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<<allora Elijah, da quanto tempo sei qui?>>

Ci girammo tutti verso nostra madre.
Da quand'è che era lei a rompere il silenzio a tavola? O in generale?

Quel giorno ne avevo passate così tante che avevo smesso di stupirmi.

La mia sorellina Grace mi lanciò
ò uno sguardo interrogativo.

Io scrollai le spalle, ero confusa quanto lei.

<<Da quando in qua sei in grado di parlare, mamma?>> domandai mascherando lo stupore, ma non potendo evitare di mostrarmi contrariata.

Insomma, ero stata costretta a prendermi cura di suo figlio svenuto e lei non si era neanche accorta che si trovassero sotto lo stesso tetto.

<<Ellen...>>  mi riprese Grace.

Era più piccola di me, eppure alla veneranda età di sedici anni già si sentiva responsabile di tutto.

"Come tutti noi alla sua età, insomma" pensai, guardando Elijah.

Elijah tossì prima di parlare.
Che si stesse affogando o le sue corde vocali erano ormai diventate mal funzionanti per l’eccesso di fumo?

Di certo, avrebbero avuto un bel contrasto con i suoi polmoni.

<<Da questo pomeriggio>>

<<e come mai?>>
chiese di nuovo mamma.

Io risi.
<<due domande in una stessa cena, adesso appaiono pure i soldi per pagarci l'affitto!>> dissi, alzando le mani al cielo, come per venerare il Dio in cui avevo smesso di credere
.
Grace rise, mettendosi una mano davanti alla bocca
.
Elijah si guardava intorno con un mezzo sorriso di chi è fatto e non ci sta capendo niente insieme.

Papà era dall'altro lato della tavola, impassibile. Buon per lui.

Alla fine Grace si ricompose, le sue spalle però tremavano ancora dalle risate che cercava di sopprimere.

Adoravo quando sorrideva, avevo come la sensazione che il mondo le gravasse un po’ meno addosso
.
<<Non sarebbe male se iniziassero a volare banconote>> disse mia madre lanciando uno sguardo di ghiaccio a tutta la tavola, contrariata.

Non faceva nulla di importante per la famiglia, non lavorava e non mi dava alcuna mano in casa.

Mi trattenni dallo sbattere una mano sul fragile tavolo di legno, se lo avessi fatto probabilmente si sarebbe rotto e non potevamo permettercene un altro.

<<Forse se tu iniziassi a far qualcosa>> sussurrai, ma se mi avesso sentito tanto meglio.

<<Per favore, possiamo solo mangiare?>> chiese papà, senza alzare la testa dal suo piatto.

<<Certo, godiamoci questo banchetto di tonno in scatola e puré di dubbia provenienza>> dissi.

<<Sa proprio di casa>> intervenne Elijah.

Grace non si trattenne più e scoppio a ridere, scusandosi con i nostri genitori.

A quel punto mia madre si alzò e uscì fuori, ignara del fatto che le avessi nascosto la "roba buona" sotto una tavola del pavimento.

Per ora.

Mio padre la seguì, per evitare che facesse cose strane.

Avevano cominciato e avevano smesso insieme di fare quelle cose strane, almeno così sosteneva lui.
Le stesse cose strane che faceva Elijah.
Si drogavano insomma, "cose strane" lo usavamo solo con Grace.

Grace iniziò a sparecchiare, scuotendo la testa.

Mi alzai e mi avvicinai a Elijah.
Lui capì al volo.

<<Solito posto?>> mi chiese, sapendo già la risposta.

Salimmo le scale ed entrammo nella stanza che avevamo condiviso fino a quattro anni prima.

Aprii la finestra e ci sedemmo sul cornicione.

Cacciai un pacchetto di sigarette dalla tasca del mio vecchio giubbotto. Si moriva di freddo in quella casa.

La smezzammo, perché era meglio tenersi stretti anche sul budget delle sigarette.

<<Seriamente Elijah, cosa ci fai qui?>> gli chiesi.

Lui fece un tiro prima di rispondere.

<<Voglio pulirmi>> disse.

Io feci finta di essere sorpresa <<Non me lo dire, è solo la quarta volta che lo dici, che sorpresa>>.

Lui rise, tra di noi scherzavamo così, senza rancore.

<<Ellen questa volta sono serio>> confermò.

Feci un fischio <<Wow allora è grave>>.

Silenzio.

<<Ho lasciato la scuola d'arte>> ammise.

Questa volta era davvero sorpresa, per poco non feci cadere la sigaretta di sotto.

<<Ma fino a due mesi fa ti trovavi così bene, non capisco>> mi girai di più verso di lui.

Lui sospirò, poi tossì. <<Ho fatto una cazzata, ecco. Mi hanno beccato a farmi uno spinello in bagno.>>

<<Ah>> dissi.

<<E non solo uno spinello>> aggiunse
.
Sgranai gli occhi <<Non mi direi che ti sei fatto acidi->>

<< No, un mio compagno di corsi>> ammise.

Gli diedi una spinta <<Vaffanculo mi avevi fatto preoccupare>>.

<<A quanto pare farti uno spinello e un compagno nello sgabuzzino non ti alza la media>> alzò le spalle.

Feci per dire qualcosa ma lui mi fermò. <<Avrei lasciato comunque, insomma, guarda me e guarda loro. Non c'entro nulla lì in mezzo. Sono tutti figli di papà che sanno la differenza tra Platone e Socrate>> scrollò le spalle.

<<Non sono tipo dei filosofi greci?>> chiesi.

Lasciai la scuola all'età di Grace e facevo ripetizione a ragazzi delle medie, non ero proprio ferrata su quel tipo di cose.

<<E io che cazzo ne so>> disse esasperato.

<<Comunque il punto è quello, io sono povero e coglione, loro sono ricchi è Gesù Cristi scesi in terra, amen>> fece l'ultimo tiro e buttò la sigaretta di sotto.

<<Amen>> conclusi io con un sospiro.

~I don't deserve you~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora