Capitolo 1

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Sabato mattina, ore 7. Ultimo giorno di scuola.

Il rumore assordante della sveglia non voleva saperne di cessare e io non avevo alcuna voglia di uscire dal letto.

Le urla di mia madre che mi intimavano di svegliarmi, non miglioravano la situazione.

Rimasi ancora qualche istante nel tepore delle coperte, per poi sgattaiolare fuori a malincuore e dirigermi in bagno.

Una volta pronta, con indosso un paio di jeans, una maglietta nera e le scarpe, uscii dalla camera per scendere le scale e andare a fare colazione.

Arrivai in cucina, dove una tazza fumante di caffè latte ed una brioche al cioccolato giacevano sul tavolo in attesa che li divorassi.

Mentre finivo di mangiare suonò il campanello e senza aspettare il permesso, entrò in casa un ragazzo alto dai capelli neri che ricadevano su due occhi marroni, un fisico lievemente scolpito e un sorriso smagliante che metteva allegria solo a guardarlo.

Era Ryan Jones, il mio migliore amico.

Quando mise piede in cucina, con lo zaino in spalla, mi alzai da tavola facendo strisciare la sedia sul pavimento, per poi corrergli in braccio, cingendo le mie gambe intorno ai suoi fianchi.

Avevamo un rapporto strano, io e lui. Ci volevamo bene come fratello e sorella, tranne quando si comportava come un fidanzato geloso. In quelle occasioni era alquanto insopportabile.

Ci conoscevamo esattamente da 16 anni. Il giorno in cui nacqui, mentre non ero altro che una neonata in una culla dell'ospedale, lui si divertiva a indispettirmi, quando aveva poco meno di due anni. Bhe, non era cambiato affatto da quell'aspetto. Per il resto invece, era cambiato parecchio.

Con gli anni, e soprattutto in quel periodo, avevo notato ogni minimo cambiamento in lui, dalla sfumatura più chiara dei capelli, alla barba che iniziava a crescergli sul viso, al colore degli occhi che diventava più intenso quando c'era il sole...tutte piccole cose che mi veniva spontaneo percepire.

Ma non era facile quel rapporto. Agli occhi della gente avevamo una qualche relazione segreta. Nessuno credeva che un maschio e una femmina potessero essere così legati l'un l'altro senza innamorarsi o mettersi insieme.

Fanculo.

Eravamo l'eccezione a quell'assurda convinzione. Fatto sta, che gli volevo un mondo di bene, incondizionatamente, a prescindere da quello che dicevano gli altri.

Lui era quello che mi faceva sempre ridere, che mi sopportava e mi ascoltava in ogni momento, che mi assecondava in ogni cosa mi passasse per la testa e non mi giudicava mai.

"Allora tigre, pronta per l'ultimo giorno di scuola?" mi chiese sorreggendomi dalle gambe.

Quel soprannome...la prima volta che mi aveva chiamato così ero alle elementari. Eravamo nel salotto di casa sua e stavamo giocando con gli animai di gomma. Volevo ad ogni costo la tigre. Ero innamorata di quell'animale e Ryan diceva che ne ero ossessionata. Da li iniziò a chiamarmi "Tigre"...mi piaceva da morire.

"Certamente signore" risposi lasciandogli un bacio sulla guancia e tornando con i piedi per terra.

Uscimmo di casa e, come tutti i giorni da ormai due anni, salimmo in sella alla sua magnifica moto. La amavo.
Amavo le moto, l'adrenalina, la velocità, il vento sul viso e la sensazione di assoluta libertà e di leggerezza...

Si è capito che ero, senza dubbio, una ragazza fuori di testa, diversa dalle altre; per ogni pazzia che mi veniva in mente bastava fare una telefonata e nell'arco di dieci minuti mi trovavo in situazioni assurde.

Il mio migliore amico ●SOSPESA●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora