Prologo

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La musica era forte che non si poteva parlare.
Tartassavo Max ma lui se ne fregava e continuava a ballare come un pazzo dimenticandosi di me.
Volevo fuggire da quel posto. Sapevo che sarebbe stato un disastro. Non era una festa organizzata da Mike?
Capivo che quella sera non potevi fuggire camminando bensì ballando. Muovendomi come facevano gli amici di Mike mi spostavo. Ma solo aver fatto 5 passi mi resi conto che quella era una stanza chiusa. Il tempo passava lentamente. L'orario della fine della festa doveva essere alle 22:30. Guardavo l'orologio. Erano le 21:16. Che disastro. Proprio non riuscivo a capire ciò che succedeva. A me sembrava tutto normale (a parte il fatto che mentre la gente ballava mi spingeva). "Max. Max"
"È divertiti Peter. Non siamo mai stati invitati a una festa così bella. Balla"
Non riuscivo a ballare. Lasciai il mio amico Max e andai dove servivano i drink. Li' presi un po' di vodka alla pesca. Mi calmerà, pensai.
Finalmente avevo trovato la porta.
Quando appoggiai la mano sul pomello mi sentii girare. "C'è qualche problema" dissi con aria preoccupata e schiacciandomi verso la porta.
"Sì. tu. Non te ne puoi andare da una festa di Mike Ulzak caro"
"Questo lo dici tu"
"Appunti che lo dico io ti non te ne vai."
"Lasciami andare. Lasciami" gli ordinai. Ma lui non ascoltò. Ti prego lasciami.
La gente che c'era in quello spazio al posto di difendermi rideva. Perfino Max ki aveva tradito camminando verso di me e bevendo liquore.
Per sbaglio un ragazzo aprì premette il bottino e il garage si aprì. Chiusi gli occhi perché pensai che fossero i genitori di Mike. Sorrisi.
Quando li riaprii vidi a mia mamma. Mia mamma. Potete immaginare l'imbarazzo che ho provato quando vide il ragazzo sconosciuto che mi stringeva.
"Signora Zusak? " esclamò qualcuno.
"Oh. Il povero Peter non si sa difendere da solo" sbottó un altro. E poi un altro ancora fino a quando tutte le persone non parlarono di me e solamente di me.
"Lascia stare mio figlio. Pazzo" ordinò mia mamma
"Sì vede che non hai le palle... Peter" li sconosciuto fece una smorfia e se ne andò. Tutte le persone ridevano. Corsi fuori da quel garage e fui in pace. Non proprio perché ancora la gente continuava a ridere.
Sarò rovinato, pensai, Ora a scuola cime farò se ci sarà tutta quella gente.Ci vorrebbe solo un miracolo.
Quando fui in macchina rimprovera mia madre :" Era proprio necessario che bussassi? Non potevi chiamarmi a telefono. "
" Tesoro io"
"Non mi bastano le tue scuse" le rivolsi
"Non avevo credito"
" Facevi l'addebito alla chiamata. Eravamo rimasti che mi avresti chiamato e io sarei venuto a casa"
"Scusa amore" cercava di giustificarsi mia mamma
"Scusa un corno. Non ti parlo più affinché ti serva da lezione"
Quando fummo a casa trovai la casa piene di valigie.
"Che ci dobbiamo fare?" chiesi a mia madre indicano le valigie
"Sono venuta a prenderti ora perchè volevo fosse una sorpresa"
Taylor entrò "Sì va a Milano" esclamò
"Mamma. Cosa dice Taylor?"
"La verità"
"Andiamo a Milano? E che ci facciamo? Ci abita papà per il suo lavoro."
"Be' é se ti dicessi che ho trovato lavoro nella stessa azienda dove lavora papà?"
"Già è tutto chiaro. "
"Mi perdoni"
Annuì. Lei sorrise. "Ma che non si verificherà più" le raccomondai.
"Mai più. Promesso. "
Finimmo di sistemare le valigie alle 12:15.
Alle 5:00 di mattina ci alzammo e andammo in areoporto.
Finalmente posso dimenticare il passato. Nessuno più mi darà fastidio. Non credo proprio che mi mancherà Catania. Addio Sicilia
Benvenuta Lombardia.

"

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