Flying

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"Benvenuti sul nostro volo" li accolse, con la classica gentilezza professionale, la hostess in cima alle scale.
"Eccoci qua, grazie..." – disse Kazuki, mentre abbassava leggermente la testa per fare il proprio ingresso dalla coda dell'aereo con Miri in braccio - hai visto, Miri, quanto è gentile questa signorina? Non c'è alcun motivo di avere paura".
Lei sporse guardinga il piccolo faccino paffuto e sembrò tranquillizzarsi quando incontrò il viso sorridente della donna, tanto da dirle "Ciao, io sono Miri e con i miei due papà stiamo andando a Barcellona".
La signorina rimase un attimo spiazzata di fronte a quella affermazione ma cercò di non darlo troppo a vedere, rispondendole con un "oh, ma che bello...divertitevi".
Kazuki le rivolse un sorriso imbarazzato mentre si affrettava a raggiungere la piccola peste che si era già inoltrata nel corridoio alla ricerca dei loro posti.


Dietro di loro, con un portamento e una faccia degni di un condannato a morte, Rei fece anche lui il proprio ingresso. I capelli, come tutte le volte in cui non osservava il bersaglio attraverso il mirino, ridotti a una zazzera spettinata gli ricadevano scomposti sugli occhi, contornati da due occhiaie più accentuate del solito. Non disse nulla, si guardò intorno con un fare al tempo stesso circospetto e sconvolto.
La hostess lo guardò perplessa, mormorando un "benvenuto" ed ebbe la risposta alla sua tacita domanda quando il biondo di poco prima sbraitò nella sua direzione: "Rei! Vieni a darmi una mano a sistemare i bagagli! Dannazione, perché devo fare sempre tutto io?!". Resosi conto che il suo sclero non era del tutto passato inosservato, Kazuki rivolse alla donna, sempre più basita, un sorriso tirato prima di tornare a guardare in cagnesco il moro.
Questi, dal canto suo, emise un piccolo sbuffo (o forse aveva semplicemente inspirato) e lentamente si apprestò a raggiungerli.


"Miri vuole stare alla finestra!" gridò eccitata la bambina.
"Quello è un finestrino..." la rimbeccò Kazuki, già stanco nonostante il loro viaggio fosse appena cominciato. Kyutaro gli aveva concesso una settimana di vacanze e all'inizio era sembrata una buona idea quella di andare all'estero e far vedere a Miri un pezzo di mondo completamente diverso dal loro, ma ora non era più certo di farcela.
"Dov'è il bagno" chiese flebilmente Rei.
Soprattutto dopo aver constatato che avrebbe dovuto gestire non una, ma due persone che non avevano mai volato su un aereo in vita loro.
E l'altra era Rei Suwa.




Kazuki aveva trascorso i successivi minuti, mentre gli altri passeggeri prendevano posto, a spiegare a Miri cosa sarebbe avvenuto di lì a poco. Ci sarebbe stato un forte rumore, dovuto all'accensione dei motori, e poi l'aereo si sarebbe messo a correre fino a prendere la giusta velocità per spiccare il volo. Al decollo avrebbe avvertito un senso di vuoto alla bocca dello stomaco e forse le si sarebbero tappate le orecchie, le disse, ma lei non doveva avere paura perché ci sarebbe stato lui a stringerle forte la mano e tutto sarebbe andato bene. Anche per il fastidio alle orecchie c'era un rimedio, bastava deglutire un paio di volte e sarebbe passato. La bambina annuì convinta e fiduciosa. L'altra persona per la quale si era prodigato in quella lunga spiegazione rassicurante, invece, non aveva emesso alcun suono, né fatto intendere di aver ascoltato una singola parola.
Quando l'aereo iniziò a svegliarsi, però, anche Rei ebbe una immediata reazione e fu così strano vederlo con la schiena perfettamente dritta e schiacciata contro il sedile, lui che se ne stava sempre gobbo e rinchiuso su se stesso, che a Kazuki fece tenerezza.
Miri gli aveva già arpionato la mano ed emetteva urletti eccitati ai quali lui rispondeva in maniera alquanto ridicola per cercare di tenerle alto l'umore.
"YEEEEY! KAZUKI-PAPA SI STA MUOVENDO! GUARDA, GUARDA!!"
"Yeeeey!" le fece eco lui.
"KAZUKI-PAPA GUARDA COME GIRANO LE ELICHE! STIAMO PRENDENDO VELOCITA'!"
"Yeeey!" le rispose ancora una volta.
"KAZUKI-PAPA............ che ha Rei-papà?"
"Yy- Reei!"
Si voltò di scatto verso il suo partner, trovandolo bianco come un cencio e con le unghie conficcate nei due braccioli ai lati del proprio corpo, cercava di fare profondi respiri con scarsi risultati e aveva gli occhi serrati.


Rei stava combattendo contro l'impulso di alzarsi e mettersi a correre alla ricerca del bagno, nonostante Kazuki gli avesse già detto che non ci avrebbe trovato una vasca da bagno come quella che avevano in casa loro. Glielo aveva descritto come un cubicolo stretto che lo avrebbe fatto sentire solo peggio ma ogni fibra del proprio corpo reclamava il familiare marmo freddo che lo isolava dal resto del mondo, ovattando suoni e paure, facendolo sentire al sicuro. Voleva scendere da quel dannato mostro di ferraglia e correre il più veloce possibile verso casa, chiudersi in bagno e non uscirne più. Lui non era tagliato per stare in mezzo alla gente, per fare cose come andare in vacanza, prendere il sole, fare movimento, non era tagliato per...
Il suo flusso di pensieri sconnessi venne interrotto da una mano calda e dalla stretta sicura che afferrava la propria.


Aprì lentamente un occhio e trovò Kazuki e Miri che lo fissavano preoccupati ma con dei sorrisi incoraggianti a incorniciargli il viso.
"Rei-papa! Miri non ha paura, va tutto bene, vedi? Siamo già in alto, in mezzo alle nuvole!" trillò la bimba.
"Si... Rei-papa, non avere paura, ci siamo noi con te" aggiunse Kazuki. Il ghigno era il solito di quando lo prendeva in giro ma la sua stretta era calda e rassicurante al punto da sciogliere il panico nel petto di Rei.
Lui non era fatto per queste cose, ma d'altronde fino a poco tempo prima pensava di non essere fatto neppure per avere qualcosa che somigliasse a una famiglia.
Strinse di rimando la mano a Kazuki mentre rivolgeva un sorriso appena accennato a Miri. Si, con loro al suo fianco poteva farcela.


Si sporse un poco per guardare dal finestrino e mentre osservava ammirato le nuvole tutt'intorno a loro pensò addirittura che non era poi così male, volare.
Lo pensò, certo, fino a che il bambino dietro di loro non disse:
"Mpff, patetico. Questo non è niente, in confronto all'atterraggio" .

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