𝟭𝟴𝟴𝟮𝗦𝗨𝗟𝗟𝗘𝗗𝗨𝗡𝗘.

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il mio nome era clara. clara huddlestone, per la precisione; figlia di un banchiere sprovveduto.

dovete sapere che in quegli anni l'ossessione nei confronti dei vampiri s'accrebbe con così tanta foga da divenire isteria collettiva: ai cadaveri si pugnalava il petto e chi soffriva di couperose era per natura sospettato.
io non ero morta e non avevo rossori in viso, ma un giorno tornai cosciente sotto le vesti d'un vampiro e vi spiegherò perché.

mio padre, jack huddlestone di oak ridge, nel tennessee, aveva avuto la malsana idea d'intrecciare affari con la mafia italiana che, volente o nolente, aveva messo in chiaro da che parte tirava il vento; folata d'aria che ben presto portò la nostra piccola banca al verde. all'epoca ero poco più che sedicenne e in grado, secondo la società, di prender marito; premessa necessaria per comprendere l'estremo gesto che di lì a poco compì quel povero cristiano messo di fronte al pericolo imminente della morte.

louis chevalier, facoltoso nobile di sconosciute radici, incontrò per puro caso lo sventurato aggirarsi per le strade della città in cerca d'aiuto e non ci mise molto per comprendere le sue ragioni. cos'altro si dissero i due non è dato saperlo ma in poche ore l'unico membro della mia famiglia m'abbandonò tra le braccia del primo uomo incontrato per la via e di lui non ne seppi più nulla.

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