1.This City||Last Night

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Una casa è calda e familiare, una casa è accogliente e sicura, e come dicono i clichè, casa è dov'è il tuo cuore.
Ma Louis Tomlinson non era a "casa" da fin troppo tempo, e la sua nuova casa non era affatto come una casa dovrebbe essere. Certo, aveva i suoi amici a tenergli compagnia, ma non erano la stessa cosa di una famiglia. Ripensandoci, nemmeno la sua famiglia era più come era prima, e quindi anche la sua "casa" non era una vera e propria casa. Il cuore di Louis in realtà non era da nessuna parte, vagava per una città che lo chiamava estraneo.
Non poteva però prendersi la briga di preoccuparsi per la sua mancanza di una casa, perché, beh, Louis aveva smesso di preoccuparsi per la maggior parte delle cose molto tempo prima.
Ora, Louis trascorreva gran parte del suo tempo nel retro dei locali o in vicoli bui, facendo pagamenti che erano sempre decisamente in ritardo. Non poteva individuare esattamente quando le cose erano precipitate così in basso, ma lo avevano fatto, e ora il fondo gli sembrava abbastanza comodo.
Quello che contraddistingueva Louis però era il fatto che non era mai stato il tipo di persona che delude gli altri. Per tutta la vita era stato un figlio esemplare, un amico, uno studente. Sapeva come piacere alle persone, come farle sorridere e ridere, come prendersi cura di loro. Ma non era mai stato bravo a prendersi cura di se stesso. E quindi aveva lasciato che le cose precipitassero, e con loro era arrivata la delusione. Quella dei suoi amici che lo avevano visto sprecare la sua vita, i suoi due migliori amici che lo trovarono nel retro del Paradise una sera dopo che le cose si erano spinte troppo oltre. Beh, fu Liam a trovarlo, mentre Niall stava aspettando a casa sull'orlo di un infarto.
Louis odiava deludere gli altri.
A volte era dura avere Liam come migliore amico, perché aveva la capacità di farti sentire una merda quando facevi qualcosa di male e non sapeva nemmeno di farlo perché era semplicemente troppo dannatamente buono. Sospirava, ma non diceva niente; non giudicava, ma tu ti sentivi comunque una merda perché sapevi di aver rovinato tutto e a volte desideravi solo che lui ti urlasse contro, perché le urla erano decisamente meglio di quegli occhi tristi e quei sospiri.
È così che Louis Tomlinson si sentiva il giorno che Liam lo trovò fatto nel retro del locale. Liam non disse niente. Non fece commenti sul fetore che emanavano i vestiti di Louis. Non fece commenti sulle donne mezze nude stese sul pavimento della stanza. Non fece commenti sugli altri ragazzi che erano con Louis, occhi iniettati di sangue e naso rosso. Liam non disse una parola. Semplicemente prese Louis, gettandosi le sue braccia sulle spalle per sostenerlo, e lo accompagnò alla macchina. Nessuno dei due parlò durante il tragitto verso casa. Nessuno disse nulla mentre entravano nel cancello del loro condominio. Liam non diede spiegazioni a Niall, e non disse una parola mentre Louis crollava a letto.
Louis aveva rovinato tutto. La situazione era la stessa da parecchi mesi. Se davvero voleva individuare un lasso di tempo, le cose avevano iniziato a precipitare da qualche parte tra dicembre e marzo, quando si era lasciato coinvolgere nel giro sbagliato. Probabilmente era stata una cattiva idea accettare un lavoro in un locale con Liam. Liam poteva gestire il fatto di lavorare al Paradise visto che non aveva mai bevuto o fumato o fatto niente. Ma Louis se la cavava molto peggio a gestire le tentazioni.
"Cos'è successo? Cos'ha che non va?" Louis riusciva a sentire le domande che Niall stava sussurrando nella stanza accanto.
"Cosa credi che sia successo, Niall?" disse Liam a voce bassa.
"Merda, quindi avevamo ragione? Si sta drogando?"
Liam sospirò, e Louis immaginò che avesse annuito in risposta.
"Cosa facciamo?"
"Per ora," disse Liam, mentre la sua voce si avvicinava alla camera da letto, "lo manteniamo idratato e lo facciamo riposare. Più tardi, gli dobbiamo parlare."
La porta fu aperta e un Liam dai contorni sfocati entrò nella stanza con un vassoio in mano, pieno di una serie di cose che Louis suppose Liam avrebbe usato per riportarlo in salute. In realtà Louis non riuscì a ricordare niente di quello che successe dopo che Liam posò il vassoio. Si svegliò ricoperto di sudore freddo qualche ora dopo, con la testa che pulsava, in un appartamento buio e silenzioso.
Louis barcollò fuori dal letto e si spostò nel corridoio. C'era un bagliore bluastro che proveniva dal soggiorno. Liam si sedette al suono dei passi, distogliendo lo sguardo dalla TV per guardare Louis che emergeva dall'oscurità.
"Ehi, Louis," disse Liam allegramente.
Louis non rispose, ma si girò per guardare l'orologio. Erano le 7:10. "Quanto ho dormito?" gracchiò. Aveva la gola secca e la voce roca.
"circa 18 ore. Ti sei svegliato più volte, in realtà. Credo tu ti sia svegliato intorno alle 2 del pomeriggio per andare in bagno."
"Non me lo ricordo," mormorò Louis, strofinandosi la testa. Quanto si era fatto? Quanta ne aveva presa davvero l'altra notte se aveva dormito quasi un giorno intero? Non era naturale. Non era normale. Louis cercò di pensare, cercò di ricordare una qualsiasi cosa del giorno precedente, ma la testa gli faceva troppo male e voleva solo andare via, via dall'appartamento e via da Liam e da quegli occhi tristi.
"Senti, Lou--Ehi, dove vai?" Liam si alzò dal divano e seguì Louis mentre attraversava la stanza fino alla porta.
"Esco."
"Cosa? Dopo quello che è successo l'altra notte?" Ora Liam stava alzando la voce. Bene. Finalmente una sorta di reazione.
"Oh, per favore. Non è che tu non lo sapessi. Ho sentito te e Niall l'altra notte, che parlavate di me. Lo sapevate, tutti e due. La notte scorsa non è stata una prima volta. Smettetela di preoccuparvi per me e basta, so prendermi cura di me stesso." Louis aprì la porta d'ingresso con forza, girandosi a guardare Liam un'ultima volta, con gli occhi che gli scintillavano per la rabbia.
"Che cavolo ti è successo?" disse Liam, la voce di nuovo calma e piena di delusione. "Non sei il Louis che conosco. Che è successo al ragazzo che amava divertirsi, il ragazzo sempre felice che era il mio migliore amico?"
"Sembra che non ci sia più," rispose Louis freddamente.
Mantennero gli sguardi fissi l'uno sull'altro per qualche secondo, e poi Louis si girò e uscì dalla porta. "E vattene dal mio appartamento, va bene?" E poi se ne andò. Camminando e camminando, mettendo quanta più distanza possibile tra lui e Liam. Era arrivato alla fine del corridoio del palazzo, e stava premendo violentemente il bottone dell'ascensore. Poi scese, fino al primo piano. E poi camminò e camminò sul marciapiede freddo, senza alcuna vera destinazione in mente.
Louis sapeva che non avrebbe dovuto andarsene. Sapeva che Liam voleva solo aiutare. E sapeva che Liam aveva ragione, stava perdendo se stesso. Non era felice da molto tempo, e gli serviva davvero aiuto. Aveva bisogno che qualcuno lo salvasse, ma non voleva lasciarsi salvare. Era il maggiore difetto di Louis, era bravo ad aiutare le alter persone, ma quando si trattava di lui, era perso e solo. Il fatto che la sua famiglia era distrutta da qualche anno non aiutava, al punto che ormai a malapena andava a trovarli. Niente andava più per il verso giusto, ma non avrebbe mai potuto dire a nessuno come si sentiva davvero. Non avrebbe mai potuto dire a Liam o a Niall di come si drogava ogni notte da settimane. O di come prima che iniziasse la droga, c'era stato l'alcol. Non poteva dire che aveva lasciato l'università lo scorso semestre. E non avrebbe mai, mai potuto dire loro di tutta la merda che doveva fare per pagare i suoi debiti.
Louis Tomlinson era danneggiato da un po' di tempo ormai, e aveva un disperato bisogno che qualcuno lo aggiustasse.
***
Erano le 7:10 di una domenica e Harry Styles era pigramente seduto a giocherellare con un filo della sua trapunta vecchia e sfilacciata. La trapunta era piena di toppe, di colori, accesa, allegra. Ma era vecchia, forse una delle cose più vecchie che Harry possedeva. La trapunta era una di quelle cose che hanno troppo significato per essere buttate via. La trapunta era calda e familiare e confortevole e sicura. In qualche modo quella stupida trapunta era casa.
Harry si stava lasciando trascinare dai suoi pensieri, stava pensando troppo a cose a cui non avrebbe dovuto pensare, quando Zayn entrò, nudo e bagnato, riportando la sua attenzione alla realtà.
"Hai visto la mia maglietta qui intorno?" chiese Zayn rovistando tra una pila di vestiti sul pavimento.
"Credo di averla vista nell'altra stanza. Sul termosifone," disse Harry velocemente.
Zayn annuì. "Grazie." Sparì nella stanza accanto e tornò con la maglietta. "Lavori stasera?" chiese mentre se la infilava.
"Come se non lavorassi ogni sera," disse Harry con un ghigno. "Tu?"
"Ho una serata di riprese. Un po' di scene qua e là. Poi scendo al Paradise per qualche bicchiere."
Harry rise. "Oh Zayn, stai vivendo il tuo sogno. Guardati, attore a tempo pieno. Mi ricordo quand'eri ancora un dilettante come me."
"Ha ha. Attore di porno a tempo pieno. E credo tu sia molto più esperto di me. Probabilmente lo fai più tu in una notte che io in una settimana."
Harry roteò gli occhi. "ma tu sei una star," disse melodrammaticamente. "Wayne MaLick." ridacchiò Harry.
Zayn lo spinse scherzosamente e poi finì di vestirsi. "Devo andare. Ci vediamo dopo," disse Zayn mentre usciva.
Quando Harry fu sicuro che Zayn avesse lasciato l'isolato, sospirò. Non voleva proprio andare a lavoro oggi. Era ancora dolorante per la notte precedente e non dormiva decentemente da due giorni. Oltretutto quella sera era la sera di Steven, e Steven era sempre il cliente più difficile da soddisfare. Steven di solito era anche fatto, e avrebbe spinto anche Harry a farsi, anche se lui non voleva. Ma doveva farlo perché Steven era il suo cliente migliore e aveva bisogno dei soldi. Aveva sempre bisogno dei soldi.
A malincuore Harry si alzò, si fece una doccia e si vestì. Prese qualche antidolorifico e lo ingoiò prima di lasciare il suo appartamento e correre giù per le due rampe di scale finché non uscì sul marciapiede, camminando verso il Babylon, dove Steven sarebbe passato a prenderlo.
Quella sera faceva freddo, notò Harry, mentre continuava a camminare. Pensò all'anno precedente e a come si sarebbe trovato rannicchiato sotto un ponte da qualche parte, cercando di riscaldarsi in una sera come quella. Era contento di aver trovato Zayn. Era contento che Zayn fosse bravo con il porno. Era contento che insieme racimolassero abbastanza soldi da tirare avanti mese dopo mese. Le cose stavano andando abbastanza bene in quel periodo. La sua vita era migliore di quanto lo fosse stata per parecchio tempo. Beh, forse no. Ma non era niente che Harry non potesse sopportare. Stava bene, davvero.
***
Louis sapeva dove stava andando. Sapeva da chi stava andando, sapeva cosa doveva fare. Doveva incontrarsi con loro. Aveva bisogno di un'altra dose. Aveva bisogno di qualcosa, qualunque cosa, nel suo organismo. Riusciva a vedere le luci del locale che si avvicinavano sempre di più. Riusciva a sentire l'odore di fumo e alcol nell'aria. Invece di entrare dalla porta principale svoltò in un vicolo dall'altra parte del locale. C'erano un po' di persone alla fine della strada, davanti alla porta che dava sul retro della discoteca.
"Guarda chi c'è!" urlò un ragazzo del gruppo. "E' Tommo!"
"Che ti è successo ieri sera? Perché quel coglione ti ha portato via?" chiese una delle ragazze.
Louis li ignorò e fece una domanda a sua volta. "Cosa avete? Ho-ho bisogno di qualcosa." la voce di Louis vacillò. Due dei ragazzi lo stavano guardando in modo tutt'altro che amichevole.
"Sei in debito con noi, Tommo. Ci devi un sacco di soldi."
"Mi-mi dispiace. Ve li porto presto, ve lo prometto."
"Sì, lo stai dicendo da un po'. Stiamo cominciando a pensare che queste tue 'promesse' siano vuote."
Il gruppo cominciò a chiudersi attorno a Louis.
"Mi dispiace davvero," disse il più alto dei ragazzi. E prima che Louis potesse reagire, un pugno gli tolse l'aria dai polmoni. Louis cadde a terra e poi sentì un altro colpo quando un piede gli urtò la cassa toracica. Ora era senza fiato e all'improvviso, alzando lo sguardo vide una figura scavalcare il cancello alla fine del vicolo e camminare verso di loro. Con gli occhi velati di lacrime le luci dei lampioni si confusero con la figura, e gli sembrò quasi di vedere un angelo. Poi un altro calciò gli annebbiò completamente la vista e lui chiuse gli occhi, mentre un grido strozzato gli sfuggiva dalle labbra.
"Hey!" gridò una nuova voce, risuonando nel vicolo. "Smettetela! Allen! Carlos! Andate a fanculo!"
"Oh guarda, c'è anche la principessa fatata puttana," sghignazzò Allen. "Sei arrivato a salvare il mondo, Styles?"
"Andate a fanculo," sibilò il soccorritore. "Jeff non sarà molto contento quando scoprirà che state usando il suo locale per vendere droga...di nuovo."
"E' un ricatto, principessa?"
"Ve lo ripeto, voi ve ne andate a fanculo e io non dico niente."
"Va bene, Styles. Porta il tuo amichetto pornostar la prossima volta, ok?"
"Vedremo."
Louis aprì gli occhi, e vide che il ragazzo era molto più vicino di prima. Direttamente sotto la luce dei lampioni. Il ragazzo stava lì con un'espressione soddisfatta, un sorriso completo di fossette, e una massa di capelli ricci.
Allen e Carlos se ne stavano andando, dicendo qualcosa al ragazzo ma Louis non stava ascoltando. Era a malapena consapevole del fatto che stesse sanguinando. E ancora meno del fatto che le ossa gli facevano male e probabilmente qualcuna era rotta. Era troppo impegnato a guardare la luce danzare intorno al ragazzo misterioso, e non registrò nemmeno quando il ragazzo cominciò ad avvicinarsi, o quando si mise proprio davanti a lui. Infatti, fino a quando il ragazzo non lo toccò lui non si rese nemmeno conto che il tempo stesse passando. Il tocco era leggero, solo un colpetto per distoglierlo dai suoi pensieri, ma mandò una scossa elettrica per tutto il suo corpo. Balzò al tocco e i suoi occhi si alzarono di scatto per incontrarne altri grandi, luminosi e verdi.
"Stai bene?" disse il ragazzo, la sua voce era bassa e roca.
Louis cercò di parlare, ma l'unico suono che riuscì ad emettere fu un gemito acuto.
"Aspetta, ti aiuto," il ragazzo tese la mano e Louis gliela strinse. Il ragazzo avvolse l'altro braccio attorno alle sue spalle, facendolo mettere seduto. Appoggiò Louis al muro del vicolo. "Che cavolo ci fa un ragazzo carino come te con dei tipi come Allen e Carlos?" le sue labbra si distesero in un piccolo sorriso, ma i suoi occhi erano interrogativi, penetranti. Louis deglutì. Era più o meno il tipo di sguardo che gli avrebbe rivolto Liam. Deluso. Ma perché questo sconosciuto avrebbe dovuto essere deluso da lui? Louis scosse la testa e alzò semplicemente le spalle.
Il ragazzo guardò verso la fine del vicolo e sospirò. Louis seguì il suo sguardo e vide una macchina parcheggiata sul marciapiede di fronte al vicolo, con i fari accesi. Il ragazzo diede rapidamente le spalle alla macchina e si gettò un braccio di Louis attorno alle spalle. "Forza, andiamo via di qui."
***
Harry era fottuto. Steven lo stava aspettando alla fine del vicolo con la sua macchina. Harry sapeva che lo stava guardando, sapeva che quegli occhi lo stavano fissando, furiosi, mentre sollevava il ragazzo carino e si girava dall'altra parte, portandolo oltre la recinzione.
"Come ti chiami?" chiese Harry, cercando di distrarsi.
"Louis."
Harry quasi non lo sentì per la debolezza della sua voce. "Harry," rispose semplicemente.
Raggiunsero la recinzione. Non era molto alta, e Harry aiutò Louis ad attraversarla. Poi saltò anche lui, e corse più veloce che poteva con Louis appoggiato a lui.
"Perché-stiamo...correndo?" chiese Louis, senza fiato.
"Perché sto dando buca a un cliente molto importante per salvarti la vita e faresti meglio ad apprezzarlo perché domani potrei essere morto."
Louis rise. Non aveva idea di cosa questo Harry stesse parlando ma improvvisamente tutto gli sembrava divertente.
Harry sorrise. "No, sono serio. Quello è uno stronzo. Non sarei sorpreso se mandasse qualcuno a inseguirmi."
Louis impallidì, spalancando gli occhi.
"Oh mio Dio, sto scherzando!" disse Harry mentre giravano. Era curiosamente comico. Era come se stessero ballando o qualcosa del genere. Si fermarono quando Louis cominciò a tenersi la testa, sembrando sul punto di vomitare.
"Okay, devi stenderti al più presto possibile. Vivo qui dietro l'angolo, riesci a sopravvivere finché ci arriviamo?"
"Credo di sì," Louis sorrise debolmente, annuendo con gli occhi semichiusi.
Ce la fece davvero. Grazie a Dio. E poi vomitò sulla soglia.
Harry storse il naso. Louis cominciò a scusarsi ripetutamente.
"Non fa niente, non fa niente. Non è la prima volta che qualcuno vomita qui, e sicuramente non sarà l'ultima." Harry aprì di più la porta e fece entrare Louis, dicendogli di stendersi sul divano. Intanto, Harry prese dei tovaglioli e dei detersivi per pulire il pasticcio davanti alla porta d'ingresso.
Louis barcollò verso il divano e si stese, coprendosi gli occhi col braccio mentre gemeva di nuovo per il dolore. Harry fece del suo meglio per pulire, ma in realtà era più preoccupato per il ragazzo dolorante sul suo divano. "Qualcosa di rotto?" chiese entrando nel piccolo salotto, mentre esaminava rapidamente con lo sguardo il corpo di Louis.
"Non credo. Ma mi fa male-tutto."
Harry annuì. "Ok, ti prendo del ghiaccio e degli antidolorifici e poi ti faccio un po' di the, va bene?"
Louis tolse il braccio da davanti agli occhi e Harry fu preso alla sprovvista dall'azzurro intenso che si trovò davanti. Nel vicolo non era riuscito a vedere bene i suoi occhi, ma ora erano di un azzurro luminoso e brillante. Non realizzò che Louis aveva detto qualcosa finché non lo ripeté.
"Davvero, non devi fare niente per me," disse Louis di nuovo.
"Cosa? No, non fa niente," disse Harry velocemente. "Ti hanno appena picchiato a sangue, credo tu ti sia meritato un po' di cure," Harry sorrise e andò in cucina, aprendo il freezer per prendere il ghiaccio. Si mise al lavoro prendendo uno degli ultimi sacchetti di the dall'armadietto e sperando che a Louis piacesse il the di Yorkshire perché era l'unico che avevano.
"Allora," disse Harry imbarazzato, posando il the e passando a Louis il ghiaccio e i medicinali. "Che hai fatto per far incazzare Allen a Carlos?"
Louis sospirò. Poteva inventarsi qualcosa, mentire come era abituato a fare in quel periodo, oppure poteva dire la verità a quello sconosciuto. Per qualche ragione, scelse la seconda. "Devo loro dei soldi," disse semplicemente, continuando a guardare Harry, aspettando la sua reazione.
Ma Harry non reagì come si aspettava che facesse. Harry annuì e basta, e aveva uno sguardo che Louis non riusciva ad identificare. Sembrava di nuovo delusione. Anche gli sconosciuti erano delusi da Louis. Louis distolse lo sguardo, abbassando gli occhi.
"Hey, va tutto bene," disse Harry, intuendo i pensieri di Louis. "Tutti hanno i loro alti e bassi."
"Ho rovinato tutto," sussurrò Louis, e non sapeva perché stesse dicendo queste cose a quel ragazzo, ma lo stava facendo, e non era una brutta sensazione. "Ho mandato tutto a puttane."
Harry lo guardò, con quegli occhi verdi e illeggibili. "Va tutto bene." E un'altra scossa elettrica attraversò il corpo di Louis ed era meglio di qualsiasi droga. Harry gli strinse la mano in modo rassicurante, ed era solo un semplice tocco, solo un tocco amichevole, ma Louis non ragionava più, ne voleva di più. Si scosse non appena registrò il pensiero. Cosa stava pensando? Ma il suo soccorritore lo stava guardando con quegli occhi grandi, e le sue labbra erano così rosse, e aveva davvero un bel sorriso, e le fossette, e una massa di capelli ricci. Louis avrebbe dovuto sentirsi un minimo turbato dal fatto che stava ammirando un ragazzo, ma non riusciva a sentire praticamente niente in quel momento. La testa gli pulsava e aveva il respiro irregolare e le ossa gli facevano ancora male, ma Harry continuava a sostenere il suo sguardo, e le cose non erano così male in quel momento.
"Troverai un modo per uscirne," disse Harry, scuotendo Louis dai suoi pensieri. Erano passati pochi secondi dalla stretta rassicurante di Harry e quelle parole. Louis notò che Harry non aveva detto qualcosa come 'starai bene, andrà tutto bene.' Aveva dettotroverai un modo per uscirne. Come se fosse bloccato in un labirinto, e prima o poi, in qualche modo, ne sarebbe uscito, ma non senza difficoltà, non senza qualche sbaglio e vicolo cieco. Ma prima o poi sarebbe uscito dal casino in cui si trovava. A Louis piacquero le parole di Harry. Gli piacque il fatto che Harry non gli avesse detto delle parole vuote e piene di pietà.
"Lo spero," gracchiò Louis. "Voglio davvero uscirne," disse, e sentì gli occhi che gli bruciavano, e sperò che non stesse piangendo, ma non riusciva a capirlo. La sua testa era un caos. Louis pose la domanda senza pensarci davvero, era troppo ingenuo per pensarci. "Come fai tu a conoscere quei tipi?" chiese, senza giudicare, solo-curioso.
Harry scelse quel momento per avvicinarsi al tavolino e sostituire il ghiaccio ormai sciolto di Louis. "Oh, li conoscono tutti qui intorno," disse Harry con disinvoltura, mentre si avviava in cucina.
Ora era Harry a chiedersi se dire la verità a Louis o mentire con facilità. E per qualche ragione, quando Louis fece un'altra domanda, scelse la prima.
"Sono stati delle merde con te," disse Louis. "Abbastanza patetici però. Adulti come loro che ricorrono ai nomignoli." E Louis rise un po' al ricordo. "'Principessa fatata puttana?'"
Harry sorrise e poi roteò gli occhi. "E' per quello che faccio per vivere," disse Harry sedendosi di nuovo, e sembrava compiaciuto e più-sexy.
"E sarebbe?" chiese Louis innocentemente, perché tra il mal di testa e gli antidolorifici non riusciva a pensare da solo.
Le labbra di Harry si distesero in un ghigno, "Sono un adescatore."
E quegli occhi verdi non scintillavano più. Diventarono scuri, diffidenti. Stava aspettando la reazione di Louis.
Ma Louis non reagì come si aspettava che facesse. Perché il cervello di Louis era completamente annebbiato, quindi inclinò la testa da un lato e chiese, "Adescatore?" in una voce che sembrava molto quella di un bambino.
Harry non riuscì a non ridere. Scosse la testa e si sistemò i ricci da un lato. "Un gigolò?" provò di nuovo.
E Louis scoppiò a ridere. "No davvero, che fai per vivere?"
Harry distolse gli occhi per un attimo, deglutendo. "No, sono serio," disse un po' più a bassa voce. Riusciva a sentire gli occhi di Louis su di lui. Quegli intensi occhi azzurri. E poi Louis annuì lentamente. "Oh. Beh, è, hem, interessante."
Ma Louis pensò che aveva un senso. La scena nel vicolo aveva senso ora.
"Non è male," disse Harry, e stava sorridendo di nuovo e i suoi occhi erano scuri e quasi seducenti. "In realtà è abbastanza divertente."
Solo allora a Louis venne in mente un'altra cosa. "Hai detto di aver lasciato un cliente...?"
Harry roteò gli occhi. "Steven. Uno stronzo."
Steven. "Sei gay?" Louis non voleva essere così diretto ma la domanda gli sfuggì dalle labbra.
Harry rise. "E' da questo che deriva il 'principessa fatata'."
Louis non riusciva a spiegarsi perché all'improvviso si sentisse così felice. Sentì una sensazione di calore invadergli il corpo, e poi realizzò che Harry si era mosso ed era seduto accanto a lui, col braccio appoggiato sulla gamba di Louis. E poi Louis sentì i suoi occhi che cominciavano a diventare pesanti e maledisse le medicine. Cercò di combattere il sonno, ma in pochi minuti era addormentato. Sognò occhi verdi e ricci e si svegliò piuttosto confuso quando realizzò di non essere nel suo letto, ma su un divano, coperto da qualche coperta sottile.
La prima cosa che Louis vide dopo aver aperto gli occhi e aver ricordato Harry e la sera precedente, fu un ragazzo nudo.
Aveva più o meno l'età di Louis, ed era in piedi in cucina, gocciolante, con un asciugamano ammucchiato ai suoi piedi.
"Oh ciao," disse il ragazzo, alzando lo sguardo dal forno e salutando Louis con disinvoltura.
Louis batté le palpebre e si strofinò la testa. "Ciao...."
"Harry si sta facendo una doccia. Dovrebbe uscire a momenti."
"Mhmm," grugnì Louis, ancora un po' scioccato dallo sconosciuto ragazzo nudo. Louis dovette ammettere che era bello, ma in ogni caso, non era esattamente il modo in cui si aspettava di svegliarsi.
"Zayn, comunque," disse il ragazzo.
"Louis." Si stese di nuovo sul divano, perché la sua testa era troppo pesante per rimanere ancora alzata.
"Vuoi la colazione, Louis?" chiese Zayn, come se non si fossero appena conosciuti. "Oh merda! Sono nudo."
"Davvero? Non l'avevo notato", disse Louis.
"Cazzo, scusami. Tendo a non farci caso. Onestamente passo più tempo nudo che vestito."
Zayn tornò nel campo visivo di Louis, ma stavolta aveva l'asciugamano avvolto attorno a lui. "Sei un amico di Harry?"
"Um...."
"O un cliente? Anche se di solito non li porta mai qui."
"No, no," disse Louis velocemente. "Solo un amico, suppongo."
"Beh, piacere di conoscerti. In realtà devo andare. La vita folle di un pornostar!" E poi Zayn raccolse una serie di vestiti dalla poltrona nell'angolo della stanza e si cambiò davanti a Louis. "A questo punto, il danno è già stato fatto," disse Zayn alzando le spalle.
Poi se ne andò, e il piccolo appartamento divenne silenzioso, a interrompere il silenzio c'era solo il continuo scorrere dell'acqua della doccia. Louis aveva appena fatto colazione con un pornostar. Aveva dormito sul divano di un gigolò. Era stato picchiato a sangue dai suoi spacciatori. Liam, Niall e casa sua gli sembravano lontani anni luce. Niente aveva più senso. Ma quella era la vita di Louis. Era lì che era precipitato.
L'acqua si fermò. Dopo qualche secondo Harry entrò in salotto, e Louis fu preso alla sprovvista dal suo corpo nudo. Harry non si accorse subito di Louis. Raggiunse la poltrona e rovistò un po' cercando una maglietta e dei pantaloni. Louis non potè fare a meno di guardare. Il suo corpo era talmente--bello. Ipnotizzante. Il suo torace era lungo, il suo ventre piatto e la pelle tesa sui suoi muscoli. Il suo sedere era tonico e...perfetto. E la sua schiena. Quando si piegò per raccogliere una maglietta che era caduta dalla sedia la sua schiena si inarcò elegantemente, mentre la sua spina dorsale sporgeva in modo stranamente eccitante. Gli occhi di Harry si alzarono di scatto e incontrarono quelli di Louis. "Dio, non sapevo fossi sveglio," disse Harry contraendo i muscoli per un attimo prima di rilassarsi nuovamente.
In quel momento Louis decise che voleva toccare quel corpo. Non riusciva a trovare nessuna parola per descrivere Harry. Riusciva solo a guardarlo. E Harry era molto consapevole di quegli occhi fissi su di lui. Il suo petto si sollevò e si abbassò, poi distolse lo sguardo da Louis, si mise dei pantaloni comodi e si infilò una maglietta.
"Hai mangiato?" chiese Harry, guardando il piatto vuoto sul tavolo.
"Sì," disse Louis, una volta ritrovata la sua voce. "Il tuo amico Zayn mi ha preparato qualcosa."
"Bene, bene," mormorò Harry, attraversando la stanza e prendendo le sue chiavi. "Senti, non voglio fare lo stronzo, ma devo andare, devo-fare delle cose, e ti devo riportare a casa."
"Oh, sì, sì, va bene," disse Louis sedendosi velocemente, e sperando che la delusione nella sua voce non fosse evidente. "Allora vado," disse infilandosi le scarpe.
"Ti accompagno a casa, voglio essere sicuro che ci arrivi."
"Non devi farlo," disse Louis agitando una mano. "Ti ho già fatto sprecare abbastanza tempo."
"Smettila. Smettila di parlare di te come se fossi insignificante. Se vuoi superare qualsiasi cosa tu stia passando devi per prima cosa tenere a te stesso."
Louis fu un po' preso alla sprovvista dall'improvviso tono serio.
Harry non sapeva da dove fossero venute quelle parole. Semplicemente odiava vedere qualcuno odiare se stesso, specialmente qualcuno come Louis che non aveva alcuna ragione di odiarsi.
"Io--"
"Scusa. Non--andiamo e basta, okay?" disse Harry aprendo la porta.
Louis annuì e attraversarono il corridoio in silenzio. Louis si fermò davanti all'ascensore, ma Harry scosse la testa. "Non mi ricordo nemmeno quand'è stata l'ultima volta che quel coso funzionava."
Quindi presero le scale. Louis non era stato nella condizione adatta la notte precedente, quindi non aveva fatto molta attenzione all'edificio. Era diverso da qualsiasi altro condominio Louis avesse mai visto. Prima di tutto, era colorato. Ogni porta era di un colore diverso. Rosso accesso, o azzurro chiaro. Verde, giallo, viola. I muri erano di mattoni. E anche quelli erano pitturati in diversi colori. Quando raggiunsero l'"atrio" Louis fu un po' sorpreso. L'intera area era stata trasformata in una sorta di soggiorno. C'era una vecchia tv su un tavolino e una serie di cuscini e mobili sparsi per tutta la stanza. Appoggiato a uno dei muri c'era un grande stereo, e il pavimento era pieno di ogni tipo di giochi. Vicino alla porta c'era un grande cartello con scritto "Benvenuti a Lego House." In fondo alla stanza c'era una ragazza seduta su uno dei cuscini, con una ragazzina tra le braccia, che cantava una canzone.
"Harry!" squittì la ragazzina quando vide i ragazzi scendere le scale. Corse via dalle braccia della ragazza e avvolse le piccole braccia intorno alle gambe di Harry.
"Hey, Lily," disse Harry accovacciandosi in modo tale da essere al suo stesso livello. Louis guardò l'espressione di Harry trasformarsi da quella stanca di un momento prima ad una vivace, gli occhi luminosi e brillanti, mentre un sorriso sincero gli distendeva la bocca. "Come stai?"
"Bene!" rispose Lily allegramente. "Danielle sta con me mentre mamma è al lavoro!"
"E dov'è Karl?" chiese Harry, con la voce acuta che si usa per parlare ai bambini.
"Josh lo ha portato al parco, io non volevo andare perché loro volevano fare giochi da msschi quindi Danielle ha detto che potevo stare con lei e fare giochi da femmine," spiegò Lily.
"E stai facendo la brava con Danielle?"
"Sì!"
"Sta facendo molto la brava," disse la ragazza sorridendo, alzandosi.
Harry alzò lo sguardo da Lily e rivolse un sorriso caloroso a Danielle. "E tu come stai?"
"Sto bene, Harry," annuì lei. "Tu?"
"Tutto bene."
"Tu chi sei?" chiese la bambina, guardando Louis.
"Oh...hem, sono Louis," disse lui abbassando lo sguardo su di lei.
"Sei il ragazzo di Harry?"
Harry emise un suono soffocato, e Louis spalancò gli occhi. Harry aveva un ragazzo? Non gli piacque quel pensiero.
"No," disse, "Sono solo, hem, un amico."
"Oh," disse Lily. "Beh, credo che dovresti essere il suo ragazzo perché sei carino e sembri gentile e il nostro Harry ha bisogno di qualcuno di gentile perché a volte--"
"Lily, perché non torniamo al nostro gioco e lasciamo andare i ragazzi?" disse Danielle posando le mani sulle spalle di Lily.
"Ma io voglio parlare con Harry e il suo amico!"
"Puoi parlarci dopo, andiamo," disse Danielle portandola di nuovo verso i cuscini.
Harry le salutò, e insieme attraversarono l'edificio e uscirono in strada. Non dissero niente mentre camminavano lungo l'isolato ma Louis continuava a pensare alla ragazzina e alla frase che non era riuscita a finire. Che cosa succedeva a volte? 'a volte' cosa? Louis voleva essere il ragazzo gentile che di cui Harry aveva bisogno. Lo stomaco gli si strinse al pensiero. Louis voleva essere qualcosa per Harry? Per il ragazzo che aveva appena incontrato. Il ragazzo che forse era ancora più incasinato di lui. Continuava a chiedersi come era possibile che un ragazzo come Harry si trovasse in un mondo così caotico. Cosa era successo a Harry che aveva costretto i suoi occhi a scurirsi e il suo sorriso a mentire per lui?
A un certo punto della camminata Harry aveva iniziato una conversazione, e Louis l'aveva continuata, rispondendo e parlando di qualsiasi cosa stessero parlando. Ma Louis non riuscì a prestare molta attenzione alle loro parole perché il loro tempo stava per scadere. Il suo appartamento si stava avvicinando sempre di più. Erano sempre più vicini a Liam. A Niall. Al suo mondo. Dopo un po' raggiunsero la sua parte della città, e poi la sua strada, e poi il suo cancello. Il suo condominio era così diverso da quello di Harry, e l'espressione di Harry era illeggibile mentre guardava l'edificio elegante.
"Eccoci qua," disse Louis debolmente. Doveva pensare a qualcosa da dire. Qualcosa che avrebbe impedito a Harry di scomparire dalla sua vita per sempre.
"Ok, beh, buona fortuna," disse Harry dandogli una veloce pacca sulla schiena.
No, no, no."Ciao," disse Louis.
"Ci vediamo," rispose Harry con un sorriso teso. Si girò, un ultimo saluto da sopra la spalla, e poi le sue mani erano seppellite nelle sue tasche, e il ragazzo dai capelli ricci se ne stava andando.
Louis voleva gridargli dietro. Voleva dargli il suo numero, qualcosa, qualunque cosa. Ma non riuscìa dire niente. Non riuscì a fare niente. E alla stessa velocità in cui era arrivato nella sua vita, Harry Styles ne era uscito.
Louis si sentiva vuoto mentre entrava nel condominio. Il viaggio in ascensore gli sembrò durare un anno. Voleva addormentarsi per sempre, perché almeno nei suoi sogni avrebbe potuto rivedere Harry. Inserendo la chiave nella serratura Louis pensò che voleva dormire. Ma quando aprì la porta trovò Liam in piedi davanti a lui, Niall seduto sul divano dietro di lui. Louis gemette. "Vi avevo detto di andarvene dal mio appartamento."
"Dove cavolo sei stato? Non hai nemmeno portato il cellulare!" disse Liam tirandogli addosso il suddetto cellulare. "Non avevamo modo di contattarti. Sai quanto cavolo eravamo preoccupati? Ti interessa, almeno?"
"Smetti di urlare. Ho un fortissimo mal di testa."
"Quindi ti sei drogato di nuovo? Fantastico. Fottutamente fantastico."
"Fanculo."
Niall spostò lo sguardo da Louis a Liam e poi di nuovo a Louis, mentre la preoccupazione gli increspava la fronte.
"Chi era quel ragazzo con cui stavi?" chiese Liam calmo.
"Cosa?"
"Siamo stati davanti alla finestra tutta la mattina aspettando che tornassi. Chi era quel ragazzo che ti ha accompagnato al cancello?"
"Nessuno," disse Louis in tono piatto, perché non voleva dire a Liam di Harry. Voleva tenere Harry per sé. Voleva tenere Harry in un mondo tutto suo.
"E' il tuo spacciatore?"
"Uscite dal mio appartamento."
Liam ghignò, ed era una cosa che stonava sulla sua faccia. "Bene. Ce ne andiamo. Se non vuoi che ti aiutiamo non possiamo farci niente. Divertiti a distruggerti." Liam attraversò la stanza e Niall si alzò, guardando Louis per un lungo momento, prima di abbassare gli occhi, deluso. "Andiamo, Niall."
E così uscirono anche loro. E Louis era da solo nel labirinto e non aveva idea di dove andare.Quanto tempo si può stare Fermi in un labirinto prima di morire?

LegoHouse||Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora