Canile

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-Ferma ferma ora.

Brava, non ti muovere.

Sentirai giusto una punturina.

Clara era ancora stordita dall'anestesia, cercò di sollevare la schiena ma una cintura la costringeva contro lo schienale della poltroncina da dentista. I polsi erano ancorati ai poggiabraccia con delle cinghie, mentre le caviglie e le cosce erano legate a due anelli dietro lo schienale con corde di nylon. I suoi piedi erano rimasti sospesi per almeno 15 minuti, a giudicare dal colore violaceo del sangue stagnante sotto la pelle.

Il veterinario prese il divaricatore palpebrale, Clara sentì odore di ruggine.

Scosse la testa violentemente.

-No, così non va bene, rischi di perdere un occhio. Ma io voglio che tu veda.

Il veterinario scoprì uno specchio a figura intera rettangolare, e lo inclinò in modo che Clara potesse guardarsi.

Era nuda, sudata, fredda. La luce al neon rendeva la sua pelle verdastra, e il sangue sui cerotti ai lati del suo collo sembrava nero.

Clara cercò di urlare, ma la voce le morì in gola.

Il veterinario sfilò il nodo di tessuto dalla bocca di Clara e lo esaminò.

Era impregnato di saliva.

-Neanche un po' di sangue, la cordectomia è andata bene.

Il veterinario le accarezzò il volto sudato. Clara strinse gli occhi, ma il veterinario la costrinse ad aprirli agganciando il divaricatore sotto le palpebre.

Le mise due gocce di collirio negli occhi.

-Ti ho tolto la possibilità di abbaiare così non potrai disturbare chiunque ti adotterà all'asta di settimana prossima. Abbiamo ancora un paio di cosette da fare prima di allora, prima di tutto gli artigli...

Diede un colpetto sui piedi freddi di Clara, il sangue nelle vene si mosse, ogni globulo rosso era uno spillo.

Gli occhi di Clara si riempirono di lacrime, un sibilo doloroso le uscì dalla gola.

Il veterinario tirò fuori un oggetto di legno e metallo.

-Non preoccuparti tesoro, è facile facile. Vedi? In questo anellino infili il dito... Ferma ferma dai. Qui va il dito e questa lamina va sotto l'unghia, e quando premi su questa leva...

L'unghia dell'alluce di Clara saltò via lasciando scoperta la carne sensibile.

Clara spalancò la bocca e sbattè la testa ripetutamente sul cuscino della poltroncina.

Il veterinario infilò il secondo dito nel macchinario.

Clara sentì un calore diffondersi sotto le natiche e bagnarle la base della schiena.

L'urina gocciolò giù dalla poltrona e sul pavimento.

Il veterinario fece saltare l'unghia del secondo dito, poi quella del terzo.

Al quarto Clara arricciò le dita proprio mentre il veterinario stava per premere la leva, l'unghia si sollevò, ma non si staccò.

Il veterinario sollevò lo sguardo per rimproverare Clara, ma fu distratto dal suono umido che aveva fatto la sua scarpa sul pavimento.

-Ops, non ti preoccupare, succede. Ora asciughiamo... ecco fatto.

Il medico mise un asciugamano sotto le natiche di Clara e continuò il suo lavoro.

Con delle pinzette afferrò e torse l'unghia del quarto dito per staccarla completamente.

Clara era sveglia, ma nel suo corpo non c'era più.

Con la vista offuscata dalle lacrime guardava una macchia sul soffitto. Si lasciava manipolare dal veterinario come una bambola.

Il veterinario le strappò l'ultima unghia, le mise il collirio negli occhi, tolse l'asciugamano umido da sotto le sue natiche e lo usò per pulire il sangue dalle sue dita.

-Come sei stata brava. Adesso devo farti un taglietto, ma facciamo in fretta in fretta, poi abbiamo quasi finito.

Il veterinario sciolse i nodi alle gambe e alle braccia di Clara. Il formicolio fu come una secchiata d'acqua fredda.

Era libera.

Poteva andarsene.

Con tutte le forze che le rimanevano, Clara spinse le mani contro i poggiabraccia e si proiettò in avanti, oltre il veterinario che si fece da parte sorridendo.

Perché stava sorridendo?

Le caviglie addormentate di Clara cedettero, era rimasta legata troppo a lungo.

Sbattè la faccia per terra, il suo campo visivo si coprì di scintille rosse.

Il veterinario abbassò lo schienale della poltroncina e trascinò Clara per le braccia, facendola adagiare prona.

Le legò le braccia dietro la schiena e con un bisturi le praticò un'incisione al lato del ginocchio.

Clara non si sentiva più come una bambola vuota, quel dolore era tutto suo. Intenso, nauseante.

Vomitò sullo schienale della poltroncina.

Il veterinario le incise l'altro ginocchio.

Clara avrebbe affondato le unghie nel lettino se le avesse avute, invece le sue dita sanguinavano.

Non percepì il dolore pulsante alle mani, perché il veterinario le aveva tagliato i legamenti delle ginocchia, e quel dolore era tanto più assordante.

Il veterinario le fece un nodo alla caviglia e usò il resto della corda per bloccarle il piede contro la coscia.

-Stai comoda? No? Mi dispiace tesoro, dovrai stare così per un po' così le tue zampette possono guarire in questa posizione.

Il veterinario le diede due pacche sulla natica e la girò.

I capillari degli occhi si erano rotti dallo sforzo che aveva fatto per urlare, aveva vomito nelle narici e ai lati della bocca.

Il veterinario le mise il collirio e le asciugò la faccia con l'asciugamano.

-Abbiamo quasi finito, rimane solo una cosa da fare.

Clara cercò di rotolarsi giù dalla poltroncina, ma ormai era così debole che il veterinario non si preoccupò nemmeno di bloccarla.

Con un bisturi incise sotto l'ombelico prima verticalmente, poi orizzontalmente.

Infilò la mano dentro la ferita, fino al polso, i suoi movimenti scuotevano il corpo inerme di Clara.

Tirava, torceva, tagliava.

Finalmente estrasse vittorioso l'utero di Clara, grande poco meno di una mela.

-Guarda guarda! Questo è-

Il veterinario si interruppe.

Clara giaceva sul lettino con gli occhi ribaltati. Il veterinario le poggiò l'utero caldo sul petto, e le controllò le pulsazioni sulla carotide.

Era svenuta.

Il veterinario sorrise e le baciò la fronte.

Buttò l'utero di Clara in un bidone, prese ago e filo da sutura e cominciò a richiudere Clara.

-Che bravina che sei stata, ora puoi riposare un po'.

Al veterinario non dispiaceva non avere più la compagnia della ragazza, aveva un gran lavoro da fare per medicare tutte le ferite.

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