Capitolo 1 - Principium

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La giornata iniziò male quando una volta alzata dal letto vidi che fuori pioveva. Una volta uscita con difficoltà dalle coperte tiepide mi diressi verso l'armadio facendo scricchiolare il parquet ormai vecchio, presi un paio di jeans, una t-shirt nera e una felpa del medesimo colore, ma che gioia di vivere oggi , e andai in bagno per cambiarmi e lavarmi. 

Una volta vestita buttai un occhio alla mia immagine riflessa nello specchio, ad osservarmi dal riflesso se ne stavano lì due occhi nocciola contornati da un paio di occhiaie abbastanza visibili da far pensare a chi mi avrebbe incontrata :"chissà se quella poveretta dorme ogni tanto". Anche i miei capelli non erano messi molto meglio, se ne stavano lì, scuri come mogano bruciato e leggermente mossi, troppo pigri per formare un'onda decente, e troppo ribelli per starsene lisci e buoni come avrei voluto. Un po' come la proprietaria, se devo essere sincera. 

Avevo la fortuna di vivere da sola da ormai un paio di anni, perlomeno quando portai giù le valige dalle scale non svegliai nessuno, a parte qualche fantasma forse. Il taxi che avevo chiamato mi avvisò che stava aspettando fuori dal vialetto, e così mi affrettai ad uscire. Detti un'occhiata a quella che era stato il mio nido o la mia grotta a detta di mia madre, osservai il camino davanti al quale avevo letto, bevuto cioccolate e mi ero addormentata durante i temporali, la cucina con le piastrelle ormai rovinate dal tempo, i divani in tessuto scuro nei quali ero sprofondata più volte per poi cadere in un sonno profondo. Stavo lasciando tutto questo fino a data da destinarsi, per noi Cacciatori era routine doversi trasferire presso i propri datori di lavoro (se così possiamo definirli in chiave moderna) in modo da poter essere a disposizione in qualsiasi momento. 

Il taxi mi portò alla banchina da cui sarebbe partito il mio traghetto per l'isola di Arran, isola che a quanto pare ospitava l'accademia di Tormore, dove avrei dovuto soggiornare, e che a quanto pare aveva avuto la sfortuna di essere stata presa di mira da alcune Ombre, entità dalla natura indefinita,  portatrici di caos e le quali godono nell'assaporare la paura che producono negli innocenti. 

Il viaggio in traghetto calmò la mia mente affollata di pensieri, mi ero spostata sul ponte centrale per osservare l'orizzonte e sentire il profumo dell'acqua salmastra, fui percorsa da una scarica di brividi, complice il freddo pungente di ottobre che sarebbe solamente aumentato con il passare dei giorni. Non ero la sola sul ponte, affacciati alle balaustre c'erano anche dei ragazzi che a una prima occhiata sembravano avere circa la mia stessa età, probabilmente studenti del college dov'ero diretta anch'io, pensai. Era ormai quasi calata la sera quando il traghetto ci lasciò sulla riva che dava esattamente davanti al college, dietro gli alberi si intravedeva la pietra color crema di quella che sarebbe stata la mia casa nei prossimi mesi, se non anni. 

Seguii gli altri studenti lungo un sentiero in mezzo agli alberi, l'aria era piena di risate e sussurri provenienti dalle persone intorno a me, probabilmente eccitati all'idea di ricominciare l'anno, avevo ricevuto precise istruzioni dalla preside di non rivelare a nessuno la mia vera identità, o la mia copertura sarebbe saltata, e allora non sarei più stata al sicuro. Mentre ripetevo mentalmente la mia storia e riordinavo la mente stando attenta a non inciampare nelle varie radici che spuntavano dal terreno umido sentii una mano sulla spalla e mi voltai di scatto: <<Heilà straniera, sei nuova vero?>> a fissarmi con sguardo curioso c'era un ragazzo dall'aspetto ordinato, ma a colpirmi furono in realtà i suoi occhi, erano di un grigio scuro torbido, quasi come il cielo carico di pioggia sopra di noi, e mi scrutavano attenti. <<Si, ma fossi in te non artiglierei così le persone, specie quelle nuove, non vorrai farle scappare il loro primo giorno vero?>> e gli tirai un'occhiata dall'alto in basso sperando di fargli recepire il messaggio, cioè "niente contatto  fisico indesiderato, grazie" <<Okay okay ho capito che tipa sei, sono sicuro che andresti d'amore e d'accordo con mia sorella>> disse lui accennando un sorriso ironico, <<Comunque io sono Alexander Wilson, per gli amici Alex, Wilson per i professori incazzati>> concluse ridacchiando e passandosi una mano tra i capelli biondo cenere per toglierseli dalla fronte, notai che li portava abbastanza lunghi, e che con l'umidità dell'aria e il vento gli si spostavano continuamente davanti agli occhi. <<Io sono Nora White, e come il tuo intuito speciale ti ha suggerito sì, sono nuova, "pensa a una scusa, pensa a una scusa"  mi sono trasferita di recente dall'Europa, i miei viaggiano tanto sai, per lavoro...>> cercai di essere il più convincente possibile aggiungendo anche un'espressione triste alla fine della frase, <<Certo immagino, stessa storia per i miei, io però frequento l'accademia da anni ormai e sono certo che finirò gli studi qui>>. 

Mentre finiva di raccontarmi la sua storia finalmente arrivammo all'ingresso della scuola, che trovai piacevolmente curata, era circondata da siepi ordinate e c'era un cortile centrale con dei sentierini che proseguivano verso quella che doveva essere una serra, un campo di atletica e un... un'arena? Rimasi piacevolmente sorpresa, le arene erano luoghi in cui i praticanti della magia si allenavano a corpo libero o affinavano la propria abilità con determinati elementi quindi avere un'arena poteva significare due cose, l'accademia era un posto serio e sicuro dove i suoi studenti erano ben allenati oppure, avrebbe anche potuto aiutare a potenziare le persone sbagliate. Mi segnai mentalmente di indagare nei giorni seguenti. 

Gli studenti imboccarono i corridoi diretti alle loro stanze, Alex mi salutò dicendo che avrebbe raggiunto degli amici e che ci saremmo di sicuro ritrovati il mattino seguente a colazione, mentre io mi fermai a osservare il grande ingresso, i pavimenti in legno scuro, le colonne e le volte di marmo e i soffitti bianchi. La scalinata centrale portava al piano superiore, ma mentre stavo per salire una voce mi fermò: <<Lei deve essere la signorina White suppongo>> a qualche metro da me era ferma una donna con i capelli grigi raccolti in un ordinato chignon, portava un maglione scuro e dei pantaloni di velluto marroni, sembrava quasi in tinta con la scuola pensai ridacchiando tra me e me, ma mi limitai ad annuire, la donna proseguì, <<Sono la preside Flores, ti ho contattata io qualche settimana fa per le attività sospette di alcune Ombre qui in accademia, ti manderò un messaggio nei prossimi giorni per parlare meglio ed evitare orecchie indiscrete, i muri di questa scuola sentono tutto...>> <<Non si preoccupi, posso chiederle dove alloggerò?>> <<Certamente, ti ho assegnato una stanza all'ultimo piano, non che ce ne siano tanti, è la numero 317, ho insistito nel farti dare una stanza singola, conoscendo la tua natura, nulla di personale... un'ultima cosa,  domani non avrete lezione, prenditi del tempo per esplorare e orientarti>> così mi diede le chiavi della stanza e si congedò. 

"Non che ce ne siano tanti ,gne gne" certamente i 4 piani erano pochi ma i corridoi dell'accademia erano troppi, e ci misi una ventina di minuti buoni per trovare la stanza. Ad attendermi dietro la porta della mia nuova camera c'erano dei muri blu notte e un parquet beige, sotto la finestra davanti a me dominava una scrivania nera, di fianco un letto ad una piazza e mezza con le coperte di un blu simile ai muri, sulla parete di destra un armadio a vista, a sinistra vidi una porta in legno scuro che conduceva ad un bagno con vasca. "Conoscendo la tua natura" eh? Non seppi dire se con quella frase la preside avesse fatto un'allusione alla mia natura di Cacciatrice o alla natura di...ragazza che ama la comodità? Ero abbastanza confusa ma non ci pensai troppo. Mi tolsi i vestiti e li misi sulla sedia, feci un bagno caldo e poi mi misi a letto osservando le stelle che si intravedevano dalla finestra. Così si concluse il mio arrivo all'Accademia di Tormore, sull'isola di Arran. 









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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 16, 2023 ⏰

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