Chapter 3 - Nerissa

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Il sole entrò dalle tapparelle nonostante ricordavo di averle chiuse la notte prima e mi svegliò. Per un attimo, come ogni volta che mi risveglio in un letto diverso dal mio, mi presi un paio di minuti per fare mente locale e figurarmi di essere nel resort. Guardai le tapparelle ed erano un po' alzate rispetto alla notte precedente. Sentì dei rumori nel bagno e neanche il tempo di realizzare la porta si spalancò e mi apparse davanti Hunter. -Buongiorno- dissi semplicemente.
-Quasi buon pomeriggio direi- disse.
-Oddio, che ore sono?- chiesi preoccupata.
-Non ti preoccupare, non hai saltato il turno- disse ridacchiando e si sedette sul bordo del divano.
-Quasi l'una, ho pensato che volessi svegliarti per prepararti e mangiare qualcosa quindi ho alzato un po' le tapparelle- mi disse scrutando una mia reazione come se si aspettasse che gli urlassi contro che avrei voluto dormire di più.
-Hai fatto bene, anzi grazie- dissi semplicemente e feci per alzarmi dal letto stiracchiandomi un po' prima.
-Grazie per ieri sera, ora vedo di recuperare le chiavi- disse iniziando a mettersi le scarpe riferendosi al fatto di averlo lasciato passare la notte/mattinata nella mia camera.
-Non ti preoccupare, ci vediamo a pranzo- dissi e mi infilai in bagno subito dopo che lui fu uscito dalla stanza. Mi osservai allo specchio, avevo il mascara leggermente sbavato e i capelli incredibilmente arruffati che facevano contorno al viso arrossato.
Mi feci una doccia veloce e mi diedi una sistemata indossando la maglietta da animatrice poiché, dopo pranzo, avrei dovuto iniziare il turno. Presi le cose essenziali e, dopo l'esperienza di ieri, attenzionai di avere le chiavi ben salde in tasca. Scesi al piano di sotto e mi unì agli altri che avevano già iniziato a pranzare. Optai per cibi da brunch poiché mi ero svegliata poco prima e il pensiero una porzione di pasta al ragù di prima mattina(per me) non era il massimo.  Infatti sistemai nel piatto un po' di uova strapazzate e della fesa di tacchino accompagnando ciò con un paninetto. Gli altri avevano finito e iniziarono ad alzarsi probabilmente per prepararsi prima di lavorare perciò mi misi in un tavolino più appartato da sola e afferrai il telefono per scrollare le notifiche.
-Non si usa il cellulare a tavola - sentì una voce canzonatoria appena alzai lo sguardo e vidi Hunter che probabilmente come me era arrivato troppo tardi.
-Non quando sei da sola- aggiunsi ricambiando il sorriso che mi rivolse.
-Ora non lo sei più - aggiunse e si sedette mettendo il piatto sul tavolo.
Aveva preso la pasta al ragù. Mi scappò un sorriso divertito pensando a ciò che mi dissi poco fa.
- Nerissa Harmon, stai ridendo di me?- chiese addentando un boccone ma non staccando mai lo sguardo dal mio ed accennando un sorriso.
-Come fai a sapere il mio cognome?- chiesi sorvolando sulla sua domanda.
-L'ho letto sulla targhetta nella valigia- disse semplicemente.
-stamattina- aggiunse poi.
-Ah okok, quindi non sei uno stalker con un fascicolo sul mio conto nascosto nella tua cassaforte privata?- chiesi stupita ironicamente.
Si avvicinò.
-Beh...si.- sussurrò.
-Ma quella è la mia copertura, non interferire.- aggiunse poi a voce più alta allontanandosi e ammiccando.
-Giusto, giusto. Quindi la valigia, capisco.- dissi e decisi di usare la sua stessa arma.
-Fiu, per un attimo ho pensato fossi un poliziotto sottocopertura che indagava su quella rapina, sai non pensavo qui mi avrebbero scoperto - dissi semplicemente con tono molto serio e presi una forchettata di uova strapazzate.  Osservai la sua espressione sconvolta e capì che ci era cascato e scoppiai a ridere .
-Sei pessima- disse comprendendo che era uno scherzo.
-Lo so- dissi e sorrisi compiaciuta.
Dopo aver consumato i nostri pranzi ed esserci diretti verso i nostri corrispettivi lavori, io nell'area della baby dance e lui presso la piscina dove faceva il bagnino.
Dopo aver passato ore a tenere impegnati dei bambini, insieme a Kya finalmente i genitori, dopo essere stati impegnati nelle attività pomeridiane, vengono a prendere pian piano i propri figli per cenare insieme. Ne rimasero pochi perciò Kya mi chiese se potevo rimanere ad aspettare i genitori mentre lei andava via poiché aveva bisogno di sbrigarsi per poi andare ad un appuntamento ed io acconsentì . La bambina rimasta era ancora impegnata a giocare perciò io rimasi a guardarla senza fare molto.
-Guardare i bambini che giocano è uno dei primi campanelli dall'allarme per rintracciare i pedofili, lo sai?- sentì una voce alla mie spalle e poi vidi Hunter sedersi accanto a me.
-Ah, quindi è per questo che sei venuto qui?- controbattei.
-Beccato- alzò le mani in alto e rise.
-Hale- disse una terza persona e Kelvin arrivò.
-Venite stasera?- chiese ad entrambi.
-Io non lo so ancora, in caso vi raggiungo dopo- disse Hunter.
-Dove?- chiesi io.
-Discoteca- disse Kelvin con forse un po' troppo entusiasmo.
-Oh, mi sa che passo- dissi, non mi piaceva particolarmente andare in discoteca.
-Ma come passi?- chiese come se gli avessi appena detto che non mi piace la pizza.
-Non mi fa impazzire come ambiente - dissi.
-ma ci penserò su- aggiunsi per darmi il tempo di valutare l'opzione.
-Ci conto- disse e si allontonò.
Nel frattempo vidi arrivare il padre dell'unica bambina rimasta e me ne andai in camera.
Feci strada fino con Hunter.
-Come mai non ti piacciono le discoteche?- chiese.
-Non è che non mi piacciano ma non sono molto nel mood- dissi salendo le scale.
-Ah ho capito, hai il fidanzato e le discoteche sono un divieto?- disse ironico alzando lo sguardo su di me.
-Avessi un fidanzato che mi imponesse divieti, non avrei più un fidanzato - dissi in risposta.
-Ottimo- aggiunse poi con una nota divertita nella voce.
-Tu invece come mai sei indeciso?- chiesi.
-Prima sono in famiglia, se ci arrivo penso di andare - rispose.
-Ah, la tua famiglia è qui? Sei del posto?- chiesi.
-Nono, mio padre ha dei ristoranti in zona e nel periodo estivo tutta la famiglia viene qui, ma io sto nel resort- disse e decisi di non chiedergli come mai non stesse in casa con la sua famiglia. Arrivammo davanti alle nostre camere e ci salutammo.
Decisi che sarei andata ad usufruire della piscina dopo cena perciò, dopo aver perso un'ora sui social, mi vestí mettendo sotto ai pantaloncini della tuta e la solita maglietta larga il costume.
Andai a cenare, presi la pasta al forno e la mangiai. Finì in fretta perché non c'era nessuno e non volevo fare attendere quelli che dovevano svuotare il buffet.
Andai in piscina e notai che era totalmente vuota anche se illuminata. Mi spogliai, mi legai i capelli ed entrai in acqua ignorando il cartello "non entrare in acqua senza la presenza del personale di soccorso" che indicava la postazione dei bagnini.
-Tranquilla, il bagnino c'è - disse Hunter apparendo dal nulla.
-Mi ucciderai prima o poi con queste apparizioni improvvise- gli dissi dato che mi aveva fatto saltare in aria.
-Beh, almeno ti salverò dall'annegare- disse sedendosi sul bordo della piscina.
Mi spostai pian piano arrivando dove non si tocca.
-Oh si, mi sono appena ricordata di non sapere nuotare - dissi ironicamente.
-Se è un tentativo di vedermi senza maglia, bastava chiedere - disse e si tolse la maglietta. Tolse le infradito e si tuffò, notai il costume e capì che anche lui era qui per farsi il bagno.
-Eh si, sono venuta qui solo per questo- ironizzai.
-Eccola accontentata - disse notando nella mia direzione ammiccando con lo sguardo su di me. Mi ritrovai a sperare che la luce soffusa della piscina non mostrasse il rossore sulle mie guance.
"Calmati" mi dissi.
-Beh, però non stai affogando...- disse con tono riflessivo.
Mi posò le mani sulle spalle e mi spinse giù in acqua, presi una boccata d'aria e mi tappai il naso.
Appena uscì fuori dall'acqua lo guardai malissimo.
-Questa me la paghi- gli dissi ma lui iniziò a nuotare nella direzione opposta. Quando lo raggiunsi, anche se avevo il sospetto che era stato lui a farsi raggiungere poiché ero una pessima nuotatrice, gli posai le mani sulle spalle e spinsi verso il basso ma non si mosse. Riprovai ma nulla.
Scoppiò a ridere.
-Sono pur sempre un bagnino eh- disse semplicemente e scrollò le spalle sorridendo.
Feci un'espressione imbronciata.
-Dai è impossibile - provai a spingerlo giù ma non scese.  Posai le mani sulle sue spalle e, per spingerlo giù , mi sollevai sù.
-ok, me la stai servendo su un piatto d'argento- disse e mi ribaltò.
Riemersi dall'acqua e gli lanciai un'occhiataccia.
-Okay, tregua- dissi e lui sorrise compiaciuto di quella vittoria.
-Quindi è questo il motivo per cui non sei andata alla festa?- disse guardandomi e continuando a nuotare per mantenersi a galla. Il suo sguardo era ipnotico, fisso su di me.
- E tu?- gli chiesi a mia volta.
Sembrò stupito.
-Ehi, ho chiesto prima io- disse ridendo.
-Sono solo un po' stanca- dissi poi.
-Io avevo una sorta di cena con mio padre per discutere di affari- rispose come se stesse facendo la sua parte in un accordo muto.
-Sembra noioso - dissi istintivamente anche se,appena le parole lasciarono la mia bocca, mi pentì.
-Lo è - accennò un sorriso.
-Ho un'idea però - disse improvvisamente.
-Dimmi- affermai curiosa.
- Può essere una pessima o una brillante idea, dipende quanto sei accollativa- mi lanciò uno sguardo di sfida.
- Sei un po' prolisso - dissi in preda alla curiosità.
-Ehi- mi schizzò.
-Parla- dissi in tono fermo e lui sorrise ampiamente.
-Alcol rubato e luna park abbandonato, prendere o lasciare- spiegò senza dettagli.
Mi diressi verso la scaletta.
-Ancora lì sei? Andiamo- presi posizione.
-Sissignore- rispose sorridendo e nuotò verso la scaletta.

-Ma qui? Tu sei pazzo- dissi quando arrivammo alle cucine dell'hotel.
-Tranquilla, fidati di me- disse come se rubare dalla cucina del resort per cui lavori sia la miglior idea del mondo.
-Fidati- ripeté e mi porse la mano.
-Vorrà dire che sto battendo il record per il licenziamento con la carriera più breve- rinunciai e gli presi la mano.
-Che sei tragica- disse tirandomi dentro la cucina.
Mi guardai intorno per vedere se ci fossero telecamere ed effettivamente non ce n'erano.
Ci fermammo davanti ad uno dei frigoriferi e lui lo aprì.
-A lei la scelta- mi disse.
Sei ripiani di bottiglie di ogni tipo mi si pararono davanti.
-Champagne?- propose.
-Tu sei pazzo- dissi ricordandomi di aver letto il menù con i prezzi delle bottiglie e che lo champagne era oltre 100 dollari.
-Ok, allora andiamo di vino- disse e prese una bottiglia di vino bianco.
-Almeno prendilo rosso- sussurrai per non farmi sentire da eventuale staff ancora presente.
-Cosa?- disse lui avvicinandosi.
-Almeno prendilo rosso, visto che stiamo commettendo un crimine fa sì che ne valga la pena- gli dissi.
-Così mi piaci, Nerissa- disse con espressione compiaciuta e fece il cambio di bottiglia.
So perfettamente che è una frase costruita, un "modo di dire" ma le mie guance si rifiutarono di mantenere il loro colore naturale e sperai che, immersi nel buio, non si notasse.
Fecimo per uscire ma sentimmo dei passi.
-No Hunter, ci cacceranno e probabilmente finiremo in carcere. Per il resto della vita- dissi quando lui fece per continuare a camminare.
-C'è qualcuno?- disse la voce avvicinandosi.
Trattenni il respiro come se potesse sentirlo.
-Si, siamo qui- disse Hunter.
-Cosa stai...-provai a balbettare ma un uomo sulla cinquantina, con il grembiule da chef e un po' in carne si parò davanti a noi.
Il cuore mi balzò in gola.
-Ah, Hunter e la signorina...?- chiese con aria seria.
-Nerissa- rispose Hunter per me che non riuscivo a proferire parola.
Lo guardai dubbiosa.
-Puoi dire a tuo padre, se lo senti, che gli ho mandato un messaggio per spostare il turno?- gli chiese improvvisamente con aria tranquilla e gentile.
-Sisi, non ti preoccupare- gli disse Hunter.
Ero molto confusa da quella situazione inaspettata, suo padre? Cosa c'entrava suo padre?
-Grazie, arrivederci e buon divertimento - disse adocchiando la bottiglia che Hunter teneva a mano.
-Cosa è appena successo?- dissi con voce incredula.
-Il ristorante è gestito dalla catena di mio padre- disse scrollando le spalle e le sue labbra si piegarono in un ghigno divertito.
-Daii, e non potevi dirmelo prima? Mi stava per prendere un infarto, pensavo già alla mia vita in carcere per infrazione di proprietà privata e furto. Sei uno stronzo- dissi tutto ad un fiato con l'adrenalina ancora nelle vene.
-E tu bellissima da incazzata-  disse con lo sguardo fisso nel mio zittendomi improvvisamente.
-Che paraculo- dissi.
-Ne sono consapevole - disse e scoppiò a ridere.
-Andiamo in macchina?- chiese.
Annuì.
-La musica la scelgo io - dissi appena saliti.
-Non ti facevo tipa da Artic Monkeys - disse guidando appena feci partire 505.
-Ah sì? E tipa da cosa mi facevi?- chiesi.
-Oh no, questa è una zona pericolosa, me lo sento. Mi astengo dal rispondere - disse svoltando a destra.
-Mh okok, Dante ti collecherebbe nell'antinferno, sai?- gli dissi non sicura cogliesse l'allusione.
-Ah e quindi sarei un ignavo?- disse ridendo.
-Giá- dissi sorridendo.
-Arrivati- disse entrando in un vicoletto.
Osservai fuori dal finestrino e vidi solo buio, Hunter posteggiò davanti a un cancello oltre il quale, a causa del buio, non si vedeva molto. Scesimo dalla macchina.
-Dobbiamo scavalcare- disse.
-Ma è altissimo - dissi io osservando l'unica parte in cui non c'era il bordo spinato.
Salì sul cancello.
-Ti aiuto io, ti fidi di me?- mi disse porgendomi la mano.
-No- gli risposi afferrandola.
Un sorriso complice gli comparse sul volto e io ricambiai.

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