L'unica cosa che provo in questo momento è frustrazione. Sono uscita di casa con le migliori intenzioni ma il cielo non sembra dalla mia parte.
Volevo fare una bella colazione al bar ed arrivare puntuale al lavoro. Risultato? Ho macchiato di eyeliner la mia maglietta preferita, l'unico paio di tacchi comodi si sono rotti e non riuscivo ad infilarmi le lenti a contatto.
La conseguenza è che sto guidando con dei tacchi scomodi al punto da darmi la sensazione di camminare scalza su un pavimento di lego. E sono in ritardo.
Sbuffo e, ferma al semaforo rosso, cerco la presentazione in borsa.Almeno la riunione deve andare bene, o rischio l'esaurimento nervoso prima dei quarant'anni. Trovo parcheggio per miracolo davanti al palazzo in cui lavoro, mi affretto a scendere dalla macchina e la chiudo mentre corro verso l'ingresso.
Sospiro di sollievo quando entro nel mio ufficio con soli cinque minuti di ritardo e il capo ancora non si è fatto vivo. Che culo.«Buongiorno Ally! Il tuo primo appuntamento è qui, lo faccio entrare?» la mia assistente si palesa alla mia porta facendomi prendere un mezzo infarto.
«Ricordami chi diavolo è»
«Matt del reparto contabilità. Servono numeri!» ride allegra. Beata, io non ho niente di allegro oggi. In ogni caso, annuisco massaggiando le tempie.
Il tutto dura circa quaranta minuti, poi inizio a lavorare ad alcuni documenti arrivati per email. Dopo altri dieci minuti la mia assistente arriva con un caffè bollente e amaro, come piace a me.
«Grazie, Stacy.» le sorrido. Lei mi sorride a sua volta e mi concede un occhiolino prima di tornare alla sua scrivania.
Un po' mi dispiace che non sia stata messa nel mio studio, ma forse ci saremmo distratte sparlando dei gossip letti sulle riviste dei vip. E avrei accumulato lavoro.
No, meglio lavorare separate.Stacy è stata la prima persona con cui ho legato e, quando sono stata promossa in ufficio, è stata lei a chiedere di farmi da assistente, sostenendo fosse più divertente che lavorare per l'amministrazione.
Sorrido ancora al pensiero; la realtà è che voleva salvarmi dalle grinfie di uno stagista che mi era stato assegnato, che continuava a cercare di portarmi a cena fuori nonostante i miei continui rifiuti. Non la ringrazierò mai abbastanza per aver fatto questa buona, anzi buonissima, azione.
La giornata passa abbastanza velocemente, fino a quando non vengo convocata dal capo.
Stava proseguendo troppo bene la mattinata. Sbuffo e mi avvio in ascensore. Tre minuti dopo sono davanti alla porta. Busso ed entro al suo consenso.«Sei arrivata con cinque minuti di ritardo, ne hai usato quindici tra pausa caffè e bagno. E sono solo le undici e trenta. Un altro richiamo come questo e sei ad un passo dal licenziamento.» mi rimprovera senza staccare gli occhi dallo schermo del computer.
«Mi disp-» provo a dire, ma mi blocca alzando una mano in aria, degnandomi finalmente di uno sguardo.
«Non ti ho chiesto spiegazioni. Torna a lavorare e non perdere tempo. Buona giornata.» e con questo, capisco che la mia giornata può solo peggiorare. Oggi è di pessimo umore, a quanto vedo. Quest'uomo è in grado di passare dall'essere un concentrato di zucchero e allegria, al peggior capo acudo e scorbutico. Oggi è evidente la sua seconda personalità.
Alzo gli occhi al cielo ed esco dall'ufficio, tornando a lavorare a quei benedetti documenti, mentre mille pensieri affollano la mia mente.
Spero di tornare a casa e trovarla in ordine, per una volta. O per lo meno, pulita. Litigo con Chase per questo da quando abbiamo deciso di andare a convivere. Che poi, io vivevo da sola e lui è venuto a stare da me.
Non sono una maniaca del pulito come quelle che si vedono nei programmi che guardo in TV, ma comunque mi piace avere la casa pulita, in ordine e possibilmente profumata. L'ultimo punto è il motivo per cui acquisto candele in modo compulsivo, cercando di abbinare assieme fragranze diverse.Alle quattro e mezza inizio a preparare le mie cose e, dopo una veloce chiamata dell'ultimo minuto con un'azienda, filo dritta agli ascensori uscendo poco dopo dall'edificio.
Sospiro sollevata che anche questa giornata lavorativa sia finita e mi preparo ad affrontare il traffico delle 17:15. Seattle è bellissima, per carità, ma il traffico è davvero infernale.
Apro il cancello del condominio che sono ormai le 17:45. Sono stanca morta.
Una volta sulla soglia di casa continuo a sperare che quello scansafatiche si sia dato finalmente una mossa ma appena entro in casa constato con orrore che, se già prima andava sistemata, ora è anche peggio.
Respiro profondamente e mi fiondo nel mio studio, dove sono sicura di trovarlo. Ed infatti eccolo lì, davanti al computer, a cazzeggiare.«Grazie per aver pulito, Chase.» tuono. È già una brutta giornata, ci manca solo una discussione e siamo alla frutta.
«Scusa, tesoro. Non avevo voglia, lo sai che non mi piace pulire.» mi sorride. Lo stronzo mi sorride.
Sbuffo un vaffanculo e chiudo la porta, sbattendola di proposito. Mi cambio mettendo una tuta comoda ed inizio a passare l'aspirapolvere per poi lavare i piatti e riporre quelli puliti al proprio posto.
Poi è il turno del bagno: rimuovo il calcare dal box doccia semi-trasparente e lavo i sanitari. Successivamente carico la lavatrice e l'asciugatrice con i panni lavati stamattina e lavo i pavimenti. Sono le 19:35, così inizio a preparare la cena.Alle 20:30 siamo a tavola, a parlare del più e del meno, fino a quando non intavola un discorso che avrebbe fatto meglio ad evitare come la peste.
«Hai visto? Alla fine hai pulito tu e la casa è perfetta. Io invece non lo so fare.»
«Chase, meglio lasciar perdere.» lo avviso
«È vero! Guarda questa casa, potrei mangiare per terra. Però potevi fare anche la camera già che c'eri.» asserisce.
Respira, puoi farcela.
E invece no, non riesco a stare zitta.«Ho passato l'ora in cui avrei dovuto rilassarmi a pulire il tuo porcile. Mi perdonerai se alle sette e trenta di un lunedì sera, dopo una giornata infernale, non ho le forze nè la voglia di pulire anche la camera da letto.» sbotto dopo aver poggiato con poca delicatezza il bicchiere d'acqua, che tenevo in mano, sul tavolo.
Chase mi guarda sbalordito e chiude l'argomento riponendo il suo piatto nel lavandino ed andando a farsi una doccia.
Sbuffo e scelgo un libro.
Vado a letto a leggere, ma dopo mezz'ora sto già russando. La stanchezza ha preso il sopravvento e non so nemmeno se Chase si sia coricato.
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Ricordati Di Amare
ChickLitQuanto può costare lasciare tutto per le nuove esperienze? Quanta fortuna si può trarre da una semplice casualità? Allison sta per scoprirlo, assieme a Stacy e Matt, i suoi colleghi, e Christian. Chi è lui? È solo un ragazzo che cenava da solo in u...