Capitolo 1

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Monte dell'alba
Biblioteca del Tempio del Primo


Alte librerie svettavano nella grande sala che era stata adibita a biblioteca.

Sacerdoti novizi erano affaccendati a riporre vecchi tomi, le cui pagine erano ormai secche e sbiadite e le rilegature ormai logore, ed alcuni ancora chini su pagine di Teologia ormai dimenticata. Piccole candele fluttuavano a qualche centimetro dagli scaffali, che nonostante il calore , non prendevano fuoco. La magia permeava quella stanza e grazie a ciò, molti scritti vagavano sospesi a mezz'aria, aspettando che qualcuno li prendesse. Il silenzio la faceva da sovrano lì dentro, anche se a volte si potevano udire i tonfi dei tomi che veniva chiusi. Rispetto alle altre sere, questa era piuttosto affollata.

L'arcivescovo dell'ordine era stato colpito da una malattia sconosciuta, ed in molti aveva deciso di cercare una cura e un qualcosa che lenisse i dolori dell'uomo.

Fra di essi vi era un Sacerdote.

Seppur lo sguardo era fermo, dentro di sé vi era una battaglia ben più sanguinosa della 'Guerra di Liberazione '. Lo si poteva distinguere dalla massa a causa del suo vestiario e di ciò che le rendevo unico nel suo genere.

Seppur nell'ordine la magia non era per nulla comune, egli ne era ricolmo. Ciò si poteva capire da come alcuni libri lo seguivano. Non era facile imporsi alla magia del luogo, la quale non permetteva ad altro tipo di magia di interferire, eppure lui aveva successo con molta facilità.

Camminava solenne lungo la navata che divideva il settore delle erbe a quello della Teologia dei paesi orientali, cercando un luogo dove poter iniziare le ricerche. La maggior parte dei tavoli era occupata da gruppi che in silenzio prendevano appunti.

Uno dei pochi tavoli rimasti si trovava al piano superiore, al centro della sala, dove si trovava l'apertura da cui proveniva l'aria e la luce delle stelle, che, durante i giorni di congiunzione, ricaricavano i cristalli che donavano la magia a quel luogo.

Il tavolo fu riempito in un attimo. I libri presero posto ai lati, uno sopra l'altro, alcune pergamene ancora arrotolate invece, si posarono in un piccolo scompartimento apposito. Una serie di candele iniziarono ad accendersi e a disporsi intorno allo spazio vuoto. Il sacerdote prese un insieme di fogli bianchi.

"Da dove dovrei iniziare..."

Prese il primo tomo. Il titolo diceva 'Pozioni ed unguenti moderni'. Era un tomo abbastanza recente, pubblicato da qualche anno da un certo 'Kafar Ol'ivin', un uomo dell'est, dove l'alchimia era stata sostituita dalla semplice botanica.

Col dito iniziò a scorrere l'indice degli argomenti.

La malattia dell'arcivescovo presentava dei sintomi piuttosto comuni, febbre, tosse... L'unica cosa strana era la linfa vitale che scorreva troppo velocemente via dal corpo. L'arcivescovo aveva all'incirca 30 anni, era stato eletto dal primo ordine dei Cavalieri Sacri a circa 21 anni, tale scelta era stata presa dopo aver visto le abilità, cosi chiamate, del ragazzo. Pareva che il primo Dio avesse posato lo sguardo su di lui, offrendogli un grande potere. A 12 anni aveva manifestato la prima parola di Fede, per puro caso. Un uomo del villaggio dove viveva aveva subito una ferita mortale e presto sarebbe morto. Quando il ragazzo si avvicinò a lui, la ferita iniziò a rimarginarsi, dopo aver semplicemente detto 'Guarisci'.

I poteri legati agli dei erano vari, ma pochi eletti ricevevano quelli legati al primo Dio, ovvero la guarigione.

L'arcivescovo si ammalò pochi giorni addietro. Lo trovarono le sacerdotesse che lo aiutavano con i compiti burocratici. Era riverso in terra, la pelle era fredda come quella di un morto, e pareva essere invecchiato di 10 anni almeno. Gli anziani, così venivano chiamati i sacerdoti che avevano preso la via della medicina, avevano dedotto che l'invecchiamento fosse sintomo di una privazione repentina della linfa vitale. Ma la malattia restava sconosciuta.

Fra le varie voci nell'indice nessuna faceva riferimento alla Linfa Vitale, né al deperimento repentino della persona.

Chiuse il tomo, e, portandolo al di sopra della nuca, lo lascio andare. Il tomo iniziò a fluttuare, e, dopo qualche istante, si allontanò verso il piano inferiore. Il sacerdote sbuffò. I tomi impilati erano circa una trentina, e ormai il sole era calato.

Ne prese un altro. La copertina era più usurata della precedente, questa però riportava come titolo 'Medicina del vecchio mondo'. La medicina antecedente alla colonizzazione di quei territori era pressoché un insieme di credenze popolari legate insieme da un filo comune. Gli spiriti.

Si dice che quando le radici della mandragola iniziano a tingersi di rosso, è perché gli spiriti della foresta esigono un sacrificio di sangue, sangue che può essere animale o umano. In base al sacrificio, la radice può avere una minore o maggiore intensità nel preparato che si va ad ottenere. Anni dopo si scoprì che la mandragola rossa non era che una variazione dovuta al clima particolarmente secco. La mandragola, in assenza di acqua, aveva sviluppato foglie spinose, che al passaggio di qualcosa o qualcuno, trattenevano delle piccole quantità di sangue attraverso i graffi che procurava.

Da lì la radice inizia a cambiare colore, fino a diventare la moderna 'Mandragola di sangue', o semplicemente Mandragola Rossa.

Prese una delle pergamene che si trovavano lì vicino, e, intingendo la penna nell'inchiostro, iniziò a recitare una veloce formula.

La penna iniziò a volteggiare sulla pergamena, tracciando linee uguali a quelle riportate sul tomo che stava leggendo ed inserendo sotto forma di appunti i propri pensieri.

"Mi scusi, ma tra qualche istante chiuderemo la biblioteca, è pregato di riportare i tomi che ha preso al loro posto e di lasciare questo luogo per oggi."

Stava parlando una donna dall'aspetto austero, indossava una lunga tunica avorio, stretta in vita da una semplice corda intrecciata su stessa.

Uomini e donne che sceglievano di seguire quel tipo di vita, ovvero da studiosi e guardiani del sapere, erano riconoscibili dall'abbigliamento. In base al rango, la tunica e la cinta erano più pregiate.

Il sacerdote fece per alzarsi ma la donna lo fermò.

"Avrei bisogno del vostro nome."

"Erion." pronunciò l'uomo.

La donna annuì velocemente trascrivendolo su dei registri che teneva stretti vicino al busto.

"Purtroppo, a causa della situazione dell'arcivescovo, ci è stata imposta la chiusura durante le ore notturne."

Erion chiuse i tomi sul tavolo con un gesto veloce della mano.

Appena chiusi, iniziarono a sollevarsi lentamente, e, dopo che Erion chiuse gli occhi, essi si diressero in direzioni diverse.

La donna guardò il movimento dei tomi con espressione esterrefatta.

"Signor Erion, chi siete in realtà?".

Erion sistemò le pergamene rimaste e le mise all'interno di una sacca lì vicino.

"Signorina, perdonate il mio essere brusco, ma non credo siano affari vostri al momento.

Già avete il mio nome, vi basta sapere che sono un semplice uomo appassionato di storia."

La donna abbassò il viso. Si poteva intravedere che il viso le si era arrossato, e, con forza stringeva i registri. Senza sollevarlo, indico con una mano la direzione delle scale che lo avrebbero condotto all'uscita.

Le porte si chiusero dietro di lui con un tonfo. Si sentì uno scatto, cosa che indicava che le serrature all'interno erano state attivate.

Sotto di lui si estendeva la città, a qualche ora di discesa. A destra del sentiero vi erano alcuni cavalli legati ad una palizzata.

Il sentiero era molto ripido, ed a tratti sconnesso. Circa a metà si inoltrava in una fitta foresta.

Erion guardò il cielo. Le due lune erano già alte, sicuramente erano vicine all'apice della loro traiettoria.

Prese una gemma giallognola, con i bordi frastagliati e la strinse nel pugno.

Una luce dello stesso colore della gemma iniziò a farsi strada tra le dita della mano, poi il buio totale. Nel giro di qualche istante davanti a lui comparve un portale. Al centro di esso vi era solo oscurità, non si scorgeva l'uscita.

Erion entrò senza esitazione ed il portale si chiuse.

Il regno perdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora