𝟭𝟴𝟴𝟮𝗧𝗛𝗜𝗘𝗥𝗥𝗬.

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la stessa notte salii su una goletta assieme al gentiluomo che m'aveva sradicata dal mio posto nel mondo. il cavaliere in questione appariva assai composto, rigido sulle spalle e taciturno nonostante la sua giovane età. se ne stette per un po' a fissarmi il seno, poi distolse lo sguardo e tornò a concentrarsi sull'increspatura delle onde sotto di noi.

sbarcammo qualche ora più tardi sulla riva d'un luogo sconosciuto, minacciato dalla presenza ingombrante d'una villa svettante nel cielo ancora povero di sfumature.  quando fummo davanti al portone d'ingresso mi chiese d'attendere qualche istante nell'atrio ed in quel momento capii che la mia vita non sarebbe più stata la stessa: tornò da me con un pugnale stretto tra le dita e la fame negli occhi.

il calore del sangue all'altezza del petto si diramò ovunque nel mio corpo; faticavo a tener vigili le palpebre; ogni parte della mia anima mi stava abbandonando, come mio padre a oak ridge nel tennessee. nonostante ciò, non ero morta e non avevo rossori in viso: quando mi risvegliai lo feci come vampiro.

il signor thierry guérette, che m'aveva raccolta da terra ormai prossima alla soglia della vita, mi donò il suo sangue e fermò il mio cuore, giorno dopo giorno; attraversavo un ponte barcollante con l'insicurezza nei passi ed il dolore in ogni centimetro del corpo. la ferita al centro del petto stava rimarginandosi con una inconsueta rapidità, mentre in me abbondava la fame di curore.

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