harry al mio fianco, passando la mano sul suo viso, le mie dita che lo sfioravano per disegnare i suoi lineamenti. Osservavo quel viso marcato, i capelli corvini e sempre disordinati, il corpo sodo e leggermente muscoloso. Ascoltavo il suo respiro, osservavo il suo petto alzarsi e abbassarsi mentre dormiva. Purtroppo non potevo rimanere ad ammirarlo, ne a passare la mano tra i soffici capelli e le braccia sode, dovevo alzarmi e correre alle prove che avevo organizzato in segreto con Latifah e Daniel, un mio collega, per suonare al ristorante dove avrei fatto la proposta di matrimonio ad Harry.
Rimasi ancora un po' ad ammirarlo, passando un dito sul suo anulare. Riuscivo a vedere già l'anello al dito che avevo fatto fare per lui, era un semplice anello con incastonato un piccolo brillante e all'interno erano state incise delle note musicali, un piccolissimo spartito che avrebbe suonato solo con il mio violino. Era un poema sinfonico che amava tanto "Danza Macabra di Saint-Saëns " ironico pensavo, come amasse opere, balletti e sonetti romantici per poi adorare un breve sonetto sulla morte. Ricordo ancora alcune parole scritte nel poemetto di Henri Cazalis. : " La Morte, che suona il violino, seduta su una pietra tombale. Si odono strida dai sepolcri circostanti e il vento ulula fra le cime degli alberi spogli. Le note sinistre dello scordato violino della Morte chiamano i morti fuori dalle tombe; e questi, avvolti in bianchi sudari, volteggiano attorno in una danza infernale" e essendo io un violinista, trovavo più che perfetto immaginarmi un po' come la morte che si desta e chiama a sé i defunti. Harry mi vedeva così? Macabro e un po' strano? Sorrisi mentre ripetevo quelle parole, accarezzandogli il viso. Ero ancora in tempo, potevo alzarmi, ma i miei occhi non volevano scollarsi dalla sua figura.
Sentii un mugugno, alzando lo sguardo che era posato sulle sue labbra arricciate in una smorfia, vidi gli occhi smeraldini di Harry aprirsi. Guardandomi mi sorrise per poi donarmi un flebile buongiorno seguito da un bacio.
« Buongiorno » risposi ricambiando il bacio e lui mi strinse a sé con un braccio, strofinando il suo naso contro il mio. Era sempre esageratamente smielato, desiderioso di contatto fisico la mattina, era qualcosa che agli inizi non mi piaceva ma con il tempo avevo iniziato ad apprezzare e desiderare di più. Lasciandomi andare ai suoi baci, che mi riempivano il viso, sentii il mio corpo reagire contro il suo possente e caldo. Ero stretto in una piacevole morsa, il mio sesso sfregava, chiuso nella stoffa dei pantaloni, contro il suo che lo sentivo altrettanto sveglio.
« Potrei alzarmi e cucinare i tuoi amati Bunnycacke oppure potremmo saltare e fare altro » mi ero sempre chiesto come facesse ad amarli, riusciva a divorarli in tempi record, io provai ad assaggiarli ma mi avevano solo confermato che ero pessimo ai fornelli. Ma ad Harry piacevano, quindi le opzioni erano che: o fosse troppo innamorato di me per rendersi conto che sono un disastro o era pazzo, e la seconda suonava più convincente.
« Penso che salterò per oggi » disse grugnendo appena mentre si spostava sopra di me. Il suo corpo pesava poco, si sorreggeva sulle braccia mentre continuava a baciarmi. Sentivo la sua lingua scivolare nella mia bocca troppo in fretta e troppo curiosa di incontrare la mia per scontrarsi. Una mano di lui iniziò a scivolare lungo il mio collo per scendere sul mio petto. Rabbrividii a quel tocco, alla sua delicatezza e rudezza insieme, perché nel mentre mi aveva divaricato a forza le gambe con le sue, continuava ad accarezzare il mio petto e continuava a baciarmi. Nel mentre spingeva il suo bacino contro il mio simulando l'atto, sentivo il suo sesso duro e eretto spingersi contro di me, mugugnai di piacere, la sensazione era piacevole ma al tempo stesso dolorosa perché desideravo che non ci fosse la barriera dei vestiti a impedire di fare scivolare il suo sesso dentro di me.
Le sue labbra si posarono sul mio collo, facendomi gemere mentre spingeva la lingua e mordeva appena, succhiando un lembo di pelle. Io mi aggrappai a lui, stringendo le mie mani sulle sue spalle. A Harry piaceva, adorava vedermi contorcermi dal piacere. Si staccò continuando a guardarmi, sfilò gli indumenti e io lo guardavo mordendomi il labbro inferiore. Era splendido, più di quanto la mia mente aveva immaginato negli anni, quel petto pieno di cicatrici, così definito, la leggera peluria che partiva dall'ombelico per scendere giù al suo sesso, un percorso peccaminoso che portava nella zona che bramavo verso la sua erezione gonfia e pulsante di desiderio. Io ero ancora vestito, gambe aperte per quell'uomo che mi osservava famelico e io potevo solo ammirare il corpo di lui che a ogni movimento, faceva pulsare il mio sesso che era sempre più stretto in quella morsa di stoffa fastidiosa. Affannato osservavo Harry in ginocchio davanti a me, le mani che si posarono sulle mie ginocchia, scendendo giù lentamente in una morbida carezza. Passavano lungo le mie cosce, mentre continuava a guardarmi giungendo ai fianchi. Un lieve movimento circolare con i pollici per accarezzare la zona dove si era fermato, infine si piegò per baciarmi il ventre. Io sussultai, di istinto mossi in alto il bacino e lui, continuando a osservarmi e facendomi perdere ogni capacità di pensiero con quello sguardo che sembrava di un predatore, mi sfilò di scatto i pantaloni, calandoli giù e liberando la mia erezione. Vidi la sua bocca spalancarsi, le fauci di un predatore che si avventano sulla sua preda, ed io ero lì a lasciarmi divorare, non mi sarei mosso. Prese il mio sesso in bocca, lo lasciò scivolare giù, quasi in gola. La sensazione calda e umida, il risucchio che sentivo, la lingua che accarezzava il mio sesso, mi fecero gemere di piacere. Il respiro si mozzava in gola, istintivamente poggia le mani sulla sua testa, afferrando i suoi capelli ma lui più veloce di me, mi prese i polsi con una mano e tenne le mie lontane da lui. Capendo di non poterlo toccare, portai le mani lungo il mio corpo, aggrappandomi alle lenzuola del letto. Lui mi afferrò i fianchi con forza, tanto da vedere le mani affondare nella carne. Sfilò il mio sesso dalla sua bocca, una sensazione fastidiosa nel sentire ora il freddo batterci sopra. Infastidito mugugnai, arricciando le labbra in una smorfia di disappunto ma lui mi ignorò del tutto, soffiando sopra l'erezione e facendomi rabbrividire ulteriormente. Scese giù con la testa, le mani insieme ad essa che nel percorso mi accarezzavano l'interno coscia. Sentii le dita premere sui glutei, con leggera forza li separò e sentii la sua lingua stuzzicare la mia entrata per poi infilarsi dentro. Sobbalzai stupito, era la prima volta che mi succedeva, nessuno era arrivato a tanto ma Harry era lì, tra le mie gambe, a penetrarmi e darmi piacere con la sua lingua che si muoveva. Insieme si intrufolarono anche due dita, che si muovevano dentro di me e mi allargavano. Stava cercando di prepararmi senza usare la magia, sarebbe stato un rischio, non era mai facile essere pronti alla penetrazione con solo quel metodo, con Blaise era sempre stato una tortura, con Harry vivevo a pieno le sensazioni di piacere e sentivo il mio corpo, sentivo di finalmente cosa significasse gemere per il vero piacere e lasciarsi andare. Quando la lingua giunse al punto desiderato, mentre ancora mi stimolava e preparava, istintivamente strinsi per poter sentire di più lo sfregamento piacevole ma Harry, come soddisfatto, nuovamente lasciò il lavoro a metà. Si sfilò, prese solo la bacchetta che era posata sul mobile, fece il classico incantesimo di lubrificazione e dopo aver fatto uno protettivo sul suo sesso, entrò in me. Lo sentivo scivolare a meraviglia, ma le pareti della mia entrata sembravano troppo strette. Mi aggrappai alle sue spalle con le unghie, mentre lui teneva le mie gambe aperte e sollevate, cercando di entrare con calma. Era piacevole e fastidioso allo stesso tempo, era come sentirsi squarciare dentro, scavando in fondo. Ma Harry uscì lentamente appena, un ennesimo incantesimo di aiuto mentre si scusava, poi spinse nuovamente dentro, il suo sesso scivolò interamente dentro e io gemetti appena lo sentii muoversi dentro di me. Si piegò per baciarmi ma infastidito all'idea di dove era stata quella bocca poco prima, lo scansai e lui capendo sbuffò una risata.
Harry rispetto a Blaise aveva si un modo rude di possedermi, ma sapeva stare attento alle mie esigenze, sapeva farmi sentire il mio corpo, sapeva come muoversi senza farmi male e non dovevo più fingere ne urlare, bastava gemere con calma, sentendo anche il ritmo del mio cuore, la sensazione di aria necessaria a respirare e inspirare. Le sue mani toccavano il mio corpo senza lasciare lividi, mi accarezzavano e si premevano il giusto senza mai farmi male. Le sue labbra si posavano delicate, il suo sesso mi donava piacere scivolando dentro me senza sembrare un coltello, senza alcuna violenza. Il suo bacino si muoveva al ritmo con il mio, se la sua andatura andava troppo veloce, io mi fermavo e lui non mi forzava a rispondere, avrebbe fatto per entrambi, posando le sue mani sui miei fianchi e guidandomi se necessario. L'orgasmo con lui era naturale, venivo quasi maledicendomi di non essere durato di più, avrei voluto resistere per non far venire subito dopo Harry, che mi riempiva con il suo seme caldo che colava poi macchiando le lenzuola.
Non volevo andare via, volevo restare con lui dentro di me che mi donava piacere e amore. Volevo restare in quel piccolo luogo sicuro.
Dopo l'orgasmo si sfilò da me e poggiò la testa sul mio petto. Accarezzai i suoi capelli e gli baciai la testa mentre prendevo fiato. Sentivo il suo corpo sudato e caldo contro il mio, i nostri cuori battere accelerati all'unisono, e la sensazione di spossatezza e fastidio di doversi separare, ci portò in modo moggio a lavarci. Era stata una doccia fatta di baci, di mani che sfioravano l'altro e infine, prima di salutarci rinnovai la mia promessa « Sappi che sarò al LightHouse puntuale, e se solo non ti vedo ti verrò a prendere a calci » volevo che si curasse, che si prendesse cura di sé. Avrei fatto di tutto pur di farlo stare bene. Lo baciai « Magari scopro che mi piace, chissà se non è una mia kink nascosta » mi disse sorridendo e dandomi un bacio. Io sbuffai, che diamine gli veniva in mente ogni volta? « Potter, delle volte è meglio che stai zitto » infastidito da come lo avevo chiamato, mi scansò appena e mi guardò storto « Bene, Malfoy » marcò inacidito il mio cognome. Io ridevo « Ci vediamo più tardi » un altro bacio, tenendo lo sguardo infastidito e ancora offeso « A più tardi, Signor Potter » scoppia a ridere ma lui mi fece un gestaccio con il dito medio « Sei stronzo alle volte » disse mentre si sistemava la mantella. Diamine quanto era bello nella sua divisa, che fasciava i suoi glutei rendendolo quasi un reato lasciarlo andare in quel modo.
« Però mi ami, non è vero Harry? »
« Ora va meglio e sì » rispose dandomi un ultimo bacio prima di sparire con uno schioppo. Io mi vestii in fretta, presi il violino e mi fiondai fuori dal mio appartamento. Avevo delle prove da fare, dovevo organizzare l'evento che sarebbe stato perfetto.
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Il lento decadimento dei sentimenti - Drarry
FanfictionNon avevamo molto da dirci, passeggiavamo in silenzio e se solo qualcuno mi avesse detto che in futuro mi sarei ritrovato a passeggiare lungo le vie babbane con Malfoy, gli avrei consigliato di farsi ricoverare al San Mungo. Eppure eccoci qui, nonos...