Prologo

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Ho il costante pensiero di non essere felice del tutto, di non star godendo dei miei ventotto anni così come dovrei. Ho una bella vita: un uomo, delle amicizie, un lavoro... eppure niente di tutto questo mi rende felice come mi ero immaginata da piccola. 

Sembra stupido, eppure manca qualcosa di importante e non riesco a capire cosa. Mi alzo con il costante pensiero di mollare tutto e scappare da qualche parte, per poi rendermi conto di non essere la persona più adatta ad un cosa del genere. Sono ordinata, meticolosa, organizzo sempre tutto con la massima attenzione. L'unico svago che mi concedo è lo sport che non deve mancare. Comprendo che il mio sia uno sport un po' particolare e no, non sto parlando di quello che si fa sotto le lenzuola aggrovigliata ad un uomo. O magari ad una donna. 

In ogni caso, la mia famiglia e il mio compagno non approvato per niente questo genere di cose ed io me ne sbatto altamente per fortuna. Ammetto però che i loro infelici commenti mi piacerebbe ficcarglieli su per il-. Mi trattengo, non voglio essere volgare. Abbiamo capito tutti di che luogo parlavo e non c'è bisogno di andare avanti. 

Sono la donna meno forte caratterialmente del mondo, ho il terrore di lasciare la presa su qualcosa che mi sta facendo male, per paura di ferirmi di più. Lascio sempre che questo genere di decisioni le prenda l'altra persona ed io sto francamente aspettando che Chase capisca che non siamo fatti per vivere assieme e che forse è giusto separare qui le nostre strade. Lui, al contrario mio, però, sembra totalmente a suo agio nella vita da servito e riverito: non pulisce a casa, cucino solo io - che Dio me ne scapi, se mai dovesse cucinare lui - e non ha la minima considerazione delle mie emozioni. Il perché io non lo abbia ancora lasciato è semplice e trova risposta nel mio discorso precedente: potrei stare ancora peggio dopo la rottura ed io non voglio conseguenze negative sulla mia carriera che sembra aver preso il decollo dopo l'ultima promozione.

Sono a letto, dopo l'ennesima sfuriata contro Chase, che ha usato il pretesto per uscire con gli amici, e non vedo l'ora di addormentarmi. Sto comunque lavorando, e all'ora di dormire manca ancora un bel po', motivo per cui mi armo di caffè e pazienza, interrompendo il dovere solo per le pause bagno. Dopo la quarta in due ore, mi rendo conto che l'idiota è tornato a casa senza nemmeno salutare, si è messo nella sua parte del letto e sta guardando video sul cellulare ad un volume troppo alto perchè io possa lavorare in pace. Mi alzo quei due secondi che bastano per recuperare le cuffie dal comò e le indosso, sperando che la musica rilassante possa coprire i suoni impossibili dal telefono di Chase. Nemmeno a dirlo, ovviamente non si è minimamente preoccupato di abbassare. Anzi, ride di gusto e sguaiatamente.

Provo a respirare, ma penso che a breve impazzirò. Fino a quel momento, provo a resistere all'istinto omicida e a quello di mandare al diavolo qualsiasi cosa e persona. La mia vita adulta non l'avevo certo immaginata così.

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