Where Are You - Jake Donfort

Capitolo 4

4. Il fatidico incontro

Un nuovo giorno è qui a Duskwood, sole è bello alto e splende per tutta la cittadina, ma noi ci ritroviamo sempre in questa baita. Soli, nessun'anima c'è da queste parti e forse è anche un bene così.
Mi alzo dal comodo letto e non oso immaginare nemmeno quanto abbia dormito, devo connettere bene il cervello per capire al cento per cento. Mi sento frastornata, ma che dico più rincoglionita del solito. Delle risate mi fanno risvegliare e penso che sia anche il caso di dare una sistemata. Di per certo avrò bisogno di una doccia e in questa baita c'è il confort per tutti, stanze super giganti e persino una sauna c'è. Quel maledetto di Richy ci ha proprio messe in una trappola d'oro.

L'acqua calda scende sulla mia pelle, ho la carnagione semi scuro, come diceva mia madre ho del caffè latte sul corpo, mi viene ancora da ridere per questa battuta. Mi passo bene il bagno schiuma per togliere gran parte della sporcizia e non oso immaginare i miei capelli come erano messi fino adesso.

Mi devo ricordare che in questa casa ci sono due uomini e non posso gironzolare per la casa come se nulla fosse, se fossi stata casa giravo nuda fino alla mia stanza, tanto eravamo due donne, per cui ci sta. Prendo un asciugamano bello grande per coprire il mio corpo esile, mi noto che sono di nuovo dimagrita, le ossa s'intravedono un pochino e non me la sento più di vedere.

Oggi è una giornata calda, allora decido di mettermi un vestito e nelle spalle le copro con uno piccolo scialle. Scarpe da ginnastica e i miei capelli raccolti in una coda alta da cavallo.
Dan urla il mio nome dal piano inferiore e lascio un sospiro forte, devo farcela. Siamo arrivati al momento più importante forse per me, vado a vedere come sta Hannah e devo chiederle delle informazioni.

Scendo molto lentamente le scale perché non ho una buona sensazione, sento che c'è qualcosa di strano nell'aria. Non devo pensare negativa, forse con Alan c'è speranza di arrivare in un bel punto della situazione.

«Buongiorno signorina Micol» smorzo un sorriso sincero verso i ragazzi.
Lilly e Jessy vengono verso di me e tutte e due sono a fianco per tirarmi su il morale. Jessy è una ragazza forte e non si tira nemmeno indietro, dopotutto quello che le è successo.
«Abbiamo saputo cosa è successo ieri, sappi che non sei sola» abbraccio la mia rossa, ringrazio tantissimo i ragazzi e sono fortunata di averli conosciuti in un contesto molto teso.

Il mio telefono squilla per una notifica e guardo chi sia.
Strabuzzo gli occhi per l'ora e noto che siano già le 13.40, è tardi, dovevo vedermi quaranta minuti fa Alan. Mannaggia.

Alan:
Micol, non ti preoccupare del ritardo. Dieci minuti sono lì così andiamo.

Micol:
Ero crollata, non ho dormito per
tante ore. L'aspetto.

Blocco il mio telefono e mi bevo la mia tazza di caffè latte molto velocemente.
La colazione è un pasto che raramente faccio, ma le tre ragazze hanno insistito e ho ceduto. Almeno una sigaretta la posso fumare in santa pace.

Stare sul terrazzo della casa e mi trovo in una casa in mezzo al bosco, lontana dalla città. Un senso di pace c'è, ma mi sento anche in soggezione, le immagini di Richy che era venuto per farndelnmale ai ragazzi è impresso nella mente.

Poi perché voleva fare del male ai ragazzi?
Voleva farsi colpire apposta?
O voleva fare passare un messaggio sbagliato dopo aver scoperto chi celava dietro la maschera?

Sono domande alla quale non si ancora dare una risposta, sento la mia testa scoppiare. Non devo mollare, siamo ancora all'inizio di questa nuova storia.

«Micol, è arrivato Alan» mi avvisa dalla porta finestra Lilly, annuisco velocemente e spengo la sigaretta nel posacenere.

«Signor Bloomgate, sono pronta» lui annuisce e saluto tutti velocemente, usciamo da casa per intrapremdere il viaggio verso l'ospedale. Ho saputo che l'hanno ricoverata nel reparto psichiatrico per il fatto che è sotto psicofarmaci per la sua salute mentale. Richy ha fatto di tutto per far impazzire Hannah.