Capitolo 17

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Harry rimase ogni singolo giorno al capezzale di Zayn. Perrie gli aveva detto che non era in pericolo di vita, ma non poteva fare a meno di sentirsi in colpa. Per difendersi gli aveva fatto del male, e la cosa non si poteva in alcun modo biasimare, ma quando lo avevano trovato gli altri, che da lontano avevano assistito alla scena (ecco perché pioveva: Luke per l'agitazione aveva perso ancora una volta il controllo dei suoi poteri), la prima cosa che disse fu "È tutta colpa mia". Nessuno lo aveva rimproverato, nessuno lo aveva accusato, ma nel suo cuore provava un profondo senso di colpa. Per questo si sentiva in dovere di rimanere lì al fianco di Zayn, anche per scusarsi di non aver capito prima quanto stesse succedendo, di averlo accusato senza riuscire a decifrare quei pensieri disperati che gli avevano più volte raggiunto la mente.
In quel modo, la settimana di separazione da Niall durò molto meno del previsto.

Quando l'irlandese varcò la cancellata della scuola, non perse un attimo di tempo; tutti lo avevano avvertito di quanto era accaduto, perciò corse rapidamente verso la struttura della scuola, tirandosi dietro la valigia, e raggiungendo in breve tempo l'infermeria.
«Harry!» esclamò, quando vide il suo ragazzo seduto al capezzale di Zayn, intento a leggere un libro ad alta voce.
Il riccio lo guardò, e per un istante che parve ad entrambi interminabile ci fu il silenzio, poi si alzò e senza dire una parola lo strinse tra le sue braccia, nascondendo il viso contro la sua spalla. Niall fece un sospiro e lo strinse a sua volta, sentendo come se fosse la sua la sofferenza della sua anima gemella.
«Non hai fatto niente, Harry. Non è colpa tua...» mormorò, stringendolo forte a sé.
«Zayn si riprenderà e potrà raccontarci la verità...»
Il riccio fece una smorfia e sollevò la testa. Non era convinto, ma non gli importava. Se il biondo diceva così, doveva essere vero per forza. Lo guardò negli occhi blu che lo scrutavano con attenzione, poi gli posò una mano sulla guancia, per baciarlo. Sapeva che da quel momento in poi tutto sarebbe andato per il meglio. Niall era di nuovo al suo fianco, lo avrebbe aiutato a superare quel momento e a vederci più chiaro.
Si sedette nuovamente sulla sedia e il biondo si accomodò sulle sue gambe, con un sorriso.
«Com'è andata in Irlanda?» gli chiese Harry. In quel modo avrebbe potuto distrarsi e pensare ad altro.
«Uhm, bene. Erano tutti felici di vedermi decisamente più allegro rispetto alle visite precedenti...E Theo è un bambino adorabile e sveglissimo, ma soprattutto stupendo. Mi assomiglia un sacco, sai?»
Harry ridacchiò, scuotendo leggermente la testa.
«Ora non ti vantare, sai! Non è che se sei stato via poi quando torni puoi permetterti di andare in giro a dire quanto tu sia sveglio e bello.»
Niall fece per replicare con il suo solito umorismo, ma Harry lo zittì posandogli un dito sulle labbra.
«Certe cose te le posso dire solo io...» sussurrò, prima di dargli un bacio a schiocco. Gli sembrava poco rispettoso lasciarsi andare ad effusioni più intense davanti al loro amico incosciente. Avrebbero avuto modo di recuperare il tempo perduto più tardi.

Verso metà pomeriggio, né Niall né Harry si erano mai allontanati da Zayn. Avevano fatto a turno per andare a mangiare e quando erano insieme avevano passato il tempo a chiacchierare; o meglio, Niall aveva raccontato ad Harry tutto ciò che aveva fatto in quei giorni che avevano passato separati.
Ad una certa ora, tutto il resto del gruppo raggiunse i ragazzi, perché Ashton, a quanto aveva detto, sentiva il bisogno di dover affrontare ciò che era accaduto tutti insieme.
Era giusto parlarne, soprattutto adesso che dovevano analizzare insieme un po' di informazioni.
Perrie si diede da fare per cercare qualche sedia, e poi, quando tutti furono comodi, raccomandò loro di fare piano per non disturbare il suo paziente e lasciò il gruppo da solo, in modo tale che potessero discutere in tutta tranquillità.
Il primo a parlare fu ovviamente Ash, che si schiarì la gola e guardò tutti i suoi amici.
«La situazione è paurosamente simile a quella di anni fa. Certo, non ci sono ancora state sparizioni, ma gli attacchi non fanno pensare a nulla di buono, anche se questa volta sono-...Più mirati.»
Nel dire quelle ultime parole, gli occhi del giovane scivolarono su Harry, che annuì. Non aveva paura di ammettere che gli attacchi erano totalmente rivolti contro di lui. Niall gli strinse forte la mano e gli sorrise, per essergli di conforto. Ma Ashton si schiarì ancora la gola, non aveva finito di parlare.
«Il che mi porta a pensare che anche gli attacchi precedenti avessero come obbiettivo Harry...Però, quello che mi sfugge, è il motivo.»
Michael fece una smorfia. Era evidentemente stizzito dalla situazione, perché non poteva fare nulla di utile. Luke si stava divorando l'unghia del pollice, con fare nervoso, perché era perfettamente cosciente che anche lui non poteva fornire al gruppo un valido aiuto, almeno sono a quando non sarebbe riuscito a governare al meglio i suoi poteri.
Calum tamburellò le dita sul proprio ginocchio e poi sospirò, guardando negli occhi ogni ragazzo presente nella stanza.
«Direi invece che il motivo è piuttosto semplice...» mormorò quindi, abbassando lo sguardo per non lasciare che i pensieri degli altri lo disturbassero.
Si guardò le mani e pensò bene a quali parole utilizzare.
«È chiaro a tutti quanti che i poteri di Niall e Harry siano fondamentalmente complementari. Uno è luce, l'altro è buio. In qualche modo, stando insieme, riescono a bilanciarsi e a mantenere una sorta di equilibrio. Ma cosa succederebbe se questo equilibrio venisse spezzato? Cosa succederebbe se qualcuno con le capacità giusto riuscisse a manipolare uno dei due poteri, utilizzandolo a proprio vantaggio?»
Liam annuì rapidamente, capendo dove voleva andare a parare Calum con il suo discorso.
«Come in tutti i fumetti, chi vuole rompere l'equilibrio lo fa per ottenere sempre più potere...» commentò, incrociando le braccia al petto.
«Questo però non spiega perché se la siano sempre presa con me...» osservò Harry.
I ragazzi rimasero in silenzio qualche istante.
«Probabilmente è un caso. Se la sono presa con te nello stesso modo in cui se la sarebbero potuta prendere con Niall» borbottò Michael, scrollando le spalle.
«Quindi che cosa dovremmo fare ora?» chiese Harry, con la fronte aggrottata.
Ashton si alzò in piedi, andando a guardare fuori dalla finestra.
«Non possiamo lasciarti da solo. Nemmeno per un momento. Inoltre, sarebbe il caso di non lasciare mai soli te e Niall. Non possiamo correre rischi...» sussurrò.
Niall scosse leggermente il capo.
«Non c'è bisogno che voi sacrifichiate il vostro tempo per stare dietro a noi due. Bastiamo ed avanziamo...»
Ashton si voltò di scatto.
«Fino a che Harry non avrà il pieno controllo delle proprie facoltà, è più che mai necessario che tutti quanti collaborino affinché nulla di male possa succedere. E sono sicuro che non sarà un sacrificio per nessuno, dal momento che già siamo sempre insieme» disse secco, stringendo gli occhi.
Harry aggrottò la fronte. Non capiva che cosa lo stesse innervosendo in quel modo, ma chiederglielo gli sembrava del tutto inopportuno. Il biondo fece una smorfia e annuì.
«Fate come volete.»
Ashton tirò un sospiro e senza dire una parola si allontanò dalla stanza, seguito da Luke che gli acchiappò la mano prima di uscire.
Harry guardò i ragazzi rimanenti.
«Che gli prende?»
Calum alzò gli occhi al cielo. Si stizziva a causa di certe domande le cui risposte erano per lui totalmente naturali. Forse non teneva in conto il fatto che lui avesse le capacità di leggere i pensieri delle persone, e che pertanto alcune cose fossero scontate solo per lui.
Michael gli diede un colpetto alle costole con il gomito, fulminandolo con un'occhiata che fece sbuffare il ragazzo.
«È solo preoccupato, Harry. Nulla di grave. Si agita perché ha paura per noi e si sente inutile perché non sa mai come aiutarci.»
Il riccio sentì Niall irrigidirsi al suo fianco, perciò gli scoccò un'occhiata perplessa.
Il biondo scosse il capo e distolse lo sguardo, mentre Michael si alzava.
«Anche io sono perfettamente inutile e lui lo sa. Eppure, non mi sembra di agitarmi così come fa Ash.»
«Tu non ti agiti mai per nulla, Mikey. Ognuno è fatto a modo suo. E adesso, con permesso, io vado a prendere un po' d'aria...» borbottò Calum, alzandosi ed uscendo fuori.
Liam, che era rimasto in silenzio per tutta la durata della scena, sbuffò.
«Certo che la vita di voi persone dotate di magici poteri è davvero frustrante...» borbottò, sarcastico, scoccando occhiate avvelenate a tutti quanti.
Harry ridacchiò, non riuscendo a trattenersi; sapeva che Liam non poteva fare a meno di sentirsi invidioso di loro, che potevano dirsi speciali, a differenza sua che si sentiva assurdamente normale.
«Oh, Payne, sei una piattola...» disse Michael, per provocare il ragazzo che reagì subito scagliandosi addosso all'amico, che scoppiò a ridere.
I due ingaggiarono una breve e giocosa lotta, prima che Mikey si ritrovasse a terra, sottomesso dalla forza fisica di Liam.
«Hey, Liam, non dirmi che sei diventato Hulk-...» ebbe la forza di dire il ragazzo con i capelli tinti, prima di venire investito da tanti piccoli colpi, che lo fecero ridere e gemere di dolore assieme. Sfortunatamente per Harry e Niall, che si stavano divertendo un mondo ad assistere a quella scena, arrivò di corsa Perrie che, con le mani sui fianchi, sgridò i due ragazzi a terra e li cacciò immediatamente fuori dall'infermeria. Tutti quanti sapevano che stava scherzando, Perrie non era mai arrabbiata, ma capirono che era il caso di smetterla, dal momento che non erano al parco, ma vicino ad un ragazzo esanime.
Harry, quando Liam e Michael si allontanarono, guardò Zayn e si appoggiò al bordo del letto.
Niall gli posò un bacio sulla guancia, avvolgendogli le spalle con il braccio.
«Tranquillo, si riprenderà.»
«Lo spero. Devo scusarmi con lui e non posso accettare l'idea di avergli fatto del male in modo irreversibile.»
Il biondo sospirò e gli carezzò la spalla, sapendo perfettamente che ogni suo parola sarebbe stata superflua. Quando Harry si metteva in testa qualcosa, era difficile distogliergli la mente.
In quel momento si udì un leggero bussare contro la porta dell'infermeria, e Perrie borbottò che nessuno la lasciava mai in pace, mentre si alzava e andava ad aprire.
«Posso entrare?»
«Oh, ehm. Non credo sia il caso-...Ci sono Niall e Harry, sai...»
Harry tirò su la testa e Niall fece una smorfia, partendo già incazzato. Il riccio gli diede un colpetto sulla spalla, invitandolo a comportarsi in maniera educata.
«Sono sicuro che non sarò di alcun disturbo.»
I due giovani seduti vicino a Zayn rimasero fermi, mentre Louis faceva il suo ingresso nella stanza, lanciando un'occhiata perplessa alle sedie sparse.
«Avete dato una festa, qua dentro?» chiese, con un sopracciglio inarcato.
Harry dovette colpire di nuovo Niall, per impedirgli di rispondere in modo scortese; gli aveva raccontato quanto era accaduto, perciò era facilmente intuibile perché l'irlandese non fosse del tutto amichevole nei confronti del ragazzo appena entrato.
«Gli altri ragazzi ci tenevano a passare un po' di tempo con lui» disse Harry, guardando il ragazzo di sottecchi, mentre questo prendeva posto su una sedia, dall'altro lato rispetto alla coppia.
«Capisco. Beh, è proprio messo male-...» osservò, con un sospiro.
«Ma d'altronde se è lui il colpevole di quanto è successo è giusto che sia in queste condizioni. Quando e se si sveglierà dovrà rispondere di un sacco di crimini...» aggiunse e Harry si sentì ribollire, all'improvviso, di rabbia.
«Non è stato lui, Louis.»
Il ragazzo alzò gli occhi su di lui, inarcando un sopracciglio.
«Ma come. Ti ha attaccato, ingannando tutti quanti e ti ha quasi ucciso. Poi si è infiltrato qui a scuola e qualche giorno fa ha approfittato dell'assenza degli altri per tentare di eliminarti di nuovo...Come fai a dire che non è stato lui?» chiese, con un velo di divertimento e scherno della voce.
Niall sibilò un insulto, ma Harry lo zittì con un gesto. Non amava essere preso in giro in quel modo.
«Lo so e basta e dal momento che tu non c'entri nulla in questa storia ti inviterei ad evitare di sputare sentenze.»
Louis lo guardò come se avesse ricevuto un insulto terribile.
«Harry, ci preoccupiamo tutti quanti per te, cosa credi? Se qualcuno ti ha fatto del male, merita di pagare.»
Niall questa volta non rimase zitto.
«Sì, ma tu non sai un emerito cazzo di quanto è accaduto, perciò perché stai parlando? Se Harry dice che non è colpa sua, è perché sa che Zayn non ha colpe in questa situazione. E non parla, come invece fai tu, a vanvera.»
Tomlinson fulminò il biondo con un'occhiataccia.
«Non stavo parlando con te, Horan.»
«E a me non me frega un cazzo.»
Harry sbuffò.
«Potere stare entrambi calmi, per cortesia?» disse poi, scuotendo il capo.
«Mi sembrate due bambini. Non ce la fate a respirare la stessa aria per dieci secondi senza arrivare a litigare?»
Niall guardò il suo ragazzo e serrò la mascella, abbassando lo sguardo e concentrandosi su Zayn, ignorando tutto il resto.
«Che cosa ci fai qui, Louis, se pensi che Zayn mi abbia fatto del male?»
«Volevo accertarmi delle sue effettive condizioni...»
«Bene, lo hai fatto. Puoi anche andare, grazie» sbottò ancora una volta Niall e Harry, esasperato dalla situazione, alzò gli occhi al cielo.
Ma Louis fece come Niall gli aveva suggerito, alzandosi in piedi e sbuffando.
«Mamma mia, come sei acido, Niall. Manco ti avessi toccato nel profondo del tuo essere. Dio mio, detesto ripetermi, ma sei sei così insicuro? Hai paura che Harry possa improvvisamente cambiare idea e preferire me, come sarebbe stato giusto facesse anni fa?»
«Louis, per favore...» sussurrò Harry, guardandolo con gli occhi che lo supplicavano di piantarla lì, ma sapeva che era troppo tardi. Niall scattò in piedi ed andò a prendere per il bordo della maglietta Louis.
«Sai bene quanto me che una persona come te non potrà mai e poi mai avere uno come lui. Non sei alla sua altezza, non lo sei mai stato è mai lo sarai...» sibilò il biondo, mentre Louis scoppiava a ridere e se lo scrollava di dosso.
Harry si chiese dove fosse Perrie e perché non fosse ancora intervenuta. Lui era incazzato, con entrambi i ragazzi, perché si chiedeva come potessero essere così idioti da non riuscire a risolvere le cose come due persone civili.
«Ma perché, scusa, tu pensi di essere alla sua altezza? Mi prendi per il culo? Se non lo sono io, non lo sei nemmeno tu...»
Niall ringhiò e gli si scagliò nuovamente contro, per colpirlo, ma questa volta Harry decise che ne aveva abbastanza, perciò in un lampo si frappose tra i due e bloccò Niall, tenendolo per il braccio e posando l'altra mano sul petto di Louis che già si stava tendendo verso l'irlandese.
«Mi sono francamente rotto di ascoltarvi litigare. Se avete voglia di picchiarvi, abbiate la decenza di farlo fuori di qui, per cortesia. Altrimenti, siete gentilmente pregati di finirla» disse, lapidario, fulminando prima uno e poi l'altro. Gli sembrava di avere a che fare con due bambini piccoli.
Louis fece schioccare la lingua e si tolse la mano di Harry dal petto.
«Non ti preoccupare, me ne vado. Ma, Horan, abbiamo un conto in sospeso da anni e prima o poi ci toccherà saldarlo.»
«Non vedo l'ora, stronzo...» borbottò Niall, mentre Louis usciva e li lasciava di nuovo soli.
Harry lasciò la presa e incrociò le braccia al petto.
«Mi spieghi che cosa ti è preso?» gli chiese.
Niall lo guardò, fece una smorfia e si strinse nelle spalle.
«Mi infastidisce. Lo sai. Lo odio. Mi provoca perché sa che scatto subito.»
«E tu cerca di controllarti, no? Santo cielo, Niall, mi fai arrabbiare quando ti comporti così!»
L'irlandese si sedette di nuovo, ed assunse l'espressione tipica di un bimbo rimproverato.
«Scusa. Proverò a non picchiarlo ogni volta che lo vedo, te lo prometto...» bofonchiò, guardandolo con le guance leggermente rosse per l'imbarazzo di essersi comportato da idiota.
«Ecco. Bravo...» sospirò il riccio, che si sedette sulle sue gambe e lo guardò, gettandogli le braccia al collo.
«Se quando discutete tu arrivi alle mani, passi dalla parte del torto e mi costringi a dargli ragione. E non voglio farlo, perciò comportati bene, grazie.»
Niall, per tutta risposta, gli tenne il mento tra due dita e lo baciò, mordendogli il labbro inferiore e sorridendo appena.
«Farò il bravo, papino
Harry scoppiò a ridere e lo baciò ancora e ancora, fino a quando Perrie non rientrò e cacciò entrambi fuori dalla stanza.

Quella sera i due ragazzi l'avrebbero passata a darsi il bentornato più e più volte, fino a quando il sonno non avrebbe preso il sopravvento su entrambi.

Salve, gente!
Come state? A me il caldo sta lentamente sciogliendo...Arriverò al punto di strisciare, invece di camminare.
Che cosa vi posso dire? Louis si diverte tantissimo a provocare il nostro povero Niall, che di pazienza ne ha forse troppo poca. L'importante è che ci sia Harry a porre un freno alla sua impulsività.
Come sempre, se il capitolo vi è piaciuto vi invito a lasciarmi un voto e/o un commento! Vi ringrazio perché mi state sempre vicino e mi supportate tantissimo. Mi rendete felice!
Un bacione enorme e un abbraccio, al prossimo capitoletto. <3

P.S.: fatemi sapere che cosa ne pensate di tutti i vari misteri! Secondo voi è stato davvero Zayn oppure, come pensa Harry, lui non c'entra niente? Sono curiosa di sapere i vostri pareri.

Powerful [Narry] - slow updatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora