Capitolo 5 ☆-- Pagine Bianche

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Kirk stava osservando il soffitto della sua favela prima di iniziare a contemplare un pacco di sigari con stampata sopra la faccia di un politico locale, o forse era suo padre. Nello stereo che teneva vicino faceva da ambiente un dolce suono di chitarra, seguito poi da una voce femminile che accennava all'inizio di Swing, Swing, Swing, cosa che ovviamente fungeva da preludio inaspettato per cosa sarebbe stato l'inizio di una giornata sull'onda del "Cosa cazzo sta per succedere".
Kirk, acceso il sigaro e iniziata la sua seduta di contemplazione dell'eterno oblio che chiamava casa, e più che casa, era un giardino segreto fallito in cui a nascondersi non era lui ma quanto più il suo rimorso e il suo senso di fallimento, e a fargli compagnia i due migliori amici della depressione, l'alcol e il fumo. Forse ci devo mettere anche una serie di frasi schizofreniche sui muri a questa accurata descrizione, ma ometto il dettaglio solo per conservare la percezione di umanità che potrebbe essere parte ancora del corpo senza cuore che compone Kirk Lopudos.
Una barca attraccò fuori da casa sua nel suo molo abbandonato e pieno di muschio, a disturbare la quiete in cui viveva, forse era la polizia della felicità venuta ad impiccarlo e a scrivere sul suo cadavere "Brutto guastafeste crepa <3", o forse erano i servizi sociali che...beh insomma, volevano fargli la stessa cosa, o forse volevano semplicemente dirgli un ciao molto amichevole e quattro cazzotti.
Ancora lo stereo andava e la musica continuava ad aleggiare e imperterrita a perforare i timpani fino all'oscura mente che stava al centro della macchina che compone Kirk Lopudos.
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Emilio corse verso un grosso palazzo in oro in quel buio della notte, forse quell'emblema di ricchezza riusciva effettivamente ad aprire gli occhi del più cieco davanti alla vita.
Entrato, nonostante il piano terra fosse pieno di  persone, non salutò nessuno, non guardò in faccia nessuno, non badò alla presenza di nessuno, e corse in direzione di un ascensore fatto interamente in metalli pregiati e rari.
Entrato dentro, selezionò un piano con un numero parecchio strano, il 50½, e appena lo fece si spensero le luci di tutto l'ascensore, si illuminò poco dopo di rosso e inizio velocemente a salire con velocità mai registrate prima da un qualsiasi altro ascensore. Aperte le porte di esso, si ritrovò in una lunga ma un po' stretta stanza con un tavolo lunghissimo e colmo di piatti pregiati, come aragosta con aceto e insalata di alghe, oppure ravioli ripieni di gambero con salsa agrodolce, oppure ancora testa di maiale con salsa piccante e ripiena di patate dolci.
Sedutosi su una sedia interamente viola, iniziò a fissare l'individuo dall'altro capo della lunga tavola, intento a divorare i ravioli. Molto grasso, sulla cinquantina, capelli neri e corti, e soprattutto gli occhi a mandorla e la carnagione olivastra con dei nei sparsi per il viso, i denti erano interamente colorati, una vera e propria scala cromatica al posto della bocca, e le labbra di color oblio, nerissime. Finito il piatto, iniziò anche lui a fissarlo, prendendo poi un mazzo di carte e iniziando a mischiarlo, aprendo poi bocca e iniziando a dire-- "Sei in grave ritardo, figliolo".
Emilio, che nel mentre aveva iniziato con cautela a mangiare il suo piatto, un normale gazpacho rispose con un secco "Tu sei ritardato".
L'uomo continuava a mischiare le carte e tornò presto a parlare, stavolta un vero e proprio monologo fuoriuscì dalla bocca colorata--
"Poca prudenza, sin da ragazzino. Non che tu non sia ancora un ragazzino immaturo ai miei occhi, ricordi quando giocavamo a carte quando eri piccolo e perdevi sempre? Era dato dal fatto che non ti concentravi sulle mie mosse, e non ti rendevi conto che io stessi usando sempre la solita tecnica...ma quando te ne sei reso conto mi hai battuto in poco tempo. Forse è per questo che ti hanno fatto saltare in aria la macchina e hanno ucciso le tue troiette, dopotutto badi poco alle tue stesse mosse".
Emilio smise per un attimo di assaporare il suo piatto e decise di rispondere al padre, con qualche insulto qua e là, un discorso così inutile che forse non lo ascoltò neanche il padre, ed era così irrilevante che rimase soltanto nei ricordi di Emilio.
"Ho deciso di fare un bell'investimento, figliolo" disse poi il padre, scrutando bene Emilio, quasi giudicandolo da lontano, infatti nonostante la lontananza fra le due sedie, era come se i due fossero faccia a faccia.
"Che tipo di investimento?"
"Viaggi nel tempo".
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Kirk continuava a pensare e pensare, bruciando sigaretta su sigaretta in un arco di tempo che era pressoché troppo corto per chiunque. Eppure, lui continuava a fumare e finiva troppo presto per assaporare bene il momento.
Un gruppo di poliziotti fece irruzione nella sua favela vista lago e iniziarono a circondarlo.
"Ti abbiamo trovato finalmente, Orso" disse uno dei tanti. Piano piano il tempo scorreva, scorreva velocemente e ancora lo stallo non si era risolto, tutti fermi con Kirk circondato, e insomma, su carta i poliziotti avevano vinto, ma non bisogna mai sottovalutare un viaggiatore nel tempo.
"Teste di cazzo, si bussa prima, non ve le hanno mai insegnate le buone maniere?" disse stizzito Kirk, prima che una nube di fumo bianco lo circondasse.
Le guardie fecero fuoco a volontà ma ormai Kirk era scomparso, dove fosse ora, come ci fosse arrivato e perché fosse lì ad oggi rimane un bel mistero.
Uno dei poliziotti prese un telefono, compose un numero, attendendo risposta dall'altro lato, e quando finalmente si sentì un "Pronto?" egli disse "L'abbiamo perso".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 09, 2023 ⏰

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