Capitolo 16

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«Oh, andiamo, odio questi giochi!»
«Invece sono divertenti, su, dai! Non fare il guastafeste, Harry. Obbligo o verità?»
«Verità.»
«Sei dannatamente noioso. Qual è il tuo più oscuro ed intimo segreto?»
«...»
«Sei obbligato a rispondere.»
«La verità è che io non ho nessun segreto.»
«Errore, Harry: tutti hanno qualcosa da nascondere...»

Le giornate si susseguivano rapide senza che nulla di particolare succedesse. Era già arrivata l'estate. Chi voleva sarebbe potuto tornare a casa, ma i ragazzi più grandi, che frequentavano la scuola come se fosse un'università, sarebbero potuti rimanere durante i mesi estivi, anche perché non tutti avevano le famiglie vicine e i soldi ovviamente mancavano. Questo era il caso di Ashton, Calum, Michael e Luke, le cui famiglie vivevano in Australia e non era facile raggiungerle e forse, da un lato, era meglio così; con Luke che ancora faticava a padroneggiare il proprio potere, non era il caso di rischiare di mettere in pericolo le loro famiglie, che ancora non sapevano (e non avrebbero mai saputo) che cosa i loro figli fossero in grado di fare. Per questo motivo la prospettiva dei tre mesi di vacanza estiva non entusiasmava particolarmente il gruppo, che si limitava a pensare a come sarebbe stata vuota la scuola durante quel tempo.
Nemmeno Harry aveva intenzione di tornare a casa, si sarebbe limitato a passare per fare un saluto, ma preferiva rimanere a Londra con i suoi amici. Niall, invece, avrebbe raggiunto la sua famiglia in Irlanda per una settimana, dal momento che suo fratello e la sua compagna avevano appena avuto un bambino e perciò desiderava tanto andare a trovarli. A Harry sarebbe piaciuto andare con lui, ma il discorso che valeva per Luke, valeva anche per lui, nonostante tutto. Non poteva rischiare di ferire i familiari dell'irlandese, soprattutto quando in casa c'era un bambino così piccolo.
Gli sarebbe mancato un sacco, già lo sapeva, ma non poteva farci niente. Quello era l'unico modo, nonostante Niall gli avesse detto più e più volte che si fidava di lui e che non vi era alcuna necessità di prendere simili precauzioni.
Il problema era che Harry non si fidava di se stesso. Temeva il proprio potere, lo considerava un qualcosa che poteva prendere il sopravvento quando meno se lo aspettava e senza che lui fosse in grado di evitarlo. Ne aveva parlato con Ashton e Luke, i quali gli avevano detto che doveva imparare a essere più sicuro di se stesso, se voleva avere il dominio sul suo potere.
Ma non era facile, non quando l'ansia di un nuovo attacco pendeva sulla sua testa come una spada di Damocle.

Era passato un po' troppo tempo dall'ultima volta che erano stati attaccati ed Harry temeva che da un giorno all'altro sarebbe successo ancora e non poteva, questa volta, lasciarsi cogliere impreparato. Segretamente aveva continuato ad allenarsi, da solo, nel tentativo di trovare il modo per riuscire a dominarsi. Ogni tanto gli era parso di aver trovato il modo per controllare quell'elettricità che gli attraversava il corpo, ma veniva sempre smentito, quando si trovava ad utilizzare troppa energia o troppo poca. Era frustrato e già sapeva che la lontananza da Niall, seppur assai breve, non avrebbe di certo contribuito ad aiutarlo. L'irlandese era l'unico in grado di calmarlo senza che lui dovesse chiedere il suo aiuto. Quando aveva le crisi d'ansia, bastavano i baci e le carezze del biondo per far sì che Harry ritrovasse il proprio autocontrollo. Il problema era che mano a mano che si avvicinava la data della partenza, gli attacchi di panico e le crisi si facevano sempre più frequenti, nonostante continuasse ad autoconvincersi che tutto quanto sarebbe andato per il meglio, che nessuno avrebbe attaccato la scuola e che non avrebbe avuto l'onere di cercare di aiutare tutti. L'unica cosa che riusciva a fare, però, era continuare a pregare.

Il giorno della partenza di Niall venne vissuto da tutti con estrema leggerezza. Il loro irlandese preferito sarebbe tornato presto, perciò non c'era motivo alcuno di sentirsi tristi. Questo valeva per tutti, eccetto per Harry, che si era sforzato di non lasciar trasparire nulla del suo senso di disagio e abbandono. Erano i momenti come quello che gli facevano capire quanto effettivamente tenesse a Niall; ma nonostante tutto non poteva proprio permettersi di fargli capire quanto volesse che rimanesse al suo fianco: aveva bisogno di vedere la sua famiglia.
Avevano dormito insieme, quell'ultima notte, abbracciati e stretti come se il caldo non potesse turbarli minimamente e al mattino però si erano svegliati talmente sudati che avevano dovuto per forza condividere una doccia. E quanto era stato difficile separarsi, quando Niall aveva preso il taxi che lo avrebbe portato all'aeroporto! Harry aveva insistito tanto, affinché gli permettesse di accompagnarlo, ma entrambi sapevano che sarebbe stata ancora più dura, perciò aveva ben presto rinunciato.
Così, all'improvviso, si ritrovò senza la compagnia dell'irlandese. Gli sembrava così strano...Abituato com'era ad averlo vicino, fatica ad accettare l'idea che adesso fosse lontano. Eppure aveva vissuto per anni senza avere il benché minimo ricordo del loro amore, quindi in linea teorica era perfettamente in grado di sopportarlo.
Solo che già sapeva che la mancanza si sarebbe fatta sentire, in quei sette giorni, forte e chiara. Ma avrebbe cercato in tutti i modi di distrarsi.

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