3. Anni Luce

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Invece andrò e trascorrerò le ore seguenti in funzione del nostro rendez-vous.

Doccia né calda né fredda, il mio profumo preferito che sa di tè, discreto ma incisivo, ombretto verde sulle palpebre che fa spiccare gli occhi nocciola, un vestito verde più scuro che enfatizza la mia chioma rossastra, il rossetto rosa.
Che sciocca.

Quando mi rivedi me lo chiedi anche: "Da dove arrivi messa così?".
La risposta è: "Dove vado, semmai."

Quando sorridi pieghi anche la punta del naso stilettato su cui sono posate tante efelidi, così grandi che potrei mettermi a contarle.
Perdo subito il conto come ho in mano un bicchiere, e brindiamo.

Per due come noi, due viaggiatori temporali come noi, c'è un discorso in sospeso da fare.
"Mi hai detto che vieni dal 1988. E com'è?"
"Complicato. Va tutto alla rovescia, l'ansia si taglia con un coltello. Nel 1998 va meglio?"
"Oh, dobbiamo tutto a voi. Avete risolto il grosso dei problemi, e noi passiamo la maggior parte del tempo a divertirci. I cartoni animati, la discoteca, e poi quel locale pazzesco dove hanno suonato Nirvana e Green Day. Oh, scusami, forse hai altri riferimenti."
"Roger Waters ti dice niente?"
"Potrei morire! Ne vado matta!"
"L'ho visto dal vivo. Il giorno più bello della mia vita."
Dieci anni ci dividono e ci uniscono.

Eccola, l'America celata dietro all'arcata dei tuoi denti.
Dieci anni di concerti all'aria aperta, di isole girate in sella a un quad, di piercing fatti senza cognizione di causa e di febbri conseguenti tu; di pomeriggi solitari a scrivere un diario segreto, tatuaggi fatti per far arrabbiare papà, Harry Potter io.
Come abbiamo fatto a ritrovarci qui?

Tu, con i nervi esposti, nessuna certezza, il dovertela cavare.

Io, con un destino già definito, protetta a tenuta stagna, l'accumulo compulsivo che stabilisce uno status quo.

Eppure...

Cosa unisce due persone così diverse?
Non ci accomunano la generazione, le origini, il sesso, il vissuto, l'educazione, le esperienze.
Nulla. Stando agli esperti di comunicazione, non abbiamo mai sguazzato nello stesso mutuo ambiente cognitivo.

Two lost souls swimming in different fish bowls, year after year.

Tu ascoltavi la radio abusivamente nella rimessa dello zio. Io ho speso i pomeriggi tra sale giochi e karaoke.

E invece siamo qua, e posso giurarlo, non ho mai ascoltato tanto, né sono mai stata così avida di sapere, e non ho mai parlato tanto di tutto con qualcuno con le orecchie tese a captare ogni minimo suono emesso da queste labbra che ormai non hanno più la benché minima traccia di rossetto.
Lo ha lavato via la doppio malto.

Tu appartieni a un mondo che spesso si fermava in silenzio a ricordare, Sunday Bloody Sunday, io a uno che ha scelto di correre forsennatamente per privarsi di ogni senso di sofferenza, And I'm losing at my favorite game.
Ma così, la mia gente ha rinunciato a tutte le altre emozioni.

Le scariche di adrenalina tu hai imparato a leccarle come ferite, noi a sedarle con pillole da tenere sotto la lingua.

Non ci sto e non ci sono mai stata.

Lo vedi?
Io non ne ho bisogno, tu non ne hai bisogno, ma davanti a noi c'è la distesa di due mari che si incontrano. L'Egeo canta al Mediterraneo la sua canzone rock preferita.
"Franz Ferdinand o Kaiser Chief? Aspetta, perché non Kasabian?"
"Mh, credo di aver dietro il vinile dei Deep Purple."
"Non potrei chiedere di meglio."
Ti batto il pugno, come farei con un amico.
Che idiota.
Meno male che sai cancellare i miei momenti di imbarazzo dicendo sempre la cosa giusta.

Non so quante ore abbiamo davanti, ma gli ultimi momenti non li percepisco perché sfumano con l'immaginazione.

Sei la persona giusta con cui perdermi stanotte di fronte al vasto, immenso blu. Rodi è ora un porto sull'Atlantico, e spira l'aria gentile che non mi scompiglia i capelli perché li hai riparati sotto un cappello di lana spessa.
Tu devi prepararti a un nuovo viaggio, che ti porterà lontano da questo posto, che poi è dove hai casa.
Io, che dovrei partire, che ho il coprifuoco come Cenerentola, non ne ho proprio voglia.

Stando sotto il tuo braccio mi chiedo: "Cos'è stato? Come si può spiegare quello che è successo?"

Empatia. Il riflettersi in qualcuno. Linguaggi universali.
Alchimia. Ottima prima impressione. Attrazione degli opposti.
Serendipity. Fascinazione. Compatibilità estrema.

Qualunque cosa sia successa, non potrò riprendere a vagare nello spazio-tempo e sperare di dimenticarla.
Non riesco a darle un nome, non l'hanno inventato, forse perché troppo riduttivo nominarla: si perderebbe la magia. Gli dei dominano le cose quando ne possiedono il nome.
E allora non tenterò neanche di definirla.

Ma ricordarla sì, voglio ricordarla per sempre.

Respiro caldo. Sorriso gentile. Lentiggini. Spalle larghe.
Braccia avvolgenti. Nelle iridi, il cielo d'alta montagna. Capelli scompigliati.
Bontà d'animo. Intenzioni pure.

Se ci rincontriamo, devi chiedermi di uscire.
Nel frattempo, sarai in tutte le tracce della mia playlist preferita.
Ci sono i miei Blur, e ci sono i tuoi The Smiths.
Oh, ne avrò cura.
Le ho incise su un cd, poi messo in una copertina che ho dipinto a mano con gli Uniposca.
Ho impacchettato tutto e ci ho scritto l'indirizzo.
Vi incontrerete a metà strada circa. 1985. È uscita Money For Nothing quell'anno. La amo.
Possiamo ballarla in un angolo, non visti. Cantarla a fior di labbra, a fior d'orecchio. Sì, lo so che non si balla, ma so che se mi agito poi tu senti l'istinto di dovermi avvolgere e vedrai se non ti trascinerò in questa oscillazione.

Avrò il mio vestito migliore quel giorno, e ti chiederò se hai da accendere per rompere il ghiaccio e per vedere se hai preso a fumare davvero in mia assenza.

Ti prego, no.
No.
Almeno tu, no.

STEADY AS HE GOESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora