Capitolo 3

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3. Dolore per te

Io e Lilly siamo ancora sconvolte per le immagini, non potevamo immaginare questo bordello. Mi sento ancora frastornata e vedere un ragazzo inerme che sta lottando per sopravvivere, mi devasta. Lilly inizia a prendere il più possibile di materiale per aiutarmi ad analizzarlo. Sa quanto sono propensa a questo, ma sinceramente dopo quelle immagini, sento preoccupazione e terrore.

Non sopporterei l'idea di perdere una persona molto importante per me. Dopotutto quello che abbiamo costruito e il nostro rapporto si era rafforzato, perdere in uno schiocco di dita, non posso proprio.

La mia mente inizia a fare ragionamenti e ogni tanto ho qualche allucinazione come se vedessi, molte immagini scorrere davanti ai miei occhi. Lilly è pronta a sostenermi e con poca difficoltà mi fa sedere su una sedia. Sono stanca morta e vorrei tanto svegliarmi da questo incubo.

Ho bisogno di parlare con Hannah e trovare un minimo dettaglio che serve per me. Tutta questa storia mi sembra assurda e non ho mai capito del perché non hanno mai confessato? Che senso ha tenersi una grossa responsabilità per dieci anni? Sinceramente non ne ho una minima idea e forse è da comprendere questa vicenda.

Jake mi manca da morire e ci fosse almeno con i messaggi sarebbe un'altra storia. Purtroppo, non è così. Dovrò abituarmi?

«Guido io» annuisco solamente e dopo aver caricato tutta la roba in macchina, Lilly si mette alla guida e ridacchiò dalla sua faccia perplessa. Loro non sarà abituata al cambio manuale della macchina. Dopo un po' iniziamo ad avviarci verso la  baita e mi dispiace un sacco per gli altri che non li ho considerati per niente.

Il viaggio di ritorno mi sembra lungo e non ho nemmeno voglia di stare seduta a dir la verità, mi accendo una sigaretta, almeno in qualche modo ammazzo il tempo.

Un nuovo messaggio

Sblocco il telefono con il mio codice e un messaggio mi fa allarmare, non so nemmeno chi sia e sussulto leggermente.

Sconosciuto:
Bello lo spettacolo?

Chi ha il mio numero di telefono?
Chi diamine è questo soggetto?
Non so darmi una risposta, mi viene da piangere per tutto questo. Sono situazioni alla quale non sai come uscirne illesa, ho paura che ci scappi seriamente un morto.

Micol:
Decisamente no.

Venite pure a prendermi, tanto sapete
dove mi trovo.

Devo capire veramente cosa hanno intenzione di fare, forse sfidarli è l'unico modo per farsì che scoprano le loro carte.
Non vedo l'ora di fare vedere tutto ad Alan, è l'unico che può aiutarmi. Si è fidato di me e oggi sarò sincera al cento per cento con lui.

Sconosciuto:
Ti verremo a prendere a tempo debito.
Dobbiamo ancora divertirci con il tuo ragazzo.😂

Rabbia.
Questo è il sentimento che provo proprio ora, in questo esatto momento. Tiro un pugno sul finestrino nella macchina e Lilly si spaventa.
Come posso dirle che tutta questa storia sono io la vera persona alla quale mi cercano?
Strozzo un urlo per non spaventare la ragazza più del dovuto.

«Mi spaventi Micol...» dice Lilly con una voce spaventata. Tiro su con il naso, sto trattenendo troppo le mie emozioni.
La guardo senza dire una parola, non riesco nemmeno a parlare. Il mio respiro inizia a diventare irregolare, mi sembra di vivere in un incubo.

Perché sono stata messa in mezzo in una storia che non ne ero a conoscenza?

Tutto ciò era per soffrire, dannazione! Mi porto le mani sulla mia testa e lascio uscire tutto il mio malessere che provo in questo momento, solo tramite le mie lacrime che cadono silenziose.
Sono calde e fanno bruciare le mie guance, la mia vista è offuscata per colpa del mio pianto silenzioso, non riesco a tirare tutto fuori.

Caratterialmente sono una ragazza che tiene tutto dentro e dico sempre che sto bene, peccato che dentro di me porto tanto quel dolore ed esternarli fa ancora più male. Di solito sfogarsi fa bene, ma nei miei casi il peso dentro di me si appesantisce sempre di più e sento di non essere capita al cento per cento. Le persone che mi circondano mi hanno sempre dato per scontata e non hanno mai sopportato me, mi hanno dato diverse volte della "lagna" oppure "insopportabile" e perché? Ogni volta che chiedevo aiuto involontariamente, tutti alzavano gli occhi e non sopportavano l'idea di sentirmi parlare.

Molte le mie amicizie se ne sono perse per colpa di questi pregiudizi del cazzo, perché sono una che non sa prendersi delle responsabilità o anche perché non mi godo al massimo la mia vita; perciò, ho iniziato a chiudermi sempre di più. Preferisco vivere con tutto il dolore e le mie paranoie dentro di me che farle esternare. Piangere da sola e sostenermi da sola. Ogni tanto mi guardo sullo specchio e mi conforto da sola.
Mi dico sempre di essere forte e tutto questo passerà, ma come faccio ad affrontare un'altra batosta?
Questa volta non lo so.

«Micol... Siamo arrivati a casa, con una bella tazza di cioccolata parliamo» annuisco in silenzio e scendo dalla macchina, la roba verrà presa dopo. Ho bisogno di rilassarmi un secondo. Lilly mi prende la mano ed entriamo dentro, la stufa a legna scalda dentro casa e per fortuna sto bene come temperatura. Lilly appende la sua giacca all'attaccapanni e faccio anche io la stessa cosa. Jessy mi abbraccia forte e meno male ho legato con questa ragazza e lascio andare un sospiro lungo. Ho pianto fin troppo.

Devo farmi forza per affrontare questa nuova battaglia.

«Alan, mi ha chiamato perché passerà domani, oggi ha avuto un contrattempo con il lavoro» annuisco. Meno male, ho un po' di tempo per riprendermi ed essere lucida per le sue domande e per affrontare tutto resto.

Tutti i ragazzi si riuniscono al tavolo e non fiatano, mi sento sotto esame in questo momento e un po' di disagio c'è nell'aria. Jessy mi accarezza il braccio come sostegno morale e l'unica cosa che mi viene da fare è sorridere.

«Ecco, bevi con calma» Lilly è un tesoro e sembra di essere una sorella amorevole con me. Quanto mi mancano i miei fratelli. Un altro dolente della mia vita. Li ho persi tutti e due per un incidente di auto, sono rimasta solo io e per fortuna ho una mamma molto forte e ci siamo legate da questo accaduto.

«Io... mi sento per la prima volta svuotata, non mi sono mai più sentita così da...» non riesco più a parlare. Non ho mai raccontato a nessuno questa parte della mia storia.

«Da quando Micol?» mi chiede gentilmente Thomas. Prendo un respiro profondo e nego con la testa perché è più forte di me parlarne. Inizio a tremare come una foglia e si nota ancora di più quando ho la tazza nella mia mano.

«Micol, va tutto bene...» mi sforzo a sorridere, ma scendono solo lacrime. Mi sento crollare piano piano la mia barriera protettiva e vuol dire che diventi vulnerabile e, quindi, più facile a farmi affondare nella mia disperazione più totale. Non posso farlo accadere.

Where Are You - Jake DonfortDove le storie prendono vita. Scoprilo ora