2.One Night||Undone

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Fu tre giorni dopo aver incontrato Harry Styles che Louis lasciò di nuovo il suo appartamento. Non vedeva Liam e Niall da allora, ma li incontrò appena uscì dalla porta. Stavano uscendo da casa di Liam, Niall con la sua uniforme di Nandos e Liam vestito di nero, come era solito vestirsi per il suo lavoro al locale. Dire che il momento in cui si videro fu imbarazzante non renderebbe l'idea.
Louis voleva distogliere lo sguardo. Voleva tornare nel suo appartamento, chiudere la porta e non uscire mai più, ma non riusciva a muoversi. Liam lo fissava con uno sguardo illeggibile, e Niall sembrava sul punto di parlare, ma non diceva niente.
Per tre giorni Louis si era completamente estraniato dal mondo esterno. Aveva quasi dimenticato com'era avere contatti umani. Quei tre giorni gli erano sembrati un periodo di tempo lunghissimo, ed erano stati orribili. L'astinenza aveva già cominciato a farsi sentire. Il secondo giorno era quasi uscito alla ricerca di qualcuno che avesse potuto vendergli qualcosa. Ma poi aveva pensato ad Harry, e a quello che aveva detto sul 'trovare un modo per uscirne', e aveva pensato al labirinto metaforico che aveva creato nella sua mente, e sapeva che se fosse uscito a cercare droga avrebbe solo imboccato vicoli ciechi. Quindi era rimasto calmo e pulito per tre giorni, ma c'era riuscito per poco, e sapeva che quando sarebbe uscito il terzo giorno avrebbe dovuto affrontare le conseguenze di quello che era successo. In tutta onestà, non ce l'aveva più con Liam e Niall. In realtà non ce l'aveva mai avuta con loro. L'unica persona con cui ce l'aveva era se stesso. E quindi quando Liam disse finalmente "Hey," Louis non si preoccupò di fermare il fiume di scuse che gli uscì dalla bocca.
Liam lo tirò in un abbraccio stretto, e Niall avvolse le braccia attorno a tutti e due. Volevano aiutarlo, Louis lo sapeva. Ma non sapeva come farsi aiutare. Liam continuò a sussurrargli che sarebbe andato tutto bene, ma Louis si trovò a chiedere come lo sai? Non ad alta voce ovviamente. In quel momento desiderò che fosse Harry al posto di Liam, ma era un pensiero stupido perché Liam era il suo migliore amico e Harry era uno sconosciuto, e Liam era lì e Harry no.
"Ho bisogno di aiuto," sussurrò Louis, con una voce così sottile da essere a malapena udibile. Liam e Niall annuirono entrambi e gli posarono una mano sulla spalla, assicurandogli che gli avrebbero dato l'aiuto di cui aveva bisogno.
"Ti ripuliremo, te lo prometto," disse Liam guardando Louis dritto negli occhi. "Andrà tutto bene."
Troverai un modo per uscirne. Louis sentì la voce di Harry nella sua testa e si scosse, dicendo alla sua testa di dimenticarlo.
Liam guidò Louis all'ascensore insieme a Niall, e i tre si incamminarono verso Nandos. Era una sensazione strana. Sembrava quasi che nei giorni precedenti non fosse successo niente. Mentre camminavano erano solo tre amici, che avevano i loro impegni in un normale weekend. Ma non si fermarono da Nandos a lasciare Niall come avrebbero fatto normalmente. Continuarono a camminare finché non arrivarono alla clinica locale. Louis li seguì in stato confusionale, e prese le migliaia di fascicoli che Liam gli stava consegnando. Li guardò. Erano tutti fascicoli di auto-aiuto. Schede con numeri verdi e cose del genere. Cataloghi che pubblicizzavano cliniche di riabilitazione.
"Daremo un'occhiata a questi insieme domani," disse Liam.
Louis annuì intontito, e all'improvviso gli sembrò di non poterlo fare. Anche se gli stavano offrendo una mappa per uscire dal labirinto, non riusciva a muoversi.
***
Le due settimane successive furono un caos di sedute di gruppo, giorni sì e giorni no mescolati ai peggiori sintomi dell'astinenza, e serate passate a mangiare cibo spazzatura da Liam e cercare di riportare tutto alla normalità.
In realtà a Louis non dispiacevano le sedute di gruppo. Gli piacevano abbastanza. Non aveva ancora parlato molto, ma ascoltare le alter persone lo aiutava. Aveva Liam e Niall a controllarlo, che si assicuravano che non ci ricadesse, e aveva lasciato il suo lavoro al Paradise, dato che lavorare in un locale non era esattamente la cosa migliore per Louis in quel momento. Al momento era disoccupato, e aveva ancora un sacco di debiti, non solo con i suoi spacciatori, ma anche con il suo padrone di casa e in bollette. Perciò una domenica sera, Liam, Niall e Louis si trovarono seduti a guardare le offerte di lavoro sui giornali.
"Che ne dici di Starbucks?" chiese Niall quando li avevano esaminati quasi tutti.
"Oh, è perfetto!" disse Liam battendo le mani.
"E' anche quello vicino a Nandos!" disse Niall entusiasta.
Louis scrollò le spalle, prendendo il giornale dalle mani di Niall e leggendo i dettagli. "Chiamo ora."
Louis si piegò per prendere il suo cellulare e inserì il numero che trovò sul giornale. Rispose una donna e Louis chiese subito del posto di lavoro.
"Sì, stiamo cercando qualcuno per i turni pomeridiani, se sei interessato puoi passare e compilare un modulo e possiamo organizzare un colloquio."
"Va bene," disse Louis prima di ringraziarla e attaccare.
"Beh?" chiese Niall.
"Devo compilare un modulo. Ci passo domani mattina."
"Fantastico. Bene," disse Liam, felice.
Louis non poté evitare di sentirsi un po' felice anche lui. Era stato un giorno piuttosto positivo. Le cose erano tornate quasi normali tra lui e i ragazzi. Più normali di quanto lo fossero state per lungo tempo.
La mattina dopo Louis si svegliò e andò dritto da Starbucks. "Ciao," disse alla ragazza dietro il bancone.
"Ciao, come posso aiutarti?"
"Hem, in realtà mi stavo chiedendo se potessi avere un modulo, so che assumete."
"Oh sì, certo," si piegò e rovistò un po' sotto il bancone, tornando su con un foglio. "Basta che lo compile e ti chiameranno per un colloquio."
Louis prese il foglio e stava per cercare un tavolo per compilarlo quando una donna irruppe dalla porta dietro il bancone. "Sara si è appena licenziata!" strillò. "Sono già due persone. Siamo a corto di personale. Ci serve qualcuno ADESSO! Nikki, ha chiamato qualcuno per il lavoro?" disse piombando sulla ragazza.
"Veramente," disse lei. "Questo ragazzo si è appena presentato chiedendo un modulo," indicò Louis.
"Perfetto! Sai fare il caffè?" chiese la donna, guardandolo.
"Uh, sì," rispose esitante.
"Bene. Sei assunto."
Louis batté gli occhi, ma non fece domande quando la donna gli gettò un grembiule. Le cose stavano decisamente andando bene per lui.
Niall passò quella sera stessa, quando finì il suo turno da Nandos. Continuò a ripetere quanto Lou fosse stato dannatamente fortunato per quella storia del lavoro mentre andavano al Paradise ad aspettare la fine del turno di Liam.
Era la loro routine. Esattamente come i giorni in cui Liam e Louis lavoravano insieme e Niall ciondolava intorno al Paradise per un'oretta ad aspettarli. Ora erano Niall e Louis. Niall sembrava preoccupato una volta che arrivarono nei pressi del locale.
"Sto bene," insistette Louis. "Puoi controllarmi tutto il tempo, so che non puoi fare a meno di guardarmi," scherzò Louis.
Niall lo spinse giocosamente, entrarono nel Paradise e attraversarono la pista finché non arrivarono al bar dove Liam stava preparando dei cocktail.
"Che ci fai qui?" sibilò Liam a Louis.
Louis alzò gli occhi al cielo. "Sto bene. Davvero," aggiunse quando Liam lo guardò scettico.
"Ok, ma non girare per il locale."
"Me ne starò qui, ok?" promise Louis.
Liam sospirò e annuì, rivolgendo la sua attenzione a un cliente. Louis guardò dall'altra parte, esaminando il locale. La musica era più alta di quanto ricordasse. Forse perché non era stato sobrio in una discoteca da secoli. Louis stava per girarsi verso Niall e commentare la musica troppo alta quando scorse un volto familiare. Era Zayn, il coinquilino di Harry. Era vestito bene, aveva un vestito nero su misura e una ragazza carina attaccata al suo braccio. E poi Louis notò qualcun altro. Zayn si mosse verso il bar, rivelando così un'altra figura elegante, tutta ricci e occhi verdi. Stavano venendo verso Louis, anche se nessuno dei due l'aveva visto, e Louis cercò di distogliere lo sguardo, perché di sicuro non si sarebbero ricordati di lui, e sarebbe stato imbarazzante, ma non poteva distogliere lo sguardo, non quando Harry stava venendo verso di lui.
Louis notò che Harry non era con nessuno, a differenza di Zayn, e questo lo rese felice, per qualche strana ragione. Non voleva pensare troppo a quale potesse essere la ragione.
Si stavano avvicinando sempre di più, e all'improvviso gli occhi di Zayn di fermarono su Louis e alzò le sopracciglia, sorridendo. Harry notò l'espressione di Zayn e seguì il suo sguardo finché non incontrò gli occhi di Louis, e la sua faccia cambiò del tutto. I suoi occhi verdi si illuminarono e le sue labbra si sollevarono in un sorriso. Percorsero quel poco di distanza rimasta tra loro e Louis, e Harry si appoggiò al bancone e Louis sentì il calore del suo respiro quando disse, "Hey."
"Hey," disse Louis, a voce più bassa di quanto avrebbe dovuto.
Louis fu presto consapevole degli occhi di Liam fissi su lui e Harry, e riusciva quasi a sentire il suo sguardo di disapprovazione.
"Come sei stato?" gli chiese Harry, con gli occhi che continuavano a brillare.
"Bene, in realtà. Tu?"
"Tutto bene," disse Harry, ma il suo tono era più teso di prima. Louis lo notò solo perché non riusciva a non prestare attenzione a ogni piccolo cosa che riguardasse quel ragazzo. "Sono stato impegnato."
"Devi incontrarti con qualcuno qui?" chiese Louis. Non sapeva perché l'avesse chiesto, perché non voleva affatto sentire la risposta.
Fu sorpreso, però, perché non ne ricevette una. "Vuoi venire a farti un giro o qualcosa del genere?" chiese Harry improvvisamente.
Louis stava annuendo prima ancora di capire la domanda, e poi la mano di Harry si chiuse intorno ala sua, e il tocco lo fece rabbrividire; Harry lo guidò lontano dal bar.
"Dove vai?" gridò Liam. Ma Louis non si preoccupò di rispondere.
Si fecero largo tra la folla di corpi sudati che era concentrata davanti alla porta e poi l'aria fredda li investì quando uscirono nella notte. "Dio, che bella serata," disse Harry, spalancando le braccia e reclinando la testa lasciandosi investire dal vento freddo.
Louis non poté fare a meno di sorridere, un sorriso vero. "E' bello," acconsentì, con gli occhi fissi sul ragazzo davanti a lui.
"Voglio andare da qualche parte," disse Harry, girandosi verso Louis e camminando all'indietro.
"Dove vuoi andare?"
"Ovunque," Harry scrollò le spalle. "Da qualche parte. In un posto nuovo."
"Vuoi venire da me?" chiese Louis, e ancora una volta non sapeva perché stesse dicendo quello che stava dicendo.
Gli occhi di Harry si illuminarono, e qualcosa si mosse dietro quelle orbite verdi, e annuì. "Certo."
"Okay."
E così camminarono. Era una camminata breve, e Harry sembrava ricordare perfettamente dove fosse il condominio di Louis; Louis sorrise tra sé e sé a quel pensiero.
Presero l'ascensore e Louis era perfettamente consapevole che Harry lo stava fissando. Cercò di non guardarlo perché sapeva che poi non sarebbe stato capace di distogliere lo sguardo. Era patetico quanto velocemente avesse perso la testa per quel ragazzo. Non sapeva niente di lui, ma c'era qualcosa di autentico in Harry, qualcosa che lo faceva sentire felice e al sicuro, ed era meglio di qualsiasi droga.
Louis avrebbe dovuto essere spaventato, avrebbe dovuto essere nel panico, avere la crisi che scaturisce dal rendersi conto di non essere totalmente etero. Ma in realtà si sentiva bene. Forse una parte di lui aveva sempre saputo di non essere etero. In ogni caso, voleva Harry, lo voleva in un modo in cui non avrebbe dovuto volerlo.
Le porte dell'ascensore si aprirono, e Louis uscì per primo, guidando Harry al suo appartamento. Giocherellò con le chiavi per un attimo, e poi aprì velocemente la porta per farlo entrare. Harry sorrise ed entrò, mentre i suoi occhi esaminavano la casa. "Carino," disse prima di raggiungere il divano e sedersi, completamente a suo agio.
Hmm, non perde tempo, pensò Louis raggiungendolo. A Louis piaceva parecchio la disinvoltura di Harry. Li salvava dai momenti di imbarazzo in cui non si è sicuri di cosa fare.
"Posso offrirti qualcosa?" chiese Louis, ricordandosi delle sue buone maniere.
"Uh, certo. Va bene quello che prendi tu."
Louis annuì e si affrettò in cucina a prendere due bicchieri d'acqua. "Scusa, non ho, hem, alcol," disse Louis allungando il bicchiere a Harry. "Non dovrei bere, essendo in riabilitazione."
Harry annuì, "No, no, va bene. Nemmeno io bevo molto." Scoccò a Louis un sorriso rassicurante, e poi si spostò facendogli spazio sul divano.
Louis si sedette e accese la TV. "Ti piace il calcio?" chiese Louis, concentrandosi sul televisore mentre faceva zapping tra i canali di sport. Harry lo stava fissando. Louis riusciva a sentirlo.
"Hmm...Oh, certo."
"Okay." Si appoggiò allo schienale del divano, sfiorando Harry. "Oh, scusa."
Harry rise, "Ti scusi in continuazione."
"Scusa."
Harry si morse il labbro e scosse la testa, cercando di non ridere di nuovo.
Louis doveva davvero distogliere lo sguardo. Gli occhi di Harry erano grandi e verdi e fissavano fisso quelli di Louis. Si sentiva esposto, come se Harry potesse leggere tutto quello che stava pensando, e quello che provava e desiderava.
Ma Harry distolse lo sguardo per primo. I suoi occhi si abbassarono per guardare l'orologio che aveva al polso. Si accigliò, e Louis stave per chiedere quale fosse il problema quando quello sguardo sparì e Harry era di nuovo rivolto verso Louis, avvicinandosi sempre di più. "Allora," disse, con un tono molto più basso e seducente, "cosa vuoi fare?"
"Cosa?" chiese Louis, preso alla sprovvista dalla domanda improvvisa e dalla vicinanza dei loro corpi.
Harry roteò gli occhi. "Di sicuro non mi hai invitato qui per guardare la TV. Quindi cosa vuoi fare? Potremmo dover fare veloce però, perché potrei o non potrei avere un appuntamento più tardi. Dipende se il ragazzo è abbastanza sobrio da presentarsi, stavolta."
Louis spalancò gli occhi e riuscì a malapena a parlare. "C-cosa?" balbettò. "No, voglio dire, non è per quello che ti ho invitato. Volevo-volevo solo passare un po' di tempo-"
Delle labbra stroncarono la frase di Louis. Si muovevano velocemente, premendo sulle sue. A Louis servì un momento per superare lo shock iniziale, prima che potesse ricambiare il bacio. Dio, le labbra di Harry erano perfette. Louis avrebbe dovuto fermarsi. Avrebbe dovuto fermarlo. Ma perchè avrebbe dovuto farlo, se questo era esattamente quello che voleva? Se Harry era disposto a darglielo, perché avrebbe dovuto rifiutare?.
Le mandi di Harry si stavano avvicinando al bordo della maglia di Louis mentre continuava a baciarlo con passione. Anche le dita di Louis raggiunsero il pantalone di Harry, e i due si sbottonarono reciprocamente. Si separarono brevemente per scrollarsi i pantaloni di dosso e poi si tolsero le magliette. I loro corpi si riunirono come due calamite una volta tolti i vestiti, e le loro membra si aggrovigliarono, mani che stringevano volti, dita che si intrecciavano nei capelli e dita che sfioravano toraci.
Harry si staccò per primo dal bacio, e Louis gemette protestando, ma le labbra di Harry tornarono subito su di lui, spostandosi dal suo collo al torace, e poi più in basso. Era tutto perfetto. Harry sapeva esattamente come fare a tirar fuori i gemiti dalla gola di Louis. Certo che sapeva come fare, dopotutto era il suo lavoro. E in netto contrasto con le abilità di Harry, Louis era terribilmente inesperto a proposito di sesso. Certo, c'erano state delle ragazze nel suo passato, ma quello era diverso. Louis non aveva mai provato un tale bisogno, un tale desiderio di stare con qualcuno prima di allora. E poi, era sesso con un ragazzo. Non l'aveva mai fatto. In un certo senso si sentì di nuovo vergine.
Ma se Harry notò il nervosismo di Louis non disse niente. Continuò a prendersi cura di lui, toccandolo esattamente nel modo giusto, premendo le labbra sulle parti più sensibili del suo corpo finché a Louis mancò il fiato e le sue dita si attorcigliarono strette ai capelli di Harry.
Harry ridacchiò, sorridendo sulla sua pelle mentre Louis gemeva. Le sue ciglia gli sfiorarono la pelle, quando Harry alzò lo sguardo dal suo torace, finché il verde incontrò l'azzurro.
"Allora, cosa vuoi fare?" chiese Harry, ripetendo la domanda che aveva fatto qualche minute prima, con la voce resa roca da quello che stava facendo. C'era una scintilla nei suoi occhi, e sorrise compiaciuto.
Louis stava ancora cercando di riprendere fiato, e il petto gli si alzava e si abbassava mentre cercava di parlare. "Qualsiasi cosa." respirò. Dentro. Fuori. "Ancora questo." Si fermò per un altro respiro. Dentro. Fuori. "Decisamente ancora questo." Annuì, deciso.
E quello fu tutto quello che Harry ebbe bisogno di sentire prima di alzare la testa, premere le labbra su quelle di Louis e farli alzare entrambi dal divano. "Fammi vedere la tua stanza," esalò sulle labbra di Louis.
Louis cominciò a camminare all'indietro nella direzione generica della sua camera da letto mentre continuava a baciare Harry, non osando staccarsi per paura che Harry potesse cambiare idea e correre via dal suo cliente.
La porta fu aperta con un calcio e loro crollarono sul letto, mentre i loro gesti diventavano più frenetici e sgraziati. I loro corpi nudi scivolarono l'uno sull'altro, ed entrambi toccavano e esploravano. Il tempo si fermò del tutto, Louis dimenticò tutti i suoi problemi, la droga, la riabilitazione, i suoi debiti e la sua famiglia. Sembrava tutto così facile con Harry. In quel momento, nella camera da letto di Louis, le mura del labirinto si dissolsero. O forse era ancora bloccato nel labirinto, ma aveva trovato un compagno, qualcuno che lo distraesse, che lo aiutasse a dimenticare di essere bloccato. Forse questo compagno avrebbe potuto guidarlo fuori. Forse insieme avrebbero trovato l'uscita del labirinto della vita.
I pensieri di Louis si dispersero quando sentì Harry spingersi dentro di lui. Un momento prima stava pensando ai labirinti, e quello dopo non stava pensando affatto. Le sensazioni che lo attraversavano erano completamente diverse da qualsiasi altra cosa avesse mai provato. Le sue labbra permettevano a qualsiasi tipo di suono di uscire, e le sue palpebre si aprivano ogni tanto solo per guardare Harry, sembrava quasi un sogno, qualcosa di irreale. Non era come si aspettava, andare a letto con un gigolò. Era...piuttosto perfetto.
Quando Harry crollò accanto a Louis, la sua faccia era raggiante e sorrideva mentre cercava di riprendere fiato. Louis si stava ancora riprendendo dal suo orgasmo quando si girò a guardarlo. Harry lo guardò, e il contatto visivo fu intenso. Non parlarono per qualche secondo, ma sentirono qualcosa mente continuavano a guardarsi. Qualcosa si stava muovendo in loro. Cose che era troppo pericoloso esprimere ad alta voce.
"E' stata la tua prima volta, vero?" chiese Harry, sorridendo debolmente.
"Con un ragazzo, sì," sorrise Louis, mordendosi il labbro.
Harry si avvicinò un po' di più, "E' andata bene?"
"E' andata più che bene," sussurrò Louis.
Harry era molto vicino ora, tanto che le loro fronti quasi si toccavano. Chiuse gli occhi e si sporse toccando la fronte di Louis con la sua, emettendo un sospiro impercettibile, quando all'improvviso qualcosa squillò. Veniva dal salotto, e Harry gemette , prima di staccarsi da Louis e alzarsi dal letto. "Il mio cellulare," disse semplicemente, prima di uscire dalla stanza.
Louis sospirò e si coprì gli occhi con le braccia, ascoltando con attenzione Harry che rispondeva. Chiuse gli occhi e pregò e desiderò e sperò che non fosse quel cliente di cui aveva parlato Harry. Non voleva che Harry se ne andasse e scopasse con qualcun altro, non dopo quello che avevano fatto insieme. Ma Louis si schiaffeggiò mentalmente. Di sicuro non aveva significato niente per Harry. Solo un'altra scopata. Una sveltina prima del suo prossimo appuntamento. E Louis si sentì davvero stupido per aver pensato, anche solo per un secondo, che avrebbe potuto essere qualcosa di più.
La voce di Harry si stava avvicinando, e anche se stava parlando velocemente e a bassa voce, Louis poteva comunque sentirlo, anche se non riusciva a capire nemmeno una parola. La porta si aprì, e Harry stava attaccando, ed era completamente vestito.
"Devo andare," disse Harry senza girarci intorno.
"Ora?" chiese Louis debolmente.
Harry annuì.
"Non puoi rimanere?"
Harry scosse la testa. "Mi dispiace. È urgente."
"Che devi fare?"
"Niente, è che...devo andare."
Harry sospirò, e la sua espressione era tese. Louis cercò di leggerla, ma Harry mascherò subito qualsiasi emozione. Ancora una volta, Louis voleva dire qualcosa che lo facesse restare. Qualsiasi cosa che lo avesse fatto rimanere lì, nella sua vita, ancora per un po'. Doveva dire qualcosa, non voleva che finesse così, non voleva diventare uno dei tanti nomi sulla lista delle Storie Di Una Notte di Harry. Ma non riusciva a trovare le parole. Non riusciva mai a trovare le parole, quando si trattava di Harry Styles. E così annuì semplicemente, e rimase a guardare mentre Harry salutava, e usciva dall'appartamento, lasciando Louis da solo, e perso nel suo labirinto personale, di nuovo.
Questa volta sapeva che non avrebbe rivisto Harry Styles. Perché il destino non avrebbe mai potuto essere così gentile da graziarlo con un altro miracolo.

LegoHouse||Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora