Prologo

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"Oggi è il primo giorno nella nuova scuola.
Sono nervos*, non conosco nessuno.
Io e la mia famiglia ci siamo appena trasferiti, ho lasciato i miei amici, il mio liceo, il mio sport, tutto per iniziare una nuova vita qui a Firenze.
Una bella città lo ammetto, ma Monza un mi manca."
Stavo pensando a questo mentre camminavo in silenzio sul marciapiede verso la mia nuova scuola.
Frequentavo un liceo artistico al quinto anno, e avrei ripreso normalmente gli studi di metà anno.

Mi avvicinai al cancello della scuola, era pieno di gente.
"Che ansia", pensai.
Gli studenti erano divisi in tanti piccoli gruppetti e parlavano, ripassavano, ,mentre io invece me ne stavo da sol* ad ascoltare musica camminando a testa bassa.
Non li biasimo sinceramente, poiché ero comunque nuov* lì.

Entrai nel giardino della scuola, e, per errore, mi scontrai contro un ragazzo, alto più o meno come me.
Per la botta indietreggemmo entrambi.
Solo pochi secondi dopo mi accorsi che per sbaglio gli avevo fatto cadere la sigaretta, e a me invece era caduto l'ipod.
Sì, un ipod.
Non giudicatemi.

"Oh, scusa..!"
Escamai al ragazzo, che senza pensarci due volte si piega e raccoglie quello che mi era caduto.
Prima di ridarmelo lo guarda in modo abbastanza intenso e perplesso anche. Poi mi guarda: "Anche io avevo uno di questi alla tua età, lo sai?"

"Alla tua età?"
Non capivo.
"Ma che significa? Quanti anni ha questo? Sembra così giovane, non gliene darei nemmeno venti...", pensai.
Non risposi.

Il ragazzo mi ridiede l'ipod gentilmente e in modo pacato, appoggiandolo sulla mia mano. Poi rialza lo sguardo, guardandomi in un modo abbastanza assonnato e stanco.
"Sta più attent* la prossima volta. Ah, e spegnilo prima di entrare in classe."
Non aggiunse nient'altro, si girò e se ne andò per la sua strada, verso l'entrata della scuola.

"Ma questo chi è..?"
Poco importava, perché era ormai suonata la campanella.
Tutti stavano camminando velocemente o addirittura coorendo, e io ero praticamente rimast* l'unic* nel giardino.

Una volta entrat* in classe mi sedetti all'ultimo banco, studiando da lontano i miei nuovi compagni.
Alcuni, come nel giardino scherzano a gruppetti, altri erano fermi a fare la fila alle macchinette a prendere del caffè, alcune ragazze sistemano i quaderni per la lezione e un paio di ragazzi particolarmente bizzarri urlavano e saltavano sui banchi.
"Sarà una giornata strana. Me lo sento" dissi tra me e me, oramai rassegnat*.

Nessuno sembrava essersi accorto della mia presenza, per questo io continuai in silenzio ad ascoltarmi un po' di musica tranquillamente.
Guardai verso la finestra in modo un po' nostalgico quasi, dissociandomi completamente dal mondo intorno a me. Era una giornata un pochino nuvolosa ma piacevole, un pochino freddina ma allo stesso tempo c'era una semplice brezza leggera che faceva quasi rilassare.
Notai poi una ragazza, quando rigirai la testa. Stava proprio entrando in quel momento in classe, e si guardò attorno. Poi si avvicinò a me. Ansimando per la corsa che aveva fatto poiché era arrivata in ritardo, mi mormorò: "Oh..? Ciao, scusa, ti dispiace se mi siedo qui?"

Ringraziando il Signore che io avevo capito in qualche modo quello che aveva detto, nonostante la mia musica a palla nelle orecchie, spostai lo zaino: "No no, fai pure."
Dopo essersi sistemata per bene, allungò una mano verso di me: "...Sei nuova, giusto? Piacere, mi chiamo Anna Paola!"
Era un nome troppo complesso per i miei gusti, così da lì in poi la chiamai costantemente Nana.
Mi sorrise. Sembrava una ragazza gentile e simpatica. Decisi di stare al gioco.
Le stringo la mano, accennando un sorriso. "Hey, io sono y/n."

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