Silenzio.
Finalmente poterono entrambi concedersi di riprendere fiato.
Si sistemarono sulla sommità di un vecchio e spoglio albero, che aveva ormai perso molti dei suoi rami, a causa dello scontro appena avvenuto.
Intorno a loro non era rimasto quasi nulla: la battaglia che si era susseguita nella radura circostante lasciava dietro di se una ventina di morti. I corpi giacevano sull'erba, inermi, il sangue che ancora grondava dalle ferite mortali. Nessuno avrebbe potuto sopportare una vista del genere senza inorridire. Ma non loro due. Non degli Shinobi.
Entrambi avevano svolto il proprio lavoro, portato a termine la loro missione con successo.
Ma a che prezzo?
Gli occhi color perla dell'uomo indugiarono sul viso della donna, accovacciata di fianco a lui.
Quelli di lei, d'altro canto, erano vuoti, rivolti all'orizzonte, verso gli oscuri profili delle montagne.
Ricordava come se fosse ieri il giorno in cui aveva compiuto il suo primo assassinio: messa alle strette dallo shinobi avversario non le era rimasta altra scelta se non quella di estrarre il kunai. Il sangue che era uscito poco dopo dal corpo dell'uomo l'aveva colta alla sprovvista, mentre sensi di terrore, colpa, e di ribrezzo l'avevano attraversata, stringendole lo stomaco in una morsa che non la lasciava quasi respirare.
Ora Hinata non sentiva niente.
Aveva un espressione indecifrabile dipinta in volto e, spostando lo sguardo verso Neji, riuscì perfettamente ad intuire che lui provava le sue stesse sensazioni.
Era semplicemente disgustata da se stessa.
Ma quella era la carriera che aveva intrapreso fin da piccola: diventare uno Shinobi al servizio di Konoha era sempre stato il suo sogno.
Non avrebbe potuto fare nient'altro: purtroppo svolgere le missioni faceva parte dei suoi doveri, e a volte le missioni richiedevano degli omicidi.
Si alzò in piedi, portandosi così al livello del cugino, che teneva la maschera da anbu stretta in mano.
"E' l'alba" sussurrò Neji, rivolgendo a sua volta lo sguardo verso l'orizzonte, laddove un pallido sole, lentamente, iniziava a far capolino tra i profili dei monti.
"Torniamo a casa" bisbigliò Hinata di rimando, lasciando che la propria maschera, che fino allora aveva portato appoggiata sulla testa, le scivolasse sul viso.
Solo a quel punto anche lui si portò la maschera al viso, annuendo, ed insieme s'incamminarono verso casa.
Un giorno l'albero su cui avevano sostato sarebbe guarito. Nuovi germogli sarebbero nati, per tramutarsi in fiori e frutti. Quell'albero avrebbe visto nascere tante e tante albe identiche a quella prima che ciò accadesse. Ma prima o poi sarebbe accaduto.
I due giovani anbu si spostavano velocemente nella timida luce del primo mattino. I passi leggeri, ma decisi, sfiorando appena il terreno, con eleganza, rendendo perfettamente la somiglianza con le maschere che indossavano, raffiguranti due aquile reali.
La mente sgombra, il cuore pesante e nero.
Ma un giorno o l'altro anche il loro cuore sarebbe guarito, avrebbe imparato a superare l'odio per abbandonarsi all'amore; proprio come il vecchio albero.
STAI LEGGENDO
031. Alba
FanficOne shot sulla coppia Neji/Hinata, parte di una raccolta che non finirò mai (tanto per rimanere fedele al mio modus operandi lol)