L'ARRIVO DEL RE

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Elbic si svegliò sul letto del sotterraneo della nave.
Aveva tra le mani, il mantello nero piegato usato come cuscino, Marylin dormiva accanto a lui, mentre lo abbracciava. Sigrid gli confessò che era incredibile che non lo avevano ancora fatto dopo tutto quel tempo.
Elbic  non aveva esperienza nel sesso, e si chiedeva se Marylin essendo cameriera nel castello, con il re della lussuria avesse assaporato i piaceri proibiti.
Guardò la fanciulla i riccioli biondi, scoperti dal cappello uscirono in tutta la sua lucentezza.
Sembrava una principessa, mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio e deglutì guardando le sue labbra rosa.
"Elbic." Sussurrò Marylin aprendo gli occhi azzurri. "Che stai facendo?"
"Terra!" Si sentì la voce di un marinaio.
"Finalmente compreremo molti pesci al mercato." Disse Thomas con entusiasmo.
Aren lo guardò male.
"Che c'è?" Chiese Thomas.
"Mi vergogno per lui." Sigrid si mise una mano in fronte.
Mar e Elbic si misero a ridere.
"È ora." La ragazza si spogliò dietro le rocce mettendosi il suo vestito da cameriera azzurro con il grembiule bianco che aveva nascosto dentro il cestino.
Si sistemò i capelli con un pettine color corallo, l'unico ricordo della sua vera madre.
"Ti ho fatto aspettare?" La ragazza aveva i capelli dorati sciolti con una treccia a corona.
Elbic  arrossì guardando la splendida fanciulla che gli si parava davanti. "No, figurati..." Sussurrò timido.
"Andiamo a fare compere." Sorrise la ragazza attaccandosi al suo braccio.
Il ragazzo fu trasportato nelle bancarelle del mercato.
"Bella questa pietra." Marylin sorrise specchiando l'occhio sulla gemma acquamarina che rifletteva i colori dell'arcobaleno.
Elbic continuava a fissarla, la ragazza aveva la bellezza di un fiore. All'improvviso si sentì un nitrito di cavalli, un nobile stava prendendo a calci un popolano che gli aveva sbarrato la strada.
All'improvviso gli venne in mente l'immagine di Lukas.
Aveva lo stesso sorriso malevolo di quando lo aveva accusato davanti al re di essere amico del diavolo.
Il ragazzo non ce la fece più, mentre gli occhi del popolo erano occupati a guardare la scena, si mise il mantello nero.
"E tu chi saresti." Rise il Duca di Wontass, vedendo il ragazzo che si metteva in mezzo.
"L'entità della notte." Rispose il ragazzo dando un calcio in faccia, il nobile cadde sulla strada, col stupore di tutti.
"Per mille pescecani dove sono i gamberoni?" Thomas dava un'occhiata ai mercati di pesce, non trovandoli da nessuna parte.
"L'entità della notte!" Gridò un uomo con entusiasmo.
"Gilwash?" Pensò Thomas. "Non può essere lui, ho visto con i miei occhi che dava il mantello a Elbic ."
"Elbic !" Esclamò il marinaio. "Per mille pescecani!"
L'uomo di mare si addentrò tra la folla, l'entità della notte stava lottando con tre signorotti nobili, prendendoli in giro.
"Non è possibile." Il marinaio si portò una mano in fronte. "Per mille sardine impanate ditemi che è tutto un incubo."
Sigrid rise. "Il ragazzo ingenuo si sa fare con la spada."
I signorini nobili caddero sbattendo tra di loro.
Elbic guardò il Duca di Wontass, schiacciando la sua testa.
"Non ti basta la lezione che ho dato ai vostri figli?"
Il Duca lo guardò spaventato.
"Via da qui, e guai se fai ancora il prepotente."
Il nobile scappò nella carrozza, lasciando i signorotti a terra, l'entità della notte lo guardò con sguardo fermo.
Il popolo che faceva cerchio intorno a lui, iniziò a battere le mani.
Elbic quando era sicuro che non si fosse nessuno nei paraggi, si tolse il mantello da entità della notte.
Thomas fece un sorriso di sollievo, vedendo i soldati correre imbizzarriti per catturare la misteriosa entità della notte.
Il ragazzo era sicuro, in vestiti civili, tenendo in modo pacifica la mano di Marylin.
"Oh! Pericolo scampato." Thomas stiracchiò le braccia, non capiva l'esigenza dei ragazzi a cacciarsi sempre nei guai a cominciare da quel ragazzo dal cuore ribelle che aveva conosciuto fin da piccolo.
Si sentiva in colpa di averlo abbandonato, finendo per farlo travolgere da quel destino crudele.
All'improvviso si alzò una volata di vento, muovendo le foglie gialle dell'autunno.
"Per mille pescecani." Thomas sorrise serrando le braccia. "Che ne dite se andiamo a bere una tisana calda davanti al fuoco, poi belli tranquilli, andiamo nella nave a dormire, così domani mattina salpiamo le vele?"
All'improvviso un uomo urlò inginocchiandosi a terra.
"Che succede?" Elbic corse subito al suo soccorso.
"Il re!" Pianse l'uomo con le mani sul volto. "Una disgrazia è arrivata sulle nostre terre!"
"Aspetta, aspetta!" Si agitò Thomas sentendo la situazione sospetta. "Non è possibile che il re sia arrivato subito a Wontass, di sicuro l'uomo ha preso un abbaglio."
"Lo vedremo." Elbic con sguardo freddo, prese dal fodero amaranto la spada che aveva rubato ad uno dei quei buffoni nobili.
Tre giorni dopo una splendida nave con decorazioni d'oro e di rubini arrivò al porto di Wontass.
"Mio re!" Il Duca gli corse incontro, appena il giovane signore scese sulla nave, gli strinse le mani portandoli sul viso, tanto che una guardia lo dovette allontanare.
"Da quando l'entità della notte è apparsa in queste terre è successo un macello, i soldati lo cercano una ovunque ma non lo trovano da nessuna parte."
"L'ho saputo." Rispose il ragazzo tranquillo che aveva letto la lettera che gli era stata consegnata dal Messaggero con estrema urgenza.
"Sei venuto per sopprimere i ribelli?" Lo seguì il duca strofinandosi le mani.
"In realtà sono curioso di vedere l'entità della notte." Dichiarò il re come se non lo avesse mai vista.
"Perché la gente ha quello sguardo smarrito?" Gilwash si guardava intorno, una donna spaventata aveva il volto pallido come un fantasma.
"È intimorita dalla vostra presenza mio signore, ma non vi curate di loro, se solo loro oseranno mancarvi di rispetto, li brucerò al rogo."
Gilwash fece un sospiro, guardando il popolo agitato. "Ti credo."
"Nessuno deve osare mancarvi di rispetto." Il Duca strinse i pugni.
"Ti credo, ti credo..." Lo tranquillizzò il ragazzo con un sorriso freddo.
L'uomo diede un calcio a un tizio che gli passò davanti.
"Bradford." Il ragazzo aveva uno sguardo serio. "Il fatto che tu sia nato nobile, non ti dà diritto di trattare la gente con violenza gratuita."
Il Duca di Wontass scoppiò a ridere.
"Per un attimo si stavo cascando, voi, vostra maestà che provate empatia per questo marciume."
Diede un altro calcio al povero malcapitato, che tremò vedendo gli occhi grigi del re che lo osservavano.
L' uomo restava immobile temendo di fare qualche mossa che lo potesse indispettire.
"Vai per la tua strada." Il re fece un sorriso tranquillo che lo rassicurò.
L'uomo si alzò e fece un inchino.
"Non trattarli con gentilezza, che poi la pretendono sempre e battono la fiacca."
"Ma cosa sono i tuoi schiavi?" Chiese il ragazzo con uno sdegno sugli occhi grigi.
"Sono il più grande domatore di bestie nella storia!" Gridò il Duca, mentre il re restava in silenzio. "E ogni uomo di Wontass sotto al mio potere, sono stato grandioso, non è vero?"
Gilwash all'improvviso vide l'ombra di suo padre.
Il duca si girò ma il re scomparve.

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