𝟭𝟵𝟰𝟴'𝗜𝗜𝗦𝗔'𝗔.

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ormai erano passati sei anni e la mia quotidianità era racchiusa tra le quattro mura di quell'ambiente malfamato. ogni notte cercavo di non soccombere; ogni notte mi muovevo sinuosamente dinanzi ad occhi indiscreti e a zanne pronte ad agguantarmi la carne.

all'alba del 16 febbraio 1948 lack alvine e tjabba - i due demoni proprietari del locale - presero il posto dei clienti ch'ormai se n'erano tornati dalle loro mogli e mi costrinsero a terra. tjabba mi teneva per la nuca, ancora ricordo quelle dita strette intorno al mio collo; lack aveva già i calzoni abbassati e mi tratteneva alto il bacino.

stavo piangendo.

lo ricordo perché quella fu l'ultima volta in cui versai una lacrima. mi sentivo soffocare, non riuscivo a deglutire e ormai il mio volto era immerso nella mia stessa bava mentre a turno davano sfogo ai loro più animaleschi istinti. non vedevo nulla che non fosse helias osservare la scena da lontano, immobile, inerme come lo ero io. bisbigliai il suo nome in cerca d'aiuto ma si voltò e proseguì per la sua strada; le nostre, invece, da quel giorno s'interruppero.

era il 16 febbraio 1948 quando abbandonai il knoxhult e assieme ad esso anche l'unico uomo che avevo amato - e odiato ancor di più.

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