Capitolo 12: Dolore lontano - ✓

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La loro barca era situata in mezzo al disastro che imperversava funesto in mare aperto. Anche se le onde erano piatte, il cielo sereno e decorato dalla luna piena, la burrasca che stava attanagliando il suo animo lo aveva rinchiuso in un limbo di disperazione e adrenalina non in grado di contenere il suo battito cardiaco, perpetuo nella gabbia toracica quasi a trapanargliela. Erano stati avvistati; erano troppo vicini alla Classe Najin che avrebbero dovuto far affondare con discrezione, ma la copertura era saltata, la missione fallita e trasformata in un campo di battaglia dove forze nemiche stavano finalmente combattendo fra di loro senza alcun freno. Dovevano allontanarsi da lì, prima che la loro barca affondasse. 

Udiva le urla dei suoi uomini, allarmati e pervasi dall'agitazione; udiva le urla in lingua coreana di chi li aveva avvistati e stava ordinando di fare fuoco per impedire loro di scappare; udiva i colpi di arma da fuoco proveniente dalla nave alleata, intenta a ricambiare il favore. Le sue orecchie erano invase da un fischio prorompente che non gli concedeva lo spazio per riflettere con mente lucida, la calma che gli avrebbe permesso di poter guidare i suoi uomini verso la salvezza. Gli stavano dicendo qualcosa, lui lo sentiva, stavano aspettando nuovi ordini, chini contro i bordi della barca per ripararsi dalla pioggia di proiettili; Iuri si era rannicchiato su sé stesso, abbracciando il fucile come se fosse un peluche alla quale un bambino si stringeva forte al petto come strumento di difesa e conforto contro l'uomo nero nascosto sotto il letto, pronto a divorargli i sogni per sostituirli ad amari incubi; Max e Rem stavano tentando di fare fuori i cecchini nordcoreani per poter uscire allo scoperto; per finire lui e il suo fedele compagno erano accanto ai comandi, accovacciati senza muovere un muscolo. Gli strepitii che tuonavano dalle corde vocali di chi gli era accanto li sentiva ovattati, confusi, poiché le sue iridi azzurre, sgranata dallo shock, stavano ancora fissando il cadavere di chi era disteso in mezzo all'imbarcazione.

Igor era rimasto lì, con quel foro sulla tempia; la vivacità con cui era solito smorzare la tensione delle loro missioni era andata definitivamente perduta. Gli occhi vacui non facevano altro che rammentarglielo. Era morto. Igor era morto. Igor era morto per mano di quei bastardi. Le sopracciglia si modellarono fino a contorcergli l'espressione apatica in qualcosa di nuovo; rabbia mista a dolore, occhi infuocati da un sentimento che aveva trasformato la loro lucentezza in un senso di vendetta che aveva innescato nel suo animo una reazione. Il suo fucile venne afferrato con veemenza, puntò la mira su un cecchino nemico, il quale aveva puntato a sua volta la fronte di Rem; una raffica di tre colpi e l'uomo venne freddato da una distanza micidiale con due colpi in petto ed uno in faccia. Ordinò con voce graffiata dalla disperazione di ritornare alla nave alleata, prima che i proiettili del nemico si infrangessero contro il motore e facessero esplodere la barca. 

Dovevano andare più veloci. 

Sebbene Del'fin Due avesse preso tentoni il comando dell'imbarcazione, si stavano muovendo troppo lentamente a causa dell'attrezzatura a bordo. Disse ai suoi uomini di buttare via tutto, tutto ciò che non era utile alla loro salvezza. Il cadavere di Igor, tuttavia, ingombrava lo spazio e limitava i movimenti da un lato a un altro per evitare di essere colpiti dagli altri cecchini. Si morse il labbro inferiore al di sotto del passamontagna, sentendo una stretta contorcergli le budella dall'agitazione, dall'amarezza impossessatesi del suo cervello. Eppure doveva farlo. A malincuore. Scacciò via i sensi di colpa e urlò di buttare in mare anche il suo corpo; per un attimo, Del'fin Quattro e Del'fin Cinque lo squadrarono increduli, come se avessero voluto assicurarsi di aver ricevuto realmente un tale ordine da parte sua. Stringendosi nelle spalle lo ribadì con autorità. Doveva farlo. Se avesse voluto preservare quantomeno le vite dei restanti uomini, doveva compiere sacrifici. Niente rimorsi. Niente rimpianti. L'insegnamento degli Spetsnaz non veniva tramandato da soldato in soldato per puro caso. 

MIND OF GLASS: OPERATION Y [REVISIONATO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora